11.Samantha.

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«IL PIANETA TERRA CHIAMA REBECCA...EHI..CI SEI?»

Il tono di voce, decisamente troppo alto di Clara, che nel frattempo era uscita dal camerino, mi riportò alla realtà.
Poco distante da me, Massimo stava baciando una ragazza e quella ragazza, non ero io.

«Zitta Clara, stai zitta ti prego!»

Dissi trascinandola con me, dentro al camerino, mentre cercavo di nascondere le lacrime. Nonostante feci appello a tutto il mio autocontrollo, quest'ultime iniziarono a solcarmi il viso ed io, con un gesto istintivo, le asciugai velocemente.

«Mi spieghi perché Mainardi stava baciando una tizia a caso, quando ieri sera ha portato te a cena fuori, organizzando il tuo compleanno nei minimi dettagli?»

«Ed io che diavolo vuoi che ne sappia, eh?
Non..non so cosa pensare.
Del resto, la colpa è stata mia. Sono stata io ad allontanarlo, nonostante lui mi avesse detto: "Rebecca, la vita è una sola e va vissuta". Cosa credi? Che mi aspettassi che il giorno dopo, lui fosse già tra le braccia della prima che passa?»

La voce della commessa, fuori dal camerino, interruppe la nostra discussione.

«Ragazze, nel camerino può starci una persona sola, per cui, se una di voi, non si sta cambiando, può uscire.»

Riportai immediatamente lo sguardo su Clara e scossi la testa.

«La festa è annullata. Ti aspetto al parcheggio, sbrigati.»

Uscii velocemente e come se non bastasse vidi ancora il mio professore che, nonostante avesse smesso di baciare la rossa, la teneva fin troppo stretta a sé.

«Signorina Dubois, è piaciuto il vestito al suo fidanzato?»

La stessa commessa che poco prima stava parlando con noi, adesso, si era avvicinata alla coppia.

«Oh avanti Nancy, chiamami pure Samantha, ormai vengo in questo negozio da una vita. E...si, al mio futuro marito il vestito è piaciuto, parecchio.
Ci sposiamo a gennaio!»

Non potevo credere a ciò che avevo sentito.
Massimo cambiò immediatamente espressione, non appena mi vide. Il sorriso che aveva sul volto, lasciò spazio ad un'espressione indecifrabile.
Per un attimo, che mi sembrò interminabile, ci fissammo, fino a quando io, non distolsi lo sguardo, scappando via, uscendo finalmente da quel negozio che era diventato peggio di una prigione.
Raggiunsi il motorino di Clara ed iniziai a piangere, sentendomi completamente inutile, tradita, dalla persona che fino alla sera prima, mi aveva resa la ragazza più felice del mondo.

Tirai fuori il telefono dalla tasca e mandai un messaggio alla mia migliore amica.

"Torno a casa a piedi. Ho bisogno di stare sola. Ci vediamo."

Digitai velocemente il messaggio, prima di asciugarmi le lacrime.
Improvvisamente, una mano che mi sfiorò la spalla, mi fece sobbalzare.
Massimo, con la classica faccia da cane bastonato era lì, davanti a me.

«Rebecca..io..»

«Rebecca, cosa? Rebecca, niente!»

Alzai una mano, zittendolo con quel gesto. Samantha era ancora alla cassa, intenta a civettare con la commessa.

«Lasciami in pace. Fingi di non avermi mai conosciuta. La tua "quasi moglie", lo sa che ieri sera eri con me? Lo sa o non lo sa?»

«No...no, Rebecca, non lo sa. Ma se solo tu mi lasciassi spiegare...»

«Non devi spiegarmi assolutamente nulla, ho già sentito abbastanza. Congratulazioni per il matrimonio, certo, sposarsi a gennaio non è proprio il massimo, ma che vuoi farci? Ognuno ha le proprie convinzioni.
In quanto a noi..no aspetta, in quanto a me e te, perché fortunatamente un noi, non c'è mai stato, torneremo ad avere il classico rapporto docente/alunna.»

Ero devastata, ferita. Mi aveva umiliata ed io non avevo mai permesso a nessuno di farlo. Indossai gli enormi occhiali da sole, così da coprire gli occhi lucidi e feci per superarlo, cosi da potermene andare e porre fine a quel supplizio.

«Ci vediamo a scuola, professore!»

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 07, 2020 ⏰

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