Chapter 7

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Raccontai tutto a Marco e la sua risposta non si fece attendere a lungo.
"Ah, quindi le cose tra te e Genevieve non andavano molto bene..." disse lui sedendosi accanto a me.
"Avevamo litigato per una cosa così grave, non dovevo tenerla all'oscuro di tutto." dissi mettendomi le mani tra i capelli.
"Non vederla così, infondo non lo hai fatto con cattive intenzioni, semplicemente eri così preso dal lavoro che te ne sei scordato" mi disse mettendomi una mano sulla spalla.
"Ma come ho fatto a.." Marco mi interruppe.
"Ryan, non puoi cambiare il passato, quindi non tormentarti inutilmente!"
"Si... Forse hai ragione, ma cosa facciamo adesso?" dissi disperato.
"Ricordi quando mi avevi detto in ospedale che volevi parlare con i ragazzi?" disse alzandosi in piedi.
"Si, è stata la prima cosa che mi è venuta in mente, ma forse è un'altra decisione errata" dissi
"No, non credo. Se noi entrassimo nel hotel, senza farci vedere, e parlassimo con loro, cercando di convincerli della situazione surreale che stai vivendo?" mi domandò gesticolando un po' troppo.
"E se non ci credessero!?" risposi con un altra domanda.
"Se hai convinto me puoi convincere anche loro, e poi ci sono io a confermare l'accaduto!!" disse lui risoluto.
"Si certo, ho convinto te, ma questa situazione non è facile da credere, penserebbero che sono fuori di testa!"
"Ok ma se invece ci credessero? Cosa abbiamo da perdere?" disse.
"Bhe niente..."
"Sicuramente loro vedranno la differenza, capiranno che diciamo la verità e che quel tizio non è che un impostore!!"disse convincendomi.
"Okay hai ragione! Perché non provare."dissi alzandomi anch'io e stringendogli la mano.
"Bene mi piace vederti così!! Ora riposa un po' e non perdere questo spirito, va bene?" disse uscendo dalla porta.

Sembra assurdo ma è riuscito a darmi un po' di speranza, anche se ho ancora molti dubbi sulla realizzazione del nostro piano, e che Dio ci aiuti.

Mentre pensavo alla soddisfazione che avrei provato quando sarei tornato alla mia vita normale, pensai che mi avrebbe fatto bene un po' di riposo, quindi mi stesi sul grande letto matrimoniale che era in quella stanza.
Dopo pochi minuti sentii il mio telefono vibrare, lo presi dalla mia tasca e vidi uno strano messaggio, con allegato un indirizzo:

"Incontriamoci alle 22:05 al bar.
Niente domande, avrai le risposte che cerchi!"

Sicuramente è la donna di questa mattina, forse faccio male a fidarmi,
Forse non dovrei fidarmi, ma sono troppo curioso per non incontrarla.
E se invece volesse solo ingannarmi?

Ricevuto il messaggio rimasi molto inquieto per il resto della serata, domandandomi se avessi fatto bene ad andare o dovevo dubitare dell'affidabilità di questa persona misteriosa, ma infondo ero stanco di tutti questi giochetti e misteri, non ce la facevo più, volevo scoprire chi era e il perché stava giocando con me, quindi presi la decisione di incontrarla.
Nel frattempo provai a stendermi sul letto, che mi sembrò così soffice che forse mi fece rilassare un po' troppo, e dopo poco mi addormentai.

Mi svegliai in seguito ad un rumore proveniente dalla stanza affianco, sentii due voci sconosciute una femminile e una maschile, pensai probabilmente che fossero tornati i figli di Marco, dopo poco scoprì che la mia deduzione era esatta.
Uscii per salutarli e Marco mi venne incontro:"Dormito bene?" mi chiese.
"Si grazie! Era da tanto che non dormivo così" dissi sorridendo appena.
Lui mi fece cenno di seguirlo in soggiorno e così feci.
"Ryan, ti presento Carl e Laura, i miei ragazzi!!" disse lui con un espressione fiera in volto, mentre stringevo la mano del figlio.
Lui era alto, poco più di Marco, aveva capelli corti, marroni e occhi scuri, tendenti al nero, ed era quasi la fotocopia del padre. Mentre lei aveva i capelli lunghi fino alle spalle, del medesimo colore del fratello, ma aveva gli occhi di un verde così luminoso, identici a quelli di Vanessa.
"È un vero piacere conoscerti, ho sentito parlare di te...un po' ovunque. Come mai da queste parti?" mi chiese lui con curiosità.
"Avevo bisogno di una pausa lontano da tutto e l'Italia è il posto migliore per farlo, non è così?" dissi io cercando di essere convincente.
"Il nostro paese è davvero un posto perfetto per rilassarsi!" disse lei con un grande sorriso in volto.
"Si , hai ragione Laura, ma non credo che la frenesia della città possa offrire calma e tranquillità e poi immagino il lungo viaggio che tu abbia dovuto compiere e..." disse lui guardandomi negli occhi, ma Marco lo interruppe.
"Che ne dici di una birra con il tuo vecchio?" lui accettò con un cenno del capo, un po' infastidito per l'interruzione, poi li vidi dirigersi verso la cucina.
"E anche questa volta l'ho scampata grazie a Marco" pensai.
"Non ascoltare mio fratello, è diffidente di tutti, sempre con quella diffidenza a volte un po' cinica. Comunque ho sentito parlare molto bene di te ed è un onore poterti incontrare ed ospitare in casa nostra!" disse la ragazza.
Io la ringraziai timidamente pensando alle similitudini di carattere tra la figlia e la madre.
Dopo poco mi ricordai dell'appuntamento con "la donna", e cercai il mio telefono per guardare l'ora, ma notai di non averlo in tasca e per ciò congedai la ragazza e tornai nella camera in cui mi ero addormentato per riprenderlo.
Una volta entrato nella camera trovai Vanessa che stava facendo il letto e decisi di aiutarla.
"Quindi, hai conosciuto i nostri ragazzi?" dopo un po' lei incominciò il discorso.
"Si, più o meno" dissi io con imbarazzo.
"Bhe i ragazzi sono fatti così..." disse lei sorridendo.
"Si sono davvero simpatici" dissi ricambiando il sorriso.
"Ah, Ryan ho trovato questo fra le lenzuola.." disse porgendomi il telefono.
Dopo averla ringraziata, sbloccai il mio telefono e rimasi scioccato nel notare che erano già le nove e quaranta, probabilmente avrò avuto un espressione corrucciata perché attirai l'attenzione di Vanessa che mi chiese:"Tutto bene?"
"Si si, non ti preoccupare" risposi "devo assolutamente uscire.." dissi a bassa voce.
Dirigendomi nella stanza a fianco, feci cenno a Marco di seguirmi nel corridoio d'entrata, lui finì di mettere a posto due scatoloni e si presentò davanti alla porta:"Qualcosa non va?"
disse con espressione seria.
"Tutto bene grazie, vado a prendere un po' d'aria fresca, ho bisogno un attimo di tranquillità" dissi cercando di non insospettirlo.
"È successo qualcosa? Sai che poi raccontami tutto"
"No sto bene, devo solo uscire per un paio di minuti" cercando di essere convincente.
"Va bene, non devi chiedermi il permesso per queste cose, se ne hai bisogno, non preoccuparti!"
"Grazie di cuore!" dissi uscendo.

Una volta arrivato davanti al portone del palazzo mi resi conto che pioveva ancora molto, fortunatamente trovai un ombrello nel portaombrelli, che era vicino alla rastrelliera delle bici, quindi decisi di prenderlo in prestito per un po'. Subito dopo aver chiuso il portone dietro di me, sbloccai il telefono e cliccai le coordinate allegate nel messaggio.
"Dovresti raggiungere la tua destinazione alle 10.00pm"
"Bene, almeno non farò tardi" pensai.

Percorrendo quelle strade mi vennero in mente alcuni versi, a volte mi capita che dei versi si compongano da soli nella mia testa, e se non li scrivo mi echeggiano per tanto tempo, quindi decisi di scriverli anche se stavo camminando:
"Would you rescue me?
...
Would you take my call when I start to crack?
Would you rescue me when I'm by myself, if i need your love, if I need your help?"

Non hanno tanto senso...
Subito dopo tornai a guardare il navigatore per vedere quanta strada mi mancasse, ma notai di essere a pochi metri dalla mia destinazione, che intravedevo oltre un palazzo.
Il bar era in questa strada un po' desolata e buia, illuminata solo dalle luci rosa dell'insegna, il quale non aveva tavolini all'esterno ma si sviluppava tutto all'interno.
Una volta entrato notai lo stile dell'arredamento un po' retrò, il materiale usato principalmente era il legno, notai subito il bancone con intorno una serie di sgabelli e una vasta credenza piena di alcolici, poi proseguendo notai dei divanetti agli angoli del locale, delle luci gialle soffuse, che illuminavano ogni singolo tavolo, in fine posai l'ombrello e notai la presenza di un uomo anziano seduto al banco.
L'accoglienza non era una delle migliori, appena entrai il barista alzò lo sguardo e mi guardò con un aria non troppo socievole.
Mi sedetti su uno dei divanetti, quasi come se volessi accertarmi della comodità di questi ed anche perchè erano uno dei punti più lontani dal banco, aspettai alcuni minuti, poi il barista venne da me e mi disse:
"Americano, si?"

non so come abbia fatto a capirlo -.-

"Da cosa lo ha capito?" dissi con un tono un po' spento.
"Si l'ho notato subito, diciamo che so osservare. Comunque cosa le porto?" disse con un tono gentile.
In quel preciso istante ricordai di non aver un soldo con me e che non avevo idea di cosa avrei potuto fare o dire.
Sicuramente avrò avuto una faccia da idiota perché l'uomo ripetè la domanda con un tono spazientito.

"Mi porti un Negroni, grazie!"
L'uomo mi guardò un secondo e poi andò a preparare la mia ordinazione, senza avere curanza del suo portamento o comportamento, un po' mi inquietava quell'uomo.

"Ciao Miki, portami il solito!"
Mi girai di scatto e vidi "la donna" che salutava affettuosamente il barista, posò l'ombrello, poi si girò e venne verso di me e disse: "Ciao forestiero!"

Note autrice:
Era da tanto tempo che non pubblicavo un capitolo, scusate per la lunga attesa, spero mi possiate perdonare😅❤️
Fatemi sapere se la storia vi sta piacendo, ogni commento o osservazione sul testo è importante.
A presto🌈

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