Capitolo 3

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Pov Ymir

Freddo.
Freddo e caldo.

Ecco cosa sentii mentre aprivo gli occhi, uno dei due faticava più dell'altro, e da lì intuii di essere stata colpita in quel punto, con fatica mi guardai attorno: lui non c'era.

Feci un breve resoconto del mio corpo: respiravo a fatica, il che mi portava ad intuire di essere stata colpita alle costole, probabilmente più volte; tre dita della mano sinistra, indice, anulare e mignolo, non si piegavano; vicino alla mia bocca, sul pavimento duro, riuscivo a vedere una macchia di sangue, feci il giro della bocca con la lingua constatando che mi mancavano due molari; ma ciò che più mi spaventava erano le gambe, sentivo un freddo innaturale alle gambe ed il dolore allucinante tra di esse, solo la mancanza dei pantaloni e ciò che ne seguiva poteva spiegarlo, riuscii, lentamente, ad alzarmi a sedere, mi scappò un gemito, sia i pantaloni che le mutande... me lo aveva strappati via lo stronzo.

Mi soffermai a guardare le mie gambe, le cosce erano piene di lividi, ed il sangue ne bagnava l'interno, sapevo bene da dove veniva, e sapevo altrettanto bene di non avere il ciclo.

Mi ci vollero due ore buone prima che il dolore generale che sentivo in tutto il corpo si smorzasse permettendomi di alzarmi sulle mie gambe e muovere qualche passo incerto verso il bagno, appoggiandomi alla parete, una volta raggiunto il lavandino mi appoggiai di peso guardandomi allo specchio

:- merda...- il mio occhio destro era completamente nero e tumefatto, adesso capivo bene il motivo per cui riuscivo ad aprirlo solo di poco; dalla mia bocca doveva essere colato davvero molto sangue, perché quello secco che era rimasto attaccato al labbro ed al mento sembrava un prolungamento di essa, l'occhio sano era arrossato, dovevo aver pianto molto.

Mi sciacquai la faccia, l'acqua gelida, che diventava rosacea man mano che mi lavavo, aveva un effetto quasi ristoratore; una volta sveglia, e con la mente perfettamente lucida, tolsi anche la maglia, la felpa ed il reggiseno, restando a petto nudo davanti allo specchio: imprecai quando vidi tutti i lividi ed i segni di sigaretta nuovi.

Mi infilai sotto la doccia, sfregai il sapone sul mio corpo fin quasi a farmi del male, lo sporco andava via dal mio corpo, ma non dalla mia mente, sentii di nuovo gli occhi pizzicare, mi morsi con forza la mano, già segnata in quel modo, per trattenermi, non avevo intenzione di piangere più di quanto già non facessi per quel bastardo.

Una volta uscita pettinai i miei capelli arruffati e li legai in una coda bassa, misi i vestiti del giorno prima ed uscii.

Avevo un fottuto bisogno d'aria.

Pov Historia

Quella mattina fui svegliata da una vocina acuta

:- mamma! Ho fameeeee- Takaya mi stava scuotendo il braccio, dietro di lui Ruby si nascondeva, più timida rispetto al gemello.

Ancora una volta mi stupii della somiglianza tra i due: entrambi biondi, dai lineamenti delicati e gli occhi scurissimi, pallidi di carnagione è di corporatura minuta.

Mi alzai sbadigliando e feci il solletico al bambino, che rise, mentre mi avviavo verso la cucina guardai alla finestra e notai una persona: camminava, o meglio, arrancava zoppicando malamente lungo la strada, quando si accasciò di colpo.

ANGOLO AUTRICE

SONO
VIVA
AAAH

Guarirò le tue cicatriciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora