Sono come bloccata in un fermo-immagine che m'impedisce di voltarmi verso di lui, il cuore mi sbatte nella gola e le gambe sono diventate molli e mi decido solo con la forza della ragione a osservare questa stretta che mi ferma nel mezzo del corridoio. Ma quando lo faccio, quando osservo la sua mano che stringe, altre mani ci arrivano sopra e il suo palmo si stacca da me e va indietro, allora alzo il viso e inquadro la folla che ci è piombata addosso, ci accerchia e lo assale letteralmente, dividendoci come due dispersi in mare con le onde che sovrastano la scena.
Sono ragazze del quinto sperimentale e altre sono del quarto o del secondo, sono troppe per riconoscerle. Urlano. Nemmeno riesco a fare un riassunto di tutte le parole che gli precipitano contro, sei tu, siete voi, sono loro.
Ma voi loro chi?
E mi accorgo che in mezzo a questo girone dantesco e infernale ci sono altri due ragazzi: uno lo conosco di vista, si chiama Fabrizio, è del quarto, le nostre classi hanno fatto insieme un progetto extrascolastico l'anno scorso; l'altro mi provoca un capogiro istantaneo, è una cosa mai vista, uno talmente bello che non si può spiegare, pare disegnato. Ha un trench lungo di color avana e un ciuffo biondo e ribelle che cade sul sorriso più fico che abbia mai visto. Forse è il famoso fratello di Manuel, il cantante dei Pride. Forse questi sono i Pride e io sto in mezzo a loro e alle loro fans impazzite e non sto più in equilibrio con lo stiratore, i fogli e lo zaino, rischio di essere ingoiata dalla bolgia. E, cavolo, avevo invocato che gli inferi mi risucchiassero ma non avrei mai pensato che l'universo mi avrebbe presa in parola.
Per un attimo ho il coraggio di lanciare un'occhiata al viso di Manuel Remis e lui è visibilmente in difficoltà, cerca di divincolarsi e i suoi occhi puntano i miei, io però non ce la faccio, qua non ci posso restare, faccio dietrofront con uno scatto e mi infilo tra i corpi accalcati per uscire fuori dal girone e scappare via, ma due mani mi bloccano il passaggio afferrandomi per le spalle.
«Ma dai, ma sei albina!»
A braccarmi è lui, quello così bello che non ho la forza di replicare, e mi fissa e ride e io resto inebetita.
Mi sta prendendo in giro? Cioè, mi guarda come si fa con un fenomeno. Forse dovrei confermare, ma sarebbe una stronzata.
E il bellissimo tanto quanto crudele aggiunge guardando dietro di me: «Hai visto, Manuel, è albina, questa ragazza.»
Voglio sotterrarmi.
La sua voce, la voce del Magnetico, si fa più chiara, segno che è riuscito a raggiungermi.
Dice: «Eh, e allora?».
Mi rilasso, sospiro e chiudo gli occhi. I miei muscoli si distendono. Forse non mi prenderà in giro anche lui.
Fabrizio interviene, con me non lo fa mai, credo di averci parlato tre volte in tre anni, è uno simpatico ma sempre sulle sue, ma stavolta dice: «Eva è in terza A». E poi si catapulta su di me e mi cinge con un braccio a rischio di far precipitare tutto l'armamentario che cerco di controllare per evitare un'altra figura di merda.
Se solo potessi arrossire!
Afferra il mio stiratore e dice: «State in classe insieme tu e Manuel!».
Non mi dà il tempo di rispondere, indica subito il bello senz'anima e dice: «Lui è Massimo, loro sono fratelli. Massimo da oggi sta in classe con me. Ma noi tre ci conosciamo da dieci anni.»
Non so perché mi stia dicendo tutte queste cose, io voglio morire e basta. E adesso capisco che Fabrizio con cui ho condiviso ventisette ore di aula per il servizio extrascolastico l'anno scorso era in realtà un componente dei Pride. Magari è per questo che dopo quel progetto le mie nemiche sono aumentate.
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♦ INSOLITA EVA ♦
Romancelui è il perfetto contrasto, il perfetto connubio, e il loro si rivela un amore annunciato e ostacolato a causa del costante pregiudizio che investe la vita di entrambi. Superarlo significa crescere, affrontare i demoni e trovare un posto nel mondo.