Erano amici? No.
Estranei? Neanche.
Namjoon non sapeva come definire quel ragazzino dalla pelle lattea ed i capelli neri, era un tipo diverso da quelli che si incontrano solitamente.
Yoongi, quello era il suo nome. Ed era il ragazzino più profondo che avesse mai potuto incontrare. Aveva un modo di pensare che lo travolgeva, ed un modo di vedere il mondo che lo affascinava ogni giorno sempre di più.
Si incontravano spesso, senza appuntamenti, sempre in quell'esatto punto dove yoongi l'aveva fermato.
Sempre la notte.
Nel momento in cui le anime più tranquille riposavano, e quelle più tormentate andavano in giro in cerca di qualche attimo di pace. Dove provavano a fare un po' di chiarezza.Si sedevano lì, vicino all'argine del fiume, ad osservare l'acqua scorrere sotto i loro occhi, proprio come avrebbero voluto vedere scorrere via i loro problemi. Ma non era così facile, non lo era mai stato per nessuno dei due.
Namjoon si era spesso chiesto se il mondo avrebbe mai potuto essere più clemente con le persone come lui ed il ragazzino. Perché doveva essere sempre tutto così tremendamente straziante? Perché non potevano trovare un po' di pace? Solo la morte sarebbe stata in grado di donare a loro quel dolce tepore di calma e serenità?
«Pensi che domani sarà diverso?»
Si lasciò sfuggire d'un tratto quella domanda.
La faceva spesso al ragazzino, ed ogni volta lui scrollava le spalle e si accendeva un'altra sigaretta.
Namjoon ogni volta osservava la cenere cadere sulle sue mani, e l'unica cosa che riusciva a pensare era che prima o poi anche lui sarebbe stato cenere, tutti in quel mondo prima o poi sarebbero diventati cenere. E quasi non vedeva l'ora che fosse realmente così.Ma a distoglierlo da quei pensieri, quella notte, fu la risposta del ragazzino, che non si aspettava affatto.
«Ieri è stato diverso? La settimana che è appena passata lo è stata, in qualche modo?»
La sua voce era così bassa e rilassante, Namjoon non riusciva a spiegarsi come potesse trasmettergli tutte quelle cose durante quei loro discorsi profondi ed autodistruttivi.
«No»
«Anche i giorni che sono passati erano un domani, perché il prossimo dovrebbe essere diverso?»
Ed aveva ragione, terribilmente ragione.
«Non andrà mai meglio, quindi?»
Domandò, anche se aveva paura della risposta.
Ma Yoongi non sapeva che rispondere. sarebbe andata meglio, prima o poi? lo sperava, Dio se lo sperava.
Si voltò a guardare il più alto con le labbra tirate in un sorriso amaro, poggiando poi il capo contro la sua spalla.
«Lo spero, ma non credo sia così facile. Dipende tutto da come vediamo il mondo, e noi ormai abbiamo una percezione troppo distorta, o forse abbiamo oltrepassato il velo di calma e tranquillità che donano a tutti gli esseri umani. Credo che...dopo averlo oltrepassato, non si possa più tornare indietro»
Namjoon rabbrividì ancora a quelle parole.
Yoongi era sempre così diretto e profondo da farlo tremare ogni volta che aprisse bocca. Era un ragazzino pieno di emozioni negative e profonde, pieno di disprezzo e rancore verso il mondo, così tormentato ed unico.
E lui si sentiva finalmente capito, maledettamente capito.Non si stancava mai di incontrarlo lì la notte, anche se aveva iniziato a non dormire quasi più a causa di quegli incontri che aspettava e desiderava come un uomo che sta annegando desidera ed aspetta una grossa boccata d'ossigeno.
Aveva capito che, ormai, quegli incontri notturni con Yoongi erano diventati l'unico momento di calma e serenità, anche se odiava ammetterlo.
Si sentiva come se dipendesse da lui, e non gli piaceva affatto. Dipendere da qualcuno è terribile, pensava. Peggio di essere costantemente soli.
Perché la solitudine a lungo andare si può gestire, ma se ci si abitua ad un'altra persona, a dipendere da lei, arriverà sempre il momento della separazione.
Ed a quella lui non avrebbe retto.Il suo rapporto con Yoongi era precario, per niente stabile, e lo sapeva bene.
Erano entrambi due anime profondamente tormentate, tutto quello che stavano facendo era passare del tempo insieme, e sapeva che sarebbe finito presto, perché prima o poi uno dei due non avrebbe retto più quel peso che si portavano dentro, ed avrebbero spezzato la loro già instabile vita.
Ma aveva deciso di goderseli appieno, quei momenti con lui.
E per fortuna, lo fece davvero, anche se non come avrebbe voluto.C'era solo da aspettare e vedere chi sarebbe stato il più fragile dei due, diceva Yoongi. Ma Namjoon non voleva pensarci, perché non riusciva ad immaginarsi in un mondo dove di notte non poteva incontrare quel ragazzino tormentato ch'era sempre disposto a parlare con lui.
Sapeva già di amare quel suo rancore e quel suo disprezzo, e quello lo terrorizzava ancora di più, perché Yoongi non l'avrebbe mai ricambiato.
Sapeva come si sentisse l'altro, come se distruggesse sempre tutto quello che gli è intorno.Lo aveva persino detto, una notte.
«Tutto quello di cui dovresti avere bisogno sei tu, Nammie. Non devi sentire il bisogno di avermi accanto, perché potrei distruggerti ancora di più.
E tu sei un'opera talmente tanto bella e perfetta che non posso davvero distruggere»E così iniziò a pensarci davvero.
Ad essere l'unico su cui contare, a provare di sentire il bisogno soltanto di sé stesso.
Ma lui non era più il ragazzo di prima.
Gli mancava il vecchio Namjoon? Forse.
Ma prima viveva in una menzogna, e lo sapeva bene. Soltanto ora, con quella immensa tristezza dentro, gli sembrava di capire tutto meglio. Di vedere tutto come era realmente.Forse aveva davvero oltrepassato quel velo di calma di cui parlava Yoongi, ma a lui andava bene così.
In fondo, pensava, siamo nati per essere tristi, no? È così che si capisce tutto meglio, che si realizzano molte più cose, che si vive con più consapevolezza.
Ma gli mancava qualcosa, lo sentiva sotto la sua pelle. E non poteva nascondere quei sentimenti, non più.
I mesi passavano, e con loro i suoi sentimenti si facevano sempre più forti, lui ne aveva bisogno, e non gli importava di altro. Non voleva vivere o morire con nessun rimpianto, per questo una notte riprese il discorso con Yoongi.
Lui stava per replicare ancora una volta con quella sua solita frase, e Namjoon in quel momento credette di odiarlo. Lui non era un'opera d'arte, lui non aveva paura di essere distrutto. Anzi, era arrivato ad un punto in cui non desiderava altro.
Desiderava essere distrutto ulteriormente da quel ragazzino.
«Uccidimi lentamente, fammi in mille pezzi se vuoi, ma non negarmi questo. So che lo vuoi anche tu, o non saresti qui ad aspettarmi ogni notte, amiamoci fino a consumarci e distruggerci a vicenda»
Yoongi l'aveva guardato con gli occhi un po' sgranati, non si aspettava quelle parole da lui, probabilmente. Ma poi il suo sguardo tornò ad addolcirsi, si avvicinò a Namjoon e poggiò una mano sulla sua guancia calda, così in contrasto con la sua mano fredda.
Con lo sguardo puntò le labbra del più alto e, dopo qualche istante di pura ansia da parte di entrambi e respiri mozzati, si avvicinò a baciare quei soffici lembi.
Fu un contatto breve, ma talmente intenso da fare tremare entrambi i ragazzi sotto quel cielo nero e la fiebile luce della luna.
«Lo farò, te lo prometto, e sarà tremendamente fantastico»
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Idk.
Non prendete seriamente sta storia, è scritta a cazzo di cane :D
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мooncнιld || naмgι
Storie brevinaмgι ❤ naмjoonхyoongι One shot scritta in un profondo momento di tristezza, con mono in loop in sottofondo. ¡angst!