Casa mia era da sempre un centralino telefonico, una piazza ombreggiata di domenica pomeriggio e un posto di ritrovo per chiunque fosse nelle vicinanze .
Mia madre, Anne, era una donna buona, affettuosa e forse fin troppo gentile con tutti .
Aveva degli occhi dolci ed un sorriso contagioso, trasmetteva sempre allegria e positività a tutti .
Il nostro forno era sempre in azione, pronto ad regalare quante più delizie possibili da essere poi servite a tutto il vicinato.
Chiunque a casa Styles era il ben venuto, i miei amici, familiari, colleghi.... Di conseguenza, non era esattamente il posto migliore per riposare o studiare e per un po' di tranquillità, dovevo rifugiarmi da qualche altra parte .Casa di Will, grazie alle sue sorelline più piccole -entrambe di sette anni- era quasi più rumorosa della mia e finivamo per andare sempre in spiaggia, cosa inutile dato che a quell'ora era affollatissima .
Anche il solito bar che io e Will frequentavamo dopo la scuola, ma non era il massimo, troppe voci, troppi rumori .
Avevo provato sotto un albero, in un parchetto dominato da anziani e persino in biblioteca, però anche l'eccessiva tranquillità era un problema .Così, un giorno per caso e forse anche per distrazione, mi imbattei nel cavou, così lo chiamavo io .
Perché lo avevo scoperto cadendo in una buca e ne ero uscito arrampicandomi .
Era una specie di grotta, con una piccola piscina naturale ed era magnifico, davvero stupendo. Lo adoravo perché era abbastanza tranquillo per permettermi di scrivere, studiare o anche solo riposarmi. Ma non c'era quel silenzio opprimente da biblioteca grazie al rumore dell'acqua e degli uccelli all'esterno .Fu il mio posto speciale e segreto per tanto, tanto tempo e non lo mostrai mai a nessuno, neanche a Will.
Ma poi arrivasti tu, così all'improvviso e tutto quello che conoscevo cambiò, si trasformò ed anche quello non restò più il mio posto segreto .
"Ci vuole un po' per arrivare ti avverto " Ti dissi mentre camminavamo .
Ricordo di aver osservato le tue scarpe dicendoti quella frase perché attraversare quel sentiero con dei tacchi sarebbe stato impossibile e con dei sandali sarebbe stato doloroso. Ma tu portavi delle scarpe da ginnastica, il chè era perfetto ."Non ti preoccupare " dicesti come per rassicurarmi, ed io non mi preoccupai .
Perché un po' già mi intrigavi e sentì da subito una strana voglia di conoscerti che si faceva sempre più forte, quello si, quello lo ricordo . Ma non eri diventata ancora tutto quello che poi sei diventata, non eri ancora un pensiero fisso nelle mie giornate e quindi io non avevo motivo di preoccuparmi e non lo feci .
"Sei sicuro che sia strada giusta ? " Facevi un po' fatica a starmi dietro, questo lo ricordo bene, e anche tutti quegli insetti non ti rendevano le cose facili .
"Si, sono sicuro " Ormai eravamo quasi arrivati ma mancava la parte più difficile .
"Adesso devi fidarti di me " ti dicesti guardandoti di nuovo negli occhi. Allora era una novità, ma quegli occhi sarebbero diventati il mio porto sicuro, con fin troppo poco tempo .
Alzasti un sopracciglio, guardandoti con aria interrogativa, chissà cosa ti passava per la testa in quel momento, amore .
Mi è difficile immaginarlo, un perfetto sconosciuto che ti ha fatto attraversare un sentiero roccioso con un caldo atroce e dei fastidiosi insetti, cosa hai pensato quel giorno amore ?
"Come faccio a fidarmi di te ? Non ti conosco "
Quella era la frase più scontata che tu potessi dirmi, quindi io te ne ripetei una ancora più banale : "Sei arrivata fino a qui, ti sei già fidata "Un leggero sospiro lasciò le tue labbra, ti avevo lasciata senza parole.
Chissà cosa ti ha spinto a fidarti subito di un perfetto estraneo che si è offerto di farti visitare un posto 'tranquillo ' . Forse la stessa cosa che ha spinto me a fidarmi di te, amore ?
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You, me her
أدب الهواةEravamo nati entrambi il tre settembre di diciassette anni fa, io nella prima stanza e destra del quarto piano dell'ospedale, e lui nell'ultima a sinistra dello stesso piano. Quasi come se fosse destino che ci conoscessimo, e fu così. Per i seguenti...