6 - EVA, Infinito e Inferno

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Il cortile di scuola mezz'ora prima della campanella è già strapieno. Non sono tutti impazienti di entrare, lo fanno per diffondere la piaga del virus dell'occupazione. Raccolgono firme, infilano volantini propagandistici ovunque, appendono manifesti, ci manca che prendano il megafono e facciano come l'arrotino: venghino, venghino, signori!

Mi siedo in disparte, le ginocchia al petto, e li osservo. Lo spiazzo è ampio ma ora sembra teatro di un mercato rionale in cui tutti hanno qualcosa da vendere. Le facce smorte che incontro la mattina prima della campanella si sono dissolte, ora sono tutti a mille. Non vedono l'ora che sia dopodomani.

I professori entrano a singhiozzo, alcuni sono i miei, altri sono di sezioni diverse. Camminano rapidi, ignorano i propagandisti mascherati. Ne hanno paura. Come se a breve gli studenti prenderanno il potere e loro saranno relegati nell'antro dell'umiliazione. Ma poi si vendicheranno, lo so. Torneranno sul trono, cioè in cattedra, e fioccheranno i tre. Li metteranno a tutti quelli che avranno imbrattato le pareti, rovinato le aule, dormito a scuola. Oh Dio, dormito a scuola? E adesso dove vado a dormire, io scappo domani!

«Bù!»

La voce di Ginni mi fa fare un salto. Non l'avevo proprio vista arrivare.

«Ehy, che hai fatto? Sempre sopra le nuvole, eh!»

«Sì, ero soprapensiero.»

«Sembri spaventata, hai una faccia assurda.»

«Quella ce l'ho da sempre.»

Ginni mi passa un Kinder: «Strafogati. Se devi scappare di casa è meglio che fai scorta di cibo, chissà quando potrai mangiare di nuovo».

Lo addento subito, adoro qualunque forma di cioccolato. Mi fa l'effetto che ad altri fa la marijuana, divento euforica, rido.

Ginni apre il giornale di oggi. Ogni mattina lo legge tutto, spende i soldi del cappuccino per comprarsi il quotidiano, l'ho sempre trovato contraddittorio: lei è una che studia per la sufficienza e che basta che le vuoi bene, eppure segue la cronaca con tale costanza che non posso fare a meno di chiedermi se sia per il desiderio di farne chiacchiera da bar o perché da grande farà la detective.

Tra le notizie in prima pagina indica quella del suicidio sotto alla metro. Smetto immediatamente di masticare, non vorrei strozzarmi di nuovo.

Dice: «Ma ieri mattina alle sette e mezza, sulla metro, c'eri anche tu? Perché è proprio l'orario tuo e la tua corsa.»

M'innervosisco. Sembra che questa storia non voglia darmi tregua, che mi perseguiti.

«Ne passano a decine di metro a quell'ora», replico.

Ginni mi studia.

«Ieri però sei tornata a casa in autobus, dì la verità, per questo sei uscita da scuola un'ora prima.»

Virginia mi conosce come le sue tasche e poi ha ereditato dal padre poliziotto la petulanza di quelli che sospettano di tutti e fanno interrogatori infiniti, ma io riesco sempre a impedirle di farmi venire il mal di testa. Sempre tranne adesso che ce l'ho già il mal di testa.

Quello che mi stupisce è che non abbia indagato altrettanto a fondo quando le ho parlato di scappare di casa, non ha voluto sapere cosa mi abbia scatenato questa reazione, avrei confessato della ragazza suicida e mi sarei tolta un peso, probabilmente; immagino che Ginni non mi abbia presa sul serio, forse pensa che non lo farò, che non scapperò veramente.

Ginni fissa quella pagina di giornale da un minuto, l'avvicina al mento come dovesse annusarla e osserva la microfotografia in bianco e nero del primo piano della ragazza suicida.

♦ INSOLITA EVA ♦Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora