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Una sorella è sia il tuo specchio - che l'opposto. -Elizabeth Fishel

I giorni passarono abbastanza velocemente, nonostante non riuscissi a dormire per il rimorso. Continuavo a pensare ad Alex, a cosa stesse facendo, a dove fosse. Le immagini dei bei momenti trascorsi insieme mi scorrevano perennemente davanti agli occhi. Avevamo avuto un'infanzia più che felice, priva di noia o solitudine.
Ero solita ripetermi che Alex fosse il più grande regalo che la vita mi avesse fatto. Quel messaggio aveva cambiato tutto, lei mi odiava.

Non ero mai stata una persona vendicativa, la parte della rancorosa poco mi si addiceva, soprattutto quando si trattava di mia sorella. Avevo sempre avuto il ruolo di suo angelo custode, sentivo il dovere di proteggerla, come se fossi nata con quella missione. Lei, però, non aveva mai contraccambiato il favore. Quello che aveva scritto ad Amelia mi aveva ferita nel profondo. Non avevo mai dubitato del bene che ci legava, nemmeno quando lei si era dimostrata scontrosa e cattiva nei miei confronti. Quelle parole, però, avevano fatto vacillare anche le mie certezze più profonde.

Esattamente dopo una settimana di lacrime e pensieri presi una decisione. Non potevo continuare a vivere in quelle condizioni. Misi l'orgoglio da parte e andai a cercare Amelia, solo lei poteva aiutarmi a ritrovare Alex. Non mi importava più niente di quel messaggio. Non ero certa che Alex mi volesse ancora bene, ma ero più che sicura dei miei sentimenti nei suoi confronti.

Come mi aspettavo, la trovai a starnazzare insieme a Jordan Black e la loro comitiva. Tutti rimasero spiazzati dalla mia presenza, ma Amelia mi seguì, inventando una scusa.
Le dissi di aver riflettuto e di aver preso la decisione di cercare Alex.
Lessi nei suoi occhi una profonda riconoscenza, tutto sommato, doveva volere veramente bene a mia sorella.
Decidemmo di incontrarci, quello stesso pomeriggio, a casa sua, per evitare di far insospettire i miei genitori. Prima di rivelare loro una tale notizia, dovevo essere certa che fosse stata Alex a inviare quel messaggio.

Poco prima dell'appuntamento, cominciai a provare una strana sensazione alla bocca dello stomaco, come se, dentro di me, sapessi che quell'incontro avrebbe dato inizio all'avventura più terrificante della mia vita. Forse avrei riavuto mia sorella, oppure avrei scoperto qualcosa di molto più grande di me. Non sapevo cosa mi spingesse a cercare mia sorella, nonostante le sue parole. Ma era una forza così potente da contrastare l'orgoglio e la delusione. Anzi, lo sapevo. Era amore.

Casa di Amelia si trovava sorprendentemente in una delle zone più umili della città e non assomigliava assolutamente a come l'avevo immaginata nel corso degli anni. Niente villa, niente giardino, niente lusso, niente fronzoli. Si trattava di una casa normalissima, persino più della mia. In quel momento cominciai a rendermi conto di quanto fossi stata prevenuta nei suoi confronti. Avevo dato inizio da sola ad una faida che riguardava solo me. Amelia non mi aveva mai offesa apertamente, anzi, aveva, spesso, cercato di includermi nel suo rapporto con Alex. Io, invece, la avevo trattata malissimo, accecata dalla gelosia.

Prima di suonare il campanello, presi un respiro profondo, ero davvero agitata. Lei mi aprì e mi invitò a seguirla in salotto.
L'imbarazzo era tangibile, ma andava messo da parte. Per scioglierci, cominciammo a parlare del più e del meno. Scoprii che suo padre era un meccanico e sua madre una casalinga, cosa che di certo non mi aspettavo. I secondi scorrevano e, davanti a me, vedevo crollare l'immagine che avevo sempre avuto di lei. Tutto sommato, non era poi così male. Era, persino, riuscita a strapparmi un sorriso. Decidemmo, dunque, di metterci al lavoro. L'unico indizio che possedevamo era quel messaggio. Purtroppo, il numero dovevo essere stato disattivato, poiché veniva indicato come inesistente. Provammo a capire se fosse stato possibile scoprire la località da dove era stato inviato, ma nessuna delle due era particolarmente ferrata in campo informatico.
Bisognava trovare qualcuno che se ne intendesse.

Il giorno seguente, Amelia passò al setaccio tutte le sue conoscenze, aveva una schiera di caproni che le facevano il filo, doveva pur esserci qualcuno in grado di aiutarci.
Io cercai di far lo stesso, nonostante il mio campo di ricerca fosse nettamente più stretto.
La prima e, probabilmente, l'unica alla quale avrei potuto chiedere era Rachel.
Fui molto vaga con lei, nessuno doveva venire a conoscenza di ciò che avevo scoperto. All'inizio mi disse di non conoscere nessuno del genere, ma poi ebbe un'illuminazione. Suo fratello, John, aveva un compagno di università che era una specie di genio dell'informatica.
Bingo.
Iniziò a smanettare con il cellulare, per poi dettarmi il numero del ragazzo.
Oliver Wilson. Non avevo mai sentito quel nome. Sarebbe stato lui il nostro asso nella manica? Non potevo saperlo, ma lo sperai con tutto il cuore.
Lei sembrava davvero stupita dalla mia richiesta, tanto che cercò di corrompermi con uno dei libri che bramavo da tempo, ma resistetti, dovevo tenere quel segreto per me.

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