Prologo.

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Sono convinto che anche nell'ultimo istante della nostra vita abbiamo la possibilità di cambiare il nostro destino.
(Giacomo Leopardi)

Raccolgo le mie ultime cose e corro verso la porta, esco di casa più velocemente che posso e mi butto tra le strade della mia città. Himeji è un luogo così calmo al mattino, sembra di vivere in una città di fantasmi.
Tra poche ore tutto diventerà caos, come dentro di me, e mi sembra quasi impossibile pensare che sono scappata.
Tutto dentro di me sta implodendo.
Solo lei sa come calmarmi, ma io non merito il suo affetto.
Mi ha preso con se quando io non avrei mai pensato di trovare qualcuno che mi amasse davvero, ma non è giusto che lei mi ami. Per questo sono scappata, per questo ho preso tutte le mie cose e, nel cuore delle prima luci dell'alba, sono uscita da casa sua in silenzio.
L'ho guardata dormire per un attimo, appoggiata sul tavolo della sala da pranzo, con quella penna accanto... l'ho guardata e ho visto esattamente tutto quello che avrei voluto diventare io da adulta.
Ma a diciotto anni come si fa a scegliere chi essere?
Io sono nata all'inferno, forse sono destinata a viverci per sempre.
E' per questo che devo andare via: non posso trascinare anche lei nel baratro, le voglio troppo bene per farle del male.
Abbasso lo sguardo sulle mie scarpe nuove, non avevo mai avuto scarpe così belle... non avevo mai avuto una vita così tranquilla.
Eppure non riesco a viverla serenamente, ho bisogno di ricominciare dove nessuno mi guarda e vede Sana, la bambina orfana che non vuole essere toccata.
Tutti i miei compagni di scuola non hanno fatto altro per anni e io non sono mai riuscita a reagire.
Sono sempre stata quella strana, strana e complicata, e avrei voluto con tutta me stessa trovare il modo di diventare invisibile.
Arrivo alla stazione in poco tempo, cammino veloce, come se qualcuno potesse prendermi da un momento all'altro.
Non sopporto l'idea di vivere nella sua stessa città. Non sopporto l'idea di potermi voltare per strada e trovarlo lì, con quel suo ghigno disgustoso e quelle mani callose che mi facevano venire i brividi.
Non sopporto l'idea che lui abbia così tanto potere su di me, eppure ce l'ha.
Ne ha così tanto che mi sta costringendo a lasciare l'unica persona al mondo che mi abbia mai amato, a comprare un biglietto per Tokyo in cerca di una nuova vita, una vita di cui non so nulla, che non ho preparato, che mi è piombata addosso come una pioggia improvvisa.
Ha così tanto potere... e lo odio per questo.
Ma prima o poi – prima o poi – riuscirò a prenderlo in mano questo potere e, quando arriverà quel giorno, riuscirò ad andare avanti.
La signora davanti a me mi passa il biglietto che ho appena acquistato.
Solo andata, per Tokyo.
Sono solo quarantacinque minuti.
Nemmeno il tempo di leggere un libro, avrei voluto che il viaggio durasse di più.
Avrei voluto avere il tempo di abituarmi, di capire cosa realmente stavo facendo.
Prendo il mio cellulare, scrivo un messaggio.

Sono andata via, non cercarmi più. Non è colpa tua, ma non posso più restare.
Spero che mi dimenticherai, io non potrò mai dimenticare te.

Poi rompo la mia scheda sim, vorrei gettare anche il telefono ma so benissimo di non potermene permettere uno nuovo.
Mi dirigo al mio treno.
Il treno dei desideri lo chiamavano?
Il mio è solo un treno di addio.
Addio per sempre.






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