Capito secondo

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Camera numero 731.
Posizionata un po' sopra ai miei occhi, si trovava la targhetta con il nome del paziente.
Io ero l"attuale spicologo di William Solace.
Posai la mano sulla maniglia e, facendo un respiro profondo, entrai.
La stanza mi parve vuota, c'erano i soliti mobili ma non sembrava ci fosse qualcuno: un letto sulla sinistra, un tavolo con due sedie girevoli e abbastanza comode sul fondo, e un piccolo frigorifero con dentro dell'acqua o altre bibite analcoliche.
Stavo già per andarmene, convinto che la cabina fosse sbagliata, quando lo vidi comparire da dietro la sedia, facendola roteare di 180°.
Il suo sguardo era provocante ed eccitante. Le mie guance si arrossarano. Mi guardava con uno sguardo tale che sembrava mi stesse scopando con gli occhi.
NICO CALMATI LO CONOSCI SOLO DA UN MINUTO!
Indossava una maglia arancione, dei jeans azzurri e delle scarpe bianche. Sembrava un ragazzo come tutti, ancora non mi pare tanto il tipo da manicomio. Aveva due occhi azzurri cielo che non potevi non smettere di guardare e dei capelli dorati che cadevano in boccoli sulla sua testa.
"Ciao Nico, è davvero bello rivederti."
"C-come sai il mio nome?" Dissi io, rosso fino alle punte delle orecchie.
"Allora anche tu hai dimenticato, eh?"
"Dimenticato cosa?"
"Perché Zeus, perché?" Disse Will rivolgendosi verso il cielo.
Okay, ora inizio a capire coloro che lo hanno messo qui.

"Va bene signorino William, mi parli del suo problema." Dissi io cercando di mantenere un tono freddo e prifessionale.
"Il mio problema è che tu mi chiami  William e non Will e che mi dai del lei al posto di... beh, del tu." Mi disse con un sorrisino malizioso.
"E va bene Will, dimmi perché sei qui dentro."
"Se io sono qui è soltanto colpa di quella stronza di Era."
"Chi sarebbe Era?"
"Ma come Nico, ti sei dimenticato pure questo? Sto parlando della moglie di Zeus."
Ogni volta che diceva il mio nome, il mio cuore perdeva un battito, anche se lo diceva in mezzo a sto racconto assurdo.
"E cosa avrebbe fatto?"
"Beh, basta guardarti. Basta guardare tutti voi. Andiamo! Percy, Annabeth, Piper, Grover, Jason, tutti gli altri... e te."
"Spiegati meglio"
Will mi raccontò che saremmo tutti figli di Dei dell'olimpo e che ci addestriamo in una specie di campeggio estivo per combattere minotauri e Titani. Che storia piena di fantasia.
Però ancora mi chiedo come ha fatto a sapere il nome senza averlo mai sentito né letto.

"E come mai ora non ci ricordiamo di questo campeggio... come si chiamava?"
"Campo Mezzosangue. Era è davvero malvagia e per qualche a me ingoto motivo aveva rapito I Sette della profezia di cui ti parlavo, con anche te. Neanche Zeus, suo marito, riuscì a farla ragionare, ma riuscì ad arrivare ad un accordo. Per salvarti, ho dovuto acconsentire a farvi perdere la memoria a tutti. Tutti i bei momenti passati insieme... per te era come non fossero mai accaduti. Ho cercato di ritrovarvi ma il fato ha voluto che mi voi mi consideraste pazzo e mi rinchiudeste in questa topaia."
Povero, mi spiace. In fondo non è pazzo, crede solamente ad una cosa irreale.
Mi fa tenerezza NICO SMETTILA PER FAVORE!
"Quindi io e te da quanto ci conosciamo? Sentiamo."
"Da quando avevi 10 anni."
"Un realtà solo da un paio di ore."
"TI GIURO CHE È VERO!" Disse alzandosi di colpo dalla sedia sbattendo le mani contro il tavolo e sporgendosi verso di me.
"NICO ASCOLTAMI!" mi prende le mani e le avvolge nelle sue delicatamente "IO E TE ERAVAMO UNA COPPIA!" Lacrime amare iniziano a scendergli sulle guancie "Ma poi... tu... ora..." scoppia in un pianto.
"Hey, hey Will calmati! Noi ci conosciamo da poco, ma non ti preoccupare, ti voglio bene, devo badare a te."
Ma che cacchio mi passa in testa per dire ste cose? Eppure io sento che gli voglio bene.
"Per te sono solo il tuo paziente..."
Smette di piangere e alza la testa verso di me. Rifà quello sguardo pervertito che mi fa diventare subito rosso per l'imbarazzo. "Eppure prima ero io il dottore sexy."
Okay, la mia faccia si può confondere con il colore dell' etichetta della coca cola da quanto sono arrossito.
Lui sale sul tavolo e arriva a carponi davanti al mio viso.
"Mi sei mancato cucciolo" sussurra. Le nostre facce sono a pochissimi centimetri l'una dall'altra.
Oddei mi sta per baciare.
Oddei? Da dove mi è uscita sta cosa?
Devo togliermi da quella situazione...
"P-potresti no-non chiam-marmi co-così??"
"E come vuoi che ti chiami? La mia... persona significativa?"
"Rompiscatole significativo, nel tuo caso".
CHE COSA CAZZO HO APPENA DETTO?!? DA DOVE MI È USCITA STA FRASE? Non so perché, ma l'ho detta quasi in automatico. Quasi avessi già sentito quella domanda e avessi già risposto la stessa cosa.
Lui mi guarda... soddisfatto? Perché?? E pure gli avrei appena dato del rompiscatole. Non capisco...

Dopo un minuto di silenzio, noto che il mio tempo è scaduto, perciò prendo le mie cose e me ne vado a passo veloce.
Non riuscivo più a stare un quella stanza con lui.

Stanza Numero 731-SOLANGELODove le storie prendono vita. Scoprilo ora