12 - EVA, Inferno Purgatorio Paradiso

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A Michele



Cammino lungo il marciapiede dietro scuola guardando per terra. Non posso aspettarlo ancora, Marco non è arrivato. Dovrei preoccuparmi, ma la strada mi corre vicino e non la percepisco, mi sento leggera e, anche se sono consapevole che potrebbe essere successo qualcosa a mio fratello e che mia madre mi punirà, i miei passi planano su questo asfalto. Tengo stretto nella mano destra il vocabolario tascabile d'inglese e mi sembra di stringere il tesoro sommerso, il regalo più bello. Non ho idea di cosa dica la canzone ma sapere che Manuel me l'ha dedicata mi fa fibrillare. Mi sembra che il mondo sia diventato bellissimo, che i colori mi siano arrivati addosso e mi abbiano disegnata come non sono mai stata: accesa e non evanescente, viva e non vivida.

Sembra uguale, non è cambiato niente intorno a me, e non lo so spiegare ma la vita certe volte ti sorprende. E ti cambia dentro.

Una frenata brusca, un tuono alle spalle.

«Oh, Eva, cazzo, menomale, sali!»

Mio fratello ha spalancato la portiera della sua Golf e il motore sgasa, va di fretta e ha la faccia sudata.

M'infilo dentro al volo e non faccio in tempo ad allacciare la cintura che lui si è già lanciato su piazza Cavour come un pazzo col rischio di investire qualcuno.

Ha un livido in faccia, più o meno sotto l'occhio destro e le sue nocche strette al volante sono ferite, la pelle è chiazzata di rosso porpora.

«Hai fatto a pugni? Che succede? Perché corri così?»

Lui sterza, accelera, non mi guarda.

«Mi devo fermare a recuperare Noemi, tu non scendere dalla macchina per nessuna ragione.»

Inizio a provare paura allo stato puro, come se mi avessero dato due schiaffi e la pelle avesse preso a vibrare. Non ho il coraggio di obiettare, cerco solo di reggermi alla maniglia della portiera e mi inchiodo alla spalliera con occhi spalancati a osservare come angoli di strada ci arrivino in faccia e come a questa velocità ogni istante di vita sembri l'ultimo.

Percorre a sessanta via di Ripetta e raggiunge in pochi secondi lo slargo che accede a Piazza del Popolo, qui ci sono vigili e transenne e lui è costretto a frenare di brutto. Accosta sopra al marciapiede, lo sa che gli faranno la multa ma se ne infischia, sembra letteralmente fuori controllo.

Intravedo una folla immensa riversata sulla piazza di fronte alla chiesa della Madonna dei Miracoli, e vedo striscioni e ascolto cori da stadio urlare: assassini!

«Non scendere dalla macchina!», ordina Marco che smonta al volo, sbatte lo sportello e corre a infilarsi nella bolgia.

Ma non sarà mica il funerale di quella ragazza? Perché manifestano davanti al sagrato?

Sento un gelo arrivarmi sulla pelle, sono come immobilizzata, devo distrarmi, evitare di pensarci. Se mi torna in mente quella scena svengo.

Sangue. Urla. Il lenzuolo.

Sangue. Urla. Il lenzuolo.

Devo stare calma, devo rimuovere, lui torna subito, lui torna subito.

Decido di respirare e di concentrarmi su qualcosa di bello.

Mi metto a fissare la copertina del vocabolario. Ho un fremito. Sfilo il foglio ripiegato dalla tasca dei jeans e lo apro, ci passo la mano sopra per stirarlo e contemplo la sua calligrafia. Segni netti e decisi, un disegno anche nella scrittura. Sorrido silenziosa.

♦ INSOLITA EVA ♦Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora