Cause we both know

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La campana suona: inizia un'altra giornata di addestramento.

Stranamente sento di aver dormito bene, molto bene. Probabilmente ho fatto anche un bel sogno, ma non ricordo di cosa trattasse.

Come ogni mattina lancio un braccio verso il materasso a fianco al mio, così da arrivare una manata addosso a Marco e svegliarlo: lui dorme così profondamente che nemmeno sente la sveglia.

La mia mano picchia sul materasso vuoto; cosa? Marco? Subito una valanga di ricordi mi investe. Marco. Io. Noi. Ommerda!

Mi alzo a sedere di scatto; è successo davvero o ho sognato?

Una parte di me vorrebbe che sia stato tutto un sogno, frutto della mia immaginazione, ma un'altra parte, forse più nascosta e complice, spera che sia stato tutto vero. Mi sento arrossire. Ieri dopo che è scappato io sono tornato al dormitorio e mi son messo a letto, non poco confuso, e per un po' non son riuscito ad addormentarmi visto che Marco non si faceva ancora vivo. Non l'ho visto arrivare ma deve essere tornato visto che le lenzuola sono sfatte.

Deve essersi svegliato prima di me e deve essere scappato, proprio come ieri. Ripensando all'accaduto mi sento ancora confuso: non so che mi è successo. Insomma io credevo di essere innamorato di Mikasa, lei è così brava, coi capelli così scuri e soprattutto è una ragazza. Marco è così diverso da lei, intutto e per tutto, però ieri ho sentito come una forza dentro di me che mi spingeva verso di lui, come una calamita che mi attirava e mi diceva " Hei fidati! È questo quello che vuoi veramente!". Devo ammettere che non mi ero mai sentito come ieri, è stata una bella sensazione. Sorrido involontariamente compiaciuto da quel ricordo. Però subito mi assalgono delle domande: come devo comportarmi con Marco? Faccio finta di nulla o gli chiedo scusa per quello che ho fatto? Magari lui non vuole nemmeno parlarmi... No, se non ci parlassimo attireremmo l'attenzione di tutti gli altri cadetti che ormai sono abituati a vederci sempre insieme. Forse è meglio se per ora faccio finta di nulla, poi troveremo un'occasione per parlarne.Mi passo una mano sul viso mentre sbadiglio; mi sdraio e comincio a stirarmi. Allungo le punte dei piedi e stendo le braccia dietro la testa. Scrocchio le dita delle mani, sbuffo e salto giù dal letto a castello; mi do una sistemata e mi avvio verso la sala da pranzo, dove mi aspetta la colazione. Che situazione impensabile che mi trovo a vivere... credo di essere innamorato del mio migliore amico, anzi ne son quasi certo!

Mentre supero un dormitorio noto la mia immagine riflessa in una delle finestre; mi fermo un secondo a guardarmi. Ho i capelli spettinati perciò provo a sistemarli con le mani, invano. Le ciocche sparano in tutte le direzioni, senza un ordine. Non posso presentarmi così, sono inguardabile! Li disordino ancora di più sfregandomi energeticamente una mano sulla chioma chiara, poi provo a sistemarli. Niente da fare! Vanno ovunque, senza regole, prendendosi gioco di me e dei miei sforzi. Continuo ad osservarmi, il graffio di ieri si nota ancora, sono arrossato sullo zigomo sinistro; per pareggiare mi pizzico la guancia destra così lo nasconderò un po'. Guardo come mi sta la camicia, accettabile, anchese... si dai! Sbottono un paio di bottoni partendo dal colletto e lasciando intravedere l'osso delle clavicole, mi rimbocco anche le maniche.

Hei ma che sto facendo? Perchè mi stoguardando e sistemando tutto? Di solito me ne frego di queste cose... Com'è possibile che tutto ad un tratto mi interesso di come appaio esteticamente? Insomma ai miei compagni non importa come mi presento ma bensì cosa faccio in addestramento; ai miei compagni... si proprio loro, i miei compagni, e Marco?

A lui importa come appaio?

Capisco che sto facendo tutto questo, involontariamente, per piacere a lui. Sto impazzendo del tutto, sono fuso totalmente! Cavoli se è strano essere innamorati...

Decido di lasciar perdere e continuo a camminare verso il refettorio.

Appena entro noto che la stanza è mezza vuota, ma al tavolo dove mi siedo di solito ci sono già Marco ed altri due nostri compagni. Mi avvio verso questo e nel frattempo lui alza lo sguardo dalla tazza da cui sta bevendo per vedere chi sta arrivando. Nell'istante in cui incrocia i miei occhi diventa bordeaux e guarda dalla parte opposta alla mia. Pure io mi sento arrossire, mi mordo il labbro e mi avvicino facendo finta di nulla.

Buongiorno – saluto mentre mi siedo di fronte a lui, nell'ultimo posto libero. Tutti rispondono, anche lui, però con un "giorno!" sussurrato veloce e timidamente. È adorabile con le guance così arrossate: mettono in risalto le sue lentiggini.


Parliamo poco la mattina, siamo sempre tutti troppo assonnati, però oggi siamo molto più silenziosi del solito e i nostri compagni lo notano.

- Hei ragazzi che avete? Siete troppo silenziosi oggi! - senza incrociare lo sguardo di Marco rispondo subito.

- Sono più addormentato del solito... tutto qui! - fingo un rumoroso sbadiglio mentre loro si rivolgono a Marco.

- S-Scusate non ho dormito molto bene...hem... Come, come va il tuo graffio?


Non mi guarda mentre mi parla, deve aver troppa vergogna.

- Molto meglio, grazie! Sei un ottimo medico Marco! - non appena sente il suo nome alza gli occhi verso di me, gli sorrido e lui ricambia, senza perdere il colorito del viso.

Sono sollevato: se mi ha sorriso vuol dire che non è arrabbiato.

Questa mattina è dedicata all'allenamento nel corpo a corpo. Non sono molto bravo, mi spiace ammetterlo, me la cavo molto meglio con l'attrezzatura per la manovra 3D.

Dopo che ci hanno detto di cominciare ci siamo divisi in coppie ed io e Marco ci siamo avvicinati in tacito accordo. Ci siamo sempre allenati insieme e così faremo anche oggi.
- Come sempre? - chiedo, Marco annuisce in silenzio e si prepara in posizione di combattimento.

- Via! - mi slancio verso di lui come ogni volta e ripetiamo la successione di tecniche che abbiamo imparato osservando Annie, Reiner e Berthold. Io attacco e lui para; nonostante la sua statura Marco è veloce nel corpo a corpo e non son mai riuscito a farlo cadere. In compenso io son più "cattivo" e ogni tanto gli faccio delle starne leve al gomito che ho copiato da Connie.


Noto che Marco è meno reattivo del solito, mentre io sono troppo entusiasta.

- Hei Marco, scusa per ieri... - gli sussurro questo mentre lo attacco col pugnale dall'alto. Mi sento in dover di scusarmi poiché ho invaso il suo spazio senza il suo permesso. Magari l'ho anche turbato parecchio.
Lui mi blocca il polso e mi guarda spalancando gli occhi.

- Non devi scusarti affatto, anzi dovrei ringraziarti... - molla la presa e fa un passo indietro.

Lo guardo inarcando un sopracciglio, sono perplesso.

Lui mi attacca di sorpresa col pugnale dal basso, arretro un passo, passandomi un braccio davanti al viso scaccio il suo teso, allontanando il pugnale da me; appoggio una mano sulla sua spalla e con una gamba gli spazzo il piede così da toglierli l'appoggio più stabile e fargli perdere l'equilibrio. Finalmente son riuscito a farlo cadere, c'è solo un piccolo particolare: prima di cadere è riuscito ad afferrarmi il braccio tirandomi a terra con lui. Marco è atterrato sulla schiena mentre io sono atterrato di pancia su di lui. Non è stato un atterraggio doloroso, almeno per me. Mi ritrovo col viso a pochi centimetri dal suo, incrocio i suoi occhi e mi sento arrossire.

- Grazie Jean... - mi sussurra, avvampando.

- Per cosa? - non capisco ancora a cosa si riferisca. Poi gli sono appena caduto addosso perchè dovrebbe ringraziarmi?

- Per quel bacio, è...è significato molto per me! - finita la frase distoglie lo sguardo. Io rimango a osservarlo. Non ci credo, gli è piaciuto! Evidentemente anche lui ha provato ciò che ho provato io! Sono felice e mi sento sollevato: so di aver fatto la cosa giusta! Per la prima volta! Mi sento attraversare da un brivido di felicità, sono contentissimo! Insomma ha appena affermato che anche lui non si è pentito di ciò che successo ieri!

- Hei Jean, inizi a pesare! - Marco mi sorride imbarazzato e io subito mi rendo conto di essermi accomodato per bene addosso a lui. Mi punto sulle braccia per poi alzarmi in piedi e offrirgli la mano per aiutarlo. La sua presa è forte e calda. Ci guardiamo per un po' negli occhi poi, senza un motivo apparente, scoppiamo a ridere all'unisono.

Angolo Scrittrice: ecco il secondo capitolo, è proprio corto per i miei standard, ma il prossimo, che sarà anche l'ultimo, sarà il più lunghetto.
Spero vi sia piaciuto e che la scena con la caduta sgraziata di Jean vi abbia almeno fatto sorridere ( se non ridere) :D

Grazie per aver letto!
Un bacio,
                Ombra


Clarity ~ JeanxMarcoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora