Racconto di una guerra passata

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I due giorni che seguirono furono i più angoscianti e lunghi per i tre fratelli Pevensie. Peter partì alle prime luci dell'alba il giorno dopo i festeggiamenti accompagnato da Legolas e da alcuni elfi e narniani. Edmund, dopo aver appreso la notizia della partenza del fratello, si arrabbiò al tal punto da rinchiudersi dentro camera sua senza proferire più parola. Non amava essere messo in disparte, era abbastanza grande per sapere cosa accadeva al suo regno e perlustrare da solo il perimetro senza avere qualcuno alle calcagna. Non era più un bambino infondo. Susan e Lucy, d'altro canto, avevano intuito che qualcosa non andava ma avevano accettato la partenza del fratello senza dire una parola. Non avevano di che preoccuparsi se assieme a lui c'era Legolas.

«Secondo te cosa è successo?» chiese Lucy dopo aver finito di consumare il pranzo.
Susan alzò gli occhi al cielo spazientita, erano due giorni che le faceva la stessa domanda.

«Non lo so, Lucy. Te l'ho già detto!» rispose alla svelta dopo un lungo sospiro «Se fosse successo qualcosa di grave ci avrebbe informato. Sai com'è fatto Peter».

«Hai ragione. Peter ci avrebbe informato» disse Lucy guardando la sorella. «Ma poteva almeno dirci dove stava andando» obiettò subito dopo.

«L'ha fatto per Edmund, non vuole che lui lo segua» disse Susan, alzandosi dal suo posto e dirigendosi verso la credenza di mogano più vicina.

«Ma Edmund è comunque un Re! È un suo diritto seguirlo».

«E lasciare Cair Paravel senza un Re?» chiese Susan, dopo aver preso un libro dalla copertina azzurra.

«Ci siamo noi» le ricordò la più piccola.

«Certo, ma è stato un ordine di Peter, ricordi? A Cair Paravel deve esserci sempre un Re a proteggerla» disse imitando il tono di voce del Supremo.
Lucy cominciò a ridere, amava quando la maggiore imitava uno dei fratelli.

«Mi stai dicendo che Edmund ha più potere di quanto immagina?» chiese all'improvviso la più piccola.
Susan annuì soddisfatta. Si andò a sedere al suo posto davanti al fuoco e aprì il libro cominciando a leggere con aria sognante.
«Non hai paura per Legolas?» chiese avvicinandosi a lei.
Susan alzò gli occhi al cielo, odiava essere disturbata mentre leggeva.

«Ovviamente si».
Dopo quella sera non aveva più avuto modo di incontrarlo, ne di salutarlo. Nonostante non sapesse cosa fosse accaduto, voleva dargli un braccialetto porta fortuna. Forse per lui sarebbe stato un regalo stupido ma per lei contava molto, quel braccialetto significava che lei si preoccupava per lui e che sperava nel suo ritorno. Aveva più volte pensato a quello che era successo quella sera, alla sua confessione e al quasi bacio che c'era stato.
"Perché non ho permesso a Legolas di baciarmi?" si chiese. "Forse l'ho offeso? No, è impossibile. Lui ha detto che avrebbe aspettato"

«A cosa stai pensando?» chiese Lucy, guardandola meglio.

«Nulla di importante» rispose alzandosi dalla poltrona «Penso che andrò ad allenarmi con l'arco». Lucy annuì guardando la sorella mentre usciva dalla sala da pranzo. Susan recuperò il suo arco, che teneva custodito gelosamente in camera sua, e andò in giardino dove fece sistemare dei bersagli di legno. Alcuni elfi si fermarono a guardarla, avevano udito la sua bravura con l'arco e volevano vedere se le voci erano vere. Susan si guardò attorno e si sentì a disagio. Un conto era essere osservata dai narniani e un conto era essere osservata dagli elfi e la loro vista così perfetta. Sospirò e indossò la protezione per il braccio, nonostante fosse un eccellente arciere a volte capitava di sbagliare e sperò con tutto il suo cuore che non fosse uno di quei giorni. Puntò l'arco verso il terreno e mise il fusto della freccia nell'apposito spazio sull'arco, posizionò l'indice sopra la cocca della freccia, il medio e l'anulare sotto di essa e tirò la corda fino a quando il gomito non si trovò dietro alle sue spalle. Con il busto eretto prese la mira e si concentrò attentamente sul bersaglio, prendendosi tutto il tempo che voleva, fare una bella figura era d'obbligo in questo caso. Scoccò e il braccio proseguì la sua strada in opposizione alla freccia, facendo scivolare la mano sulla guancia tra la bocca e lo zigomo. Il colpo andò a segno e Susan sorrise soddisfatta1.

The Prince and the QueenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora