1.Il primo incontro.

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7.30 del mattino. Un'altra giornata stava per cominciare.
A dir la verità, per me stava iniziando una nuova vita, anche se, forse, non ne ero ancora del tutto consapevole.
Ma lasciate che mi presenti.
Mi chiamo Rebecca, ho diciotto anni e sono nata a Milano.
Ho sempre avuto una vita agiata, facile, senza troppe preoccupazioni, se non quelle di una ragazza della mia età: la prima cotta, il primo bacio, ed altre cavolate del genere.
Papà e mamma sono entrambi avvocati e dopo mille sacrifici, sono riusciti ad aprire uno studio tutto loro, avviando così, un'attività che fortunatamente va a gonfie vele.
Ho sempre avuto tutto quello che una ragazza della mia età, desidera: amici, popolarità; ma sentivo che mi mancava ancora qualcosa per poter affermare con convinzione di essere felice; mi mancava l'amore.
Certo, avevo avuto dei ragazzi, ma mai qualcuno che non iniziasse a stancarmi dopo qualche settimana,mai qualcuno cosi importante da potermi permettere di andare oltre al bacio.

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La sveglia suonò, tormentando il mio sonno profondo,che venne interrotto bruscamente.
Mi alzai dal letto e scesi le scale,per andare in cucina, a prepararmi la colazione.
E lì, sul tavolo, c'era il solito bigliettino di mamma, che ormai avevo imparato a memoria: "Buongiorno Reb, io e papà,oggi non torniamo. Fermati a mangiare a scuola".
Non erano mai stati troppo presenti, ma nonostante tutto,io, ogni mattina, speravo che in quel biglietto,ci fosse scritto qualcosa di diverso.
Scossi la testa e osservai l'orologio.

«Dio,ma è tardissimo!»

E come al solito, niente colazione. Niente,proprio non ce la facevo ad essere puntuale.
Salii velocemente in camera e indossai un semplice paio di jeans, con una camicetta bianca, niente di troppo vistoso.
Passai al trucco, che consisteva in un lieve strato di eyeliner e diversi passaggi di mascara.
Sistemai i lunghi capelli castani lungo le spalle e dopo aver sceso le scale di corsa, presi lo zaino e le chiavi del motorino.
Uscii di casa,più veloce della luce e salita in sella alla mia vespa, sfrecciai verso la scuola.
Una volta arrivata, notai che non ero poi cosi in ritardo,parcheggiai il motorino e con la mia solita sicurezza,mi avviai verso l'entrata.
L'ultimo anno, l'esame di maturità.
Furono queste le parole usate dalla professoressa, prima ancora di sedersi.

«Devo anche informarvi ragazzi che avrete un nuovo professore di letteratura. Mi raccomando, non fatevi riconoscere subito.
Bensi, mi aiuti lei, mi raccomando» disse rivolgendosi a me.

Si, ero la secchiona della classe, ero quella che i professori "coccolavano", anche se i miei voti, li avevo meritati, studiando.
La prima ora, passò velocemente e quando la professoressa si alzò,spostò lo sguardo alla sua sinistra,verso la porta.
Istintivamente, data la posizione del mio banco, accanto all'entrata, feci lo stesso, ed eccolo lì.
Il nuovo professore. Non arrivava forse a 30 anni, capelli castani, ed occhi azzurri.
Non appena entrò, ci alzammo salutandolo.

«Buongiorno ragazzi, sono il professor Mainardi» disse con un tono fin troppo pacato.
Lo osservai ancora per qualche istante,per poi tornare a sedermi.
Non potevo immaginare, che quello, sarebbe stato, solo l'inizio.

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