3.Un compleanno inaspettato.

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Raggiunsi il vialetto della villa in cui abitavo, una casa da sogno, che avrebbe fatto impallidire chiunque,ma che, allo stesso tempo, riusciva a farmi sentire prigioniera.
Parcheggiato il motorino, presi le chiavi dallo zaino, per poi rientrare in casa.
Il silenzio, il silenzio più assoluto, ecco cosa mi aspettava ogni giorno.
Dio solo sa quanto mi sarebbe piaciuto trovare mamma, abbracciarla, raccontarle di come era andata la mia giornata e perché no, parlarle del professore, per avere un suo consiglio.
E invece niente, anche stavolta, avrei affrontato tutto da sola, del resto, per me,non era più una novità.
Invece di pranzare a scuola, decisi di prepararmi qualcosa da mangiare, a casa, cosi raggiunsi il frigorifero ed una volta aperto, tirai fuori una busta di insalata mista.
Si lo so!
Solo un'insalata, ma il mio stomaco non collaborava, era come se fosse stretto in una morsa.
Massimo, il professor Mainardi.

«Dio, basta, devo smetterla di rendermi ridicola, è solo un professore, presa la maturità,non lo rivedrò mai più»

Cercavo di convincermi, parlando addirittura da sola,mentre rimettevo in ordine la cucina.
Improvvisamente,il mio cellulare vibrò.

«Reb, sono io, aprirmi»
«Clara, tempismo perfetto! Ti apro subito»

Riagganciai ed andai ad aprire sia la porta, che il cancello, sorridendo alla mia migliore amica. Era arrivato il momento di far finta di niente, del resto bastava stamparmi un sorriso e comportarmi come le altre volte,normalmente.
Salutai Clara con un bacio sulla guancia, prima di prendere lo zaino e salire con lei,le scale, per entrare nella mia camera.

«Allora oggi abbiamo fisica, biologia e ... ah..letteratura latina»

Mi bastò leggere la materia sul diario per far si che il suo viso, tornasse di nuovo a far parte dei miei pensieri.
Scacciai il ricordo della sua voce, o almeno, ci provai, per poi andare a sedermi sul letto vicino alla mia amica.
Clara aveva un urgente bisogno di "ripetizioni" ed io ero ben contenta di aiutarla.
Iniziai a spiegarle i vari argomenti di fisica, materia in cui eccellevo, come in tutte del resto, mentre lei mi ascoltava attentamente prendendo appunti, facendo poi lo stesso con biologia.
Arrivò il turno di letteratura ed io,come se nulla fosse, aprii il libro, quando Clara se ne uscì con una domanda:

«Rebecca, non è che ti piace Mainardi, vero?»

Sgranai gli occhi, portando lo sguardo su di lei. Del resto, come potevo stupirmene? Ci conoscevamo dall'asilo, sapevamo tutto l'una dall'altra, ci leggevamo dentro e anche quella volta, seppur la cosa mi irritasse, ci aveva visto giusto.

«A me?Mainardi? Ma dai, non essere ridicola. Piuttosto, dobbiamo studiare, che domani interroga ed io non voglio avere sulla coscienza un tuo brutto voto»

Sorrisi e le feci una linguaccia, cosi,per farle capire che la mia, ovviamente, era solo una battuta. Non l'avrei mai ferita,lei era la mia persona.

«Va bene saputella, ma dopo, discutiamo i dettagli del tuo compleanno. Manca pochissimo a sabato sera e vedrai che sarà una festa memorabile»

Non le sfuggiva niente, dannazione. Il mio compleanno sarebbe stato il giorno prima di questa "fantomatica" festa e lei era da un mese che la stava organizzando. Inutile dire che non aveva lasciato trapelare nessun dettaglio.

«Se tu spendessi il tuo tempo a studiare, nello stesso modo in cui organizzi certe feste, adesso non dovrei darti ripetizioni»

Di tutta risposta, lei scoppiò in una fragorosa risata che caratterizzò, gran parte del nostro pomeriggio.

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Venerdì 5 ottobre.

L'immancabile suono odioso della sveglia,mi fece aprire gli occhi.
Era arrivato il giorno del mio compleanno.
Saltai giù dal letto e mi precipitai in cucina, convinta, anzi, speranzosa di trovare mamma e papà.

«Mamma,papà»

Li chiamai, entrando in cucina con un gran sorriso. Sorriso che però, svanì quasi immediatamente,quando mi resi conto che in casa, non c'era nessuno. E sul tavolo, il solito bigliettino

"Tanti auguri, Rebecca.
Martina e Carlo"

Si erano firmati con i loro nomi. Inevitabilmente,gli occhi mi si riempiono di lacrime. Spostai lo sguardo sul tavolo dove notai una busta: il loro regalo. Una nuova carta di credito. Senza pensarci due volte, la rimisi nella busta,lasciandola sul tavolo insieme ai loro miseri auguri.

Dopo essermi preparata, uscii di casa di buon'ora, cosi da poter prendere l'autobus che mi avrebbe portata direttamente a scuola.
Una volta scesa, indossai gli occhiali da sole, e in un nano secondo, mi ritrovai Clara, che in quel momento soprannominai Catapulta", tra le braccia.

«Tanti tanti auguri Rebecca,buon compleanno»

Istintivamente la strinsi forte e cercai, facendo appello a tutte le mie forze, di non scoppiare a piangere.
La mia migliore amica era più presente dei miei genitori.
Le baciai la guancia per poi ringraziarla.

«Vieni, andiamo in classe»

Le presi la mano ed entrai con lei nell'istituto.
Notai che la porta della mia classe, stranamente era chiusa,cosa che mi parve strana, dato che le lezioni non erano ancora iniziate.
Aprii la porta e un fragoroso coro di "Tanti Auguri a te", mi riempì le orecchie.
Clara raggiunse l'armadietto, da cui tirò fuori una scatola piuttosto lunga.

«Buon compleanno Becky, da parte di tutti noi»

Non riuscivo a fare a meno di sorridere, nonostante i miei occhi fossero ormai, pieni di lacrime. Sfilai lo zaino ed appoggiai la scatola sui due banchi, mentre cercavo di aprirlo con le mani tremanti.

«Yves Saint Laurent, il vestito di Yves Saint Laurent».

Mi si bloccò il respiro,non appena tirai fuori il lungo abito nero dalla scatola. Desideravo quel vestito da una vita e sebbene non mi mancassero le possibilità, avevo deciso di non comperarlo, del resto, non ero una che pensava solo ed esclusivamente allo shopping e a rifarsi il guardaroba ogni due mesi.
Abbracciai tutti, persino la Sandretti, la cosiddetta Paris Hilton italiana, mi strinse forte.

«Beh, c'è una festa qui?»

Mi girai verso l'entrata e notai Mainardi sulla soglia della porta, con un sopracciglio alzato, intento ad osservare quello che stava succedendo.
Asciugai velocemente le lacrime,per poi rivolgermi a lui

«No professore,ci scusi,è il mio compleanno e mi hanno fatto una sorpresa»

Dissi,mentre ripiegavo accuratamente il vestito.
Sul suo sguardo, si dipinse un sorriso, stranamente dolce, mentre inaspettatamente, mi si avvicinò,bloccandosi a pochi centimetri da me, piantando le sue iridi azzurre, sul mio viso, per poi spostarmi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

«Buon compleanno Signorina Bensi».

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