You, me and her

10 1 0
                                    

Eravamo nati entrambi il tre settembre di diciassette anni fa, io nella prima stanza e destra del quarto piano dell'ospedale, e lui nell'ultima a sinistra.
Le nostre culle erano poste l'una accanto all'altra, quasi come un bizzarro segno del destino, come se fossimo destinati a diventare amici.
Ed infatti le nostre mamme, che se erano diventate amiche era solo grazie a noi,  scherzavano sempre durante le innumerevoli giornate trascorse assieme :

" Chissà da quanto quelle ostetriche avevano programmato tutto !  " diceva la mia anni fa, sotto al portico della signora Green, con la sua solita voce squillante di chi non sa mai stare zitta, e una sigaretta alla menta tra le labbra .

" Oh non voglio neanche immaginarlo ! Un travaglio di sette ore non era sufficiente, i nostri figli dovevano per forza conoscersi e combinare tutte quelle marachelle assieme ! Altrimenti saremmo sprofondate nella noia più totale "  Rispondeva l'altra con tono allegro e divertito.
Se chiudo gli occhi riesco ancora a sentire la leggera e sottile voce della signora Green, ricordo la sua figura sempre impeccabile, con gli abiti sempre perfetti, la postura dritta di chi non vuole mei sfigurare, contrariamente al grembiule da cucina verde e bianco che però scordava sempre di togliere .

Marachelle, così  le chiamava lei, che se a sette anni combinavamo davvero solo quelle, a tredici i guai in cui ci cacciavamo sarebbero potuti essere nominati diversamente. Ma lei era una donna talmente educata ed attenta che dalle sue labbra non sarebbe mai uscito nessun'altro appellativo fuorché  quello .

Ed io e lui ci ridevamo sù, pensando che alla fine tanto male non ci era andata. Avevamo vissuto la vita divertendoci, riflettendo poco forse, ma ridendo fino a non avere più aria nei polmoni. Con dei genitori che ci amavano e cercavano di capirci quanto più possibile, cercando di educarci nella maniera migliore. 

Eravamo cresciuti insieme, in un piccolo paesino di mare, tra la brezza mattutina e il caldo torrido di mezzogiorno . Quando sotto al solo proprio non ci si poteva stare, ed allora ci rifugiavamo nella sua cantina dove un po' più di fresco c'era e con il mio vecchio ventilatore si riusciva anche a tenere la maglietta senza inzupparla del tutto .
C'eravamo sempre l'uno per l'altro : dalla prima figurina scambiata all'asilo, alla prima rissa in strada, per difendere chissà quale principio che però all'epoca ci sembrava così importante.

Si, io e Will eravamo i classici migliori amici, i classici diciassettenni a cui bastava poco per divertirsi. Con qualche birra, qualche festa e una buona compagnia, gli anni erano trascorsi velocemente e quasi non ce ne eravamo accorti.
Quando si sta così a stretto contatto con qualcuno si impara a conoscere meglio l'altra persona che se stessi, e tra noi due era così. Non c'era niente di lui che io non sapessi, così come non c'era niente di me che lui non sapesse, o almeno così credevamo. 

Quando mi resi conto che più che un migliore amico Will sarebbe stato un fratello avevo compiuto da poco quattordici anni e ci eravamo imbucati al diciottesimo compleanno di Eliot, fratello di Will.
Quella sera bevvi la mia prima birra, poi la seconda, la terza e forse anche la quarta, ma poi, non ricordandomi neanche bene come, la birra divenne vodka ed io e Will combinammo il vero primo casino della nostra vita . 

Il giorno seguente mi svegliai con le urla di mia madre , con un mal di testa atroce e  la serata precedente completamente cancellata, ed un migliore amico con uno stomaco d'acciaio, in grado di reggere tutto l'alcol di questo modo, senza il più piccolo danno fisico . 

"Davvero non ricordi niente? Harry cazzo quella ti si sarà strusciata addosso per dieci minuti, aveva vent'anni e due tette più grandi della tua faccia ! " 

" Non ricordo nulla, Will "

E dopo misi un po' più a fuoco il viso di Will e non dimenticherò mai quanto il suo occhio destro fosse blu e gonfio "Oh questo ? Non preoccuparti, stava per colpirti nelle palle perché beh, quella era la sua ragazza, quella con le tette enormi intendo, ma per fortuna sono arrivato io e l'ho buttato in piscina. Cioè, ci ho provato, l'ho spinto ma non si è mosso di un millimetro e se l'è presa con il mio occhio  "

"Cazzo Will, mi dispiace "

"Oh non preoccuparti, in un paio di mesi guarirà, e poi il ricordo di te che balli barbie girl sul mio tavolino rimarrà sempre impresso nella mia memoria. Quando sarò grande racconterò a mio figlio di come suo zio Harry abbai preferito ballare piuttosto che scoparsi una che gli si era buttata addosso "

Quello, quello è stato l'esatto momento in cui mi sono reso conto che sarei rimasto al fianco di Will per sempre .   

Passavamo intere giornate insieme, ci raccontavamo e condividevamo tutto dai segreti più profondi ai desideri più schifosi ma sinceri .

Will  faceva surf, aveva anche partecipato a qualche gara, ma sognava di andare oltre, di spaziare quanto più possibile, io lo appoggiavo non capendo però come facesse a stare per così tanto tempo in acqua senza che gli spuntassero le branchie. 

Io invece, avevo provato una miriade di sporta da piccolo, e nessuno di questi mi era mai veramente piaciuto, tranne la corsa. 
Ma non era uno sport vero e proprio, lo facevo per svagarmi, dilagare la mente, quando i pensieri erano troppi e le parole da imprimere su carta non le trovavo neanche più, perché si la mia vera passione era la scrittura, amavo la scrittura in ogni forma, in ogni sfaccettatura. 

Aspettavamo di finire il liceo, sperando con il college, di poterci trasferire altrove, non avremmo mai potuto immaginare che sarebbe cambiato tutto così, da un momento all'altro. 

Non avremmo mai immaginato che un giorno, all'apperenza tanto semplice, sarebbe diventato invece estremamente importante per entrambi.
Non potevamo immaginare che in un giorno così banale sarebbe arrivata lei, sfortunatamente troppo importante per entrambi. 

You, me herDove le storie prendono vita. Scoprilo ora