Occhiali

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Gli amici sono come gli occhiali, danno un'aria intelligente, ma si rigano con facilità e poi sono faticosi. Per fortuna a volte si trovano degli occhiali veramente forti.

Dal film "Amami se hai il coraggio."

Tsuyoshi.

L'aria fredda di quella sera mi tagliò il viso, costringendomi a stringermi ancora di più nel cappotto che, fortunatamente, avevo avuto la prontezza di afferrare prima di rincorrere la mia fidanzata fuori dal ristorante.
Era schizzata via come una furia, non dandomi nemmeno il tempo di rendermi conto di che diavolo stava succedendo.

«Aya!» urlai, cercando di farla fermare, ma lei non mi diede ascolto e proseguì la sua corsa. Feci una corsa per raggiungerla e, quando riuscii ad essere abbastanza vicino, allungai il braccio per afferrarla.
«Vuoi fermarti?»
Mi strattonò come se il mio tocco le fosse insopportabile. «Io te l'avevo detto! Te l'avevo detto! E tu cosa fai? Vai a cena con lei?»
L'affanno nella sua voce mi indusse a pensare che probabilmente nemmeno lei era riuscita a contare i bicchieri di vino bevuti perciò la bloccai un'altra volta e, con tutta la frustrazione che avevo in corpo, la costrinsi ad appoggiarsi alla vetrina di un negozio.
«Basta, Aya!» gridai «Non puoi fare la pazza in questo modo perchè sono andato a cena! Non posso stare dietro alle tue follie!»

Mi sembrò di aver distrutto un argine, come se improvvisamente non riuscissi a tenere più nulla, come se i pensieri passassero direttamente alla bocca senza incontrare il filtro del buonsenso.
«Le mie follie? Sei tu che sei cieco! Non ti accorgi nemmeno che quella ti viene dietro, pensi di vivere in un mondo fatato dove le altre persone hanno pensieri puri e rispettosi!»
«Mondo fatato? Ho appena scoperto che il mio migliore amico è tornato a bere dopo quasi dieci anni per colpa della tua amica che gli ha fottuto il cervello! Potrei perdere il mio lavoro, la mia casa, la mia famiglia potrebbe perdere i soldi che io e Akito gli passiamo ogni mese e tu vieni a parlare a me di mondo fatato? Ma dove vivi? Pensi che la mia priorità in questo momento sia Fuka? Le sue moine? Io me ne fotto! E se pensi il contrario non so con chi cazzo sono stato fidanzato fino ad ora!»
«E per salvare il tuo giornale avevi proprio bisogno di portarti a cena... quella?»
«Stavo cercando di aiutare Akito. Lei mi serviva per...»
«Ti serviva? Sei fuori di testa, Tsu?»
«Sì! Sì, mi serviva! L'ex di Akito aveva qualcosa contro di lui che sarebbe potuto essere usato in tribunale e non mi fidavo a farlo venire qui da solo, con lei. Quindi ho fatto la prima cosa che mi è venuta in mente!»
Rimase improvvisamente in silenzio, portandosi poi una mano sulla bocca per trattenere una risatina che mi fece rimanere interdetto.
«Stiamo parlando di questo?»
Non risposi, rimasi solo a fissare la sua espresione ambigua.
«Ma ti ascolti quando parli? Hai idea di quanto suoni ridicolo ciò che hai appena detto?»
Incrociò le braccia sul petto, appoggiandosi alla vetrina di un negozio.
«Ridicolo? Stavo solo cercando di...»
«Cosa? Cosa stavi cercando di fare?»
«Aiutare il mio amico, avrebbe potuto fare qualsiasi cosa!»
«Cosa avrebbe potuto fare?»
«Non lo so, qualsiasi cosa! Akito è una persona che non si controlla, che può scattare da un momento all'altro e Hanae... è una stronza!»
«Davvero? Una stronza. E perchè?»
«Ha delle informazioni che potrebbero compromettere tutto, non sappiamo se le userà contro di noi o meno.»
«E tu, da buon amico, dovevi salvare la situazione.»
«Esatto.»
La fissai incredulo mentre si sistemava i polsini della sua camicetta di seta, lo sguardo verso il basso, forse per la prima volta comprensiva da quando avevamo cominciato a discutere.
«Mi sembra giusto. Direi che non potevi fare altrimenti.»
Inspirai a pieni polmoni, sollevato dalle sue parole. Mi avvicinai per accarezzarla e lei non mi scansò.

«Sono felice che tu abbia capito.»
Aya annuì, sorridendomi.
«No ma io ho capito perfettamente.»
La sua espressione subì un brusco cambiamento. «Ho capito che Akito a trent'anni non era in grado di andare ad una cena con la sua ex. Ho capito che, qualsiasi cosa succeda, il noi a cui ti riferivi prima comprenderà sempre e solo Akito.»
«Aya non...»
«No!» sbottò, dandomi un colpo con il palmo e costringendomi ad indietreggiare. «Adesso parlo io! Io sono la tua ragazza, non la ragazza tua e di Akito, perciò se hai intenzione di vivere la tua vita in funzione sua considerami fuori dall'equazione.»
«In funzione sua? Ma che cazzo stai dicendo?»
«Sei così accecato da questa volontà incessante di salvare Akito che non vedi niente di ciò che hai intorno!»
Mi superò in una falcata, cominciò a frugare nella borsa probabilmente alla ricerca del cellulare. Sbuffai, esasperato da quella donna. Raccolsi tutto il buon senso che conservavo per quelle occasioni in particolare.

Come si amano certe cose oscure.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora