Capitolo 6

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Natale era alle porte e Draco aveva ormai preso i suoi ritm.
 Si svegliava presto e scendeva in Sala Grande per la colazione, dandosi appuntamento con i suoi compagni di stanza e qualche altro primino delle altre case, compresa Sunshine, con la quale aveva istaurato un rapporto d’amicizia pari quasi a quello di Harry, Ron ed Hermione.
 
-Draco, che abbiamo alla prima ora? –chiese, Sunshine affiancando la serpe.
 
 –Allora, abbiamo incantesimi per due ore e poi pozioni. –rispose il ragazzo.
 
 –Già e nel pomeriggio io ho trasfigurazione e tu erbologia –finì la ragazza sorridendo.
 
-Dai muoviamoci o rischiamo di arrivare tardi. –si inserì Jim, spintonando il suo compagno di stanza, per poi fare strada fuori la Sala Grande.
 
-Ehi Potter!!! Dove pensi di andare? Da quanto è che non senti il tuo paparino? – li fermò Carton, sogghignando.
 
-Carton che vuoi, non hai lezione? –ribatté velocemente Jim, mettendosi d’avanti al compagno.
 
 –Sta zitto pulce e scansati. –diede man forte Johan, spintonando il ragazzo.
 
-Che volete? Lasciateli in pace… -disse serio Draco, spostandosi davanti a Sunshine a mo’ di protezione.
 
 –Chi ti credi di essere Potter? O dovremmo dire Malfoy… -disse Carton in direzione dell’altro ragazzo.
 
-Già Draco, come dovremo chiamarti? Prendere il cognome di Potter è stata proprio una tattica ben studiata…per un figlio di Mangiamorte. –ribatté Johan, scoppiando a ridere prima di sparire seguito da Carton.
 
-Ragazzi, ma chi erano quelli? –chiese Sunshine, avvicinandosi a Draco, che da quando i due erano spariti non aveva parlato ancora.
 
-Quelli sono Carton e Johan Nott/Pakinson… i figli adottivi di Pansy Pakinson e Theodore Nott. Due Serpeverdi. –Rispose per  Elliott.
 
-E cosa volevano da Draco? –domandò ancora la ragazza curiosa.
 
 –Non lo sappiamo, sono da un paio di mesi che prendono in giro Draco, infastidendolo. –rispose questa volta Jim.
 
-Ma perché i profess…- tentò di indagare la ragazza.
 
 –Basta Sun! Entriamo in classe, dimentica questa storia. –sbottò Draco, mettendo fine al discorso ed entrando in classe.
 
-Ragazzi, ma che gli è preso? – domandò entrando in classe la ragazza.
 
 –Tranquilla, nemmeno noi lo sappiamo che gli prende ma, quando quei due lo prendono di mira, diventa scontroso e si isola. – spiegò Jim, sedendosi di fianco all’amica, mentre Elliott affiancava  Draco.
 
 
 
Le due ore di incantesimi passarono nel silenzio più totale, Draco prendeva appunti e rispondeva alle domande, come se niente fosse successo.
Il suono della campanella segnò la fine della lezione.
 
 –Draco, puoi prestarmi i tuoi appunti? Io mi sono distratto a metà lezione. –chiese Jim, fermandolo sulla porta.
 
-Certo amico tieni, credo di aver riportato tutto. –disse Draco, porgendogli i suoi appunti.
 
La giornata trascorse senza altre interruzioni da parte dei fratelli Nott.
 
 
 
 
Un paio di giorni dopo, Draco e i suoi compagni di stanza stavano tornando di corsa nella loro sala comune quando.
 
-Drachetto dobbiamo parlarti, vieni con noi. –disse Carton, trattenendolo per un braccio.
 
 – Che vuoi Nott? Lasciami in pace. –disse freddo Draco, riprendendo la strada per il dormitorio.
 
-Ragazzino ti ho ordinato di fermarti! –urlò il ragazzo, serrando ancora di più la presa sul suo braccio.
 
- Ehi lascialo stare!!! –ribatterono Jim e Elliott in soccorso del loro amico.
 
-Voi due pulci vedete di evaporare,  vi avverto: voi non ci avete visto o passerete dei guai seri anche voi. –intervenne Johan, affiancando il fratello.
-Carton, andiamo via dai corridoi, credo che la torre di astronomia sia il luogo ideale, per scambiare quattro chiacchiere col nostro Draguccio. –finì il più grande, mentre con poco tatto si trascinavano dietro Draco.
 
-Che volete da me, ma che vi ho fatto? –iniziò a chiedere spaventato Draco, mentre lo portavano in cima alla torre.
 
-Esisti! E ora fa silenzio, che se ci scoprono sono guai. –disse cattivo il più grande dei fratelli Nott, dandogli uno schiaffo.
Draco, ancora sotto shock per la percossa subita, di lasciò trascinare su per le scale.
 
-Dimmi, non ti ricorda niente questo posto?  Un figlio di mangiamorte dovrebbe ricordarselo, soprattutto un Malfoy- disse Johan, mentre inchiodava il biondo al muro con un incantesimo.
 
-Non so di cosa state parlando, io non so niente!! –iniziò a singhiozzare il ragazzino.
 
-Non piangere ragazzino, mi domando come faccia Harry Potter a guardarti in faccia, dopo quello che la tua famiglia gli ha fatto. –urlò Carton, godendo del terrore dipinto sul viso del ragazzo.
-Sei un assassino Draco, tuo padre non te lo ha detto? Chiedigli chi hai ucciso su questa torre. –disse ancora Carton, avvicinandosi pericolosamente.
 
-Io non ho ucciso nessuno, vi prego lasciatemi stare, che c’entra mio padre… -chiese tra le lacrime, mentre le corda andavano lentamente allentandosi.
 
-Povero piccolo bambino, non ha ucciso nessuno dice!!! Chissà cosa direbbe il suo paparino se sapesse quello che tra un po’ succederà su questa torre!!! –disse Johan, intrappolando Draco tra le braccia.
 
-No, lasciatemi vi prego … che volete farmi? – urlò il biondino dimenandosi, mentre Carton gli strappava la divisa.
 
-Niente … solo un piccolo tatuaggio, niente di permanente, ma per un po’ diciamo che lo sentirai come marchiato a fuoco, può darsi che questa sensazione ti sia famigliare. –rispose Johan, mantenendolo il più fermo possibile, mentre suo fratello gli incideva il tatuaggio sul petto.
 
-Ora voglio vedere come reagirà tuo padre!! Se avrà ancora il coraggio di guardarti in faccia. –disse Carton, terminando il suo lavoro, mentre il fratello lasciava finalmente la presa sul ragazzo.
 
-No! Non è vero! Cosa mi avete fatto… -continuava a ripetere tra le lacrime Draco, mentre il tatuaggio bruciava sulla pelle, indietreggiando pericolosamente verso le scale.
 
-Ti abbiamo dato solo il disprezzo che ti meriti, saresti dovuto morire con i tuoi genitori… - dissero in coro i fratelli.
 
Draco, confuso ed impaurito continuò ad indietreggiare e quando il piede non trovò più appoggio, perse l’equilibrio rotolando per due rampe di scale, perdendo i sensi e rimanendo inerme al suolo.
 
-Carton, è caduto ora che facciamo? –chiese Johan, affacciandosi a vedere il corpo immobile del biondo, riversato ai piedi delle scale.
 
-Andiamocene, noi non ne sappiamo niente e i piccoletti non parleranno, hanno troppa paura –disse il più grande, prendendo Johan per mano e sparendo, lasciando il ragazzo incosciente.
 
 
 
……………………………………………………
 
 
 
-Capitano Potter, voglio congratularmi con lei per la buona riuscita della missione. –disse il primo ministro, porgendogli la mano.
 
-Grazie Signore, ma il merito non è solo mio, la mia squadra ha contribuito a pieno. –rispose Harry, mentre elogiava i suoi sottoposti.
 
-Certo capitano, ora lei e la sua squadra potete tornare a casa per riposare, ve lo siete meritato. –disse l’uomo sorridendo.
 
 –Grazie signore, ci vediamo fra due giorni. –esordì Potter, congedandosi insieme alla sua squadra.
-Ragazzi avete fatto tutti un ottimo lavoro, ora tornate a casa a riposare. –disse il moro, prendendo la strada per il suo ufficio.
 
-Harry!!! – l’urlo di Ron lo fece bloccare a metà corridoio.
 
-Ron che succede, mi hai fatto prendere un colpo, Hermione e i bambini stanno bene? –chiese in apprensione Harry, vedendo il rosso con una strana espressione.
 
-Si amico, Herm e i bambini stanno bene… il problema è un altro… mi ha chiamato la preside, dice che ha provato a contattarti, ma non eri raggiungibile –disse riprendendo fiato Ron.
 
–E’ successo qualcosa a Draco? Parla Ron che diamine voleva la preside? –disse alzando la voce.
 
-Draco è ricoverato nell’infermeria della scuola, non so altro, so solo che devi andare subito ad Hogwarts – disse d’un fiato Ron, mentre Harry apriva il camino nel suo ufficio.
 
-Ron io vado… ti faccio sapere, grazie amico. –disse il moro, sparendo tra le fiamme.
 
 
 
……………………………………………………….
 
 
 
-Professoressa McGranith!! –chiamò Harry, uscendo dal camino.
 
 –Potter, finalmente è riuscito a venire –salutò la donna avvicinandosi.
 
-Cosa è successo a Draco? –chiese Harry, accorgendosi solo in quel momento che nell’ufficio della preside erano presenti anche altri professori.
 
-Harry, per prima cosa calmati, Draco è in infermeria, ma non è questo il motivo per cui ti abbiamo mandato a chiamare. –disse il Professor Lumacorno, passandogli una fiala di pozione calmante.
 
-Non devo calmarmi, voglio andare dal mio Draco adesso!! – alzò la voce il moro.
 
 –Hai ragione Harry, vieni ti accompagno io. –intervenne la preside, conducendolo in infermeria.
 
 
 
 
-Draco, vuoi dirmi cosa è successo? –chiese per l’ennesima volta Madama Chips, mentre cambiava le fasciature al capo del ragazzo.
 
-Niente, ve l’ho già detto … sono caduto dalle scale, sono inciampato. – rispose ancora dolorante il ragazzo, trattenendo a stento una smorfia di dolore.
 
-Draco!!! – la voce di Harry risuonò in tutta l’infermeria.
 
Nell’udire la voce di suo padre, Draco sbiancò.
 
 –No! –disse sottovoce, sperando che l’infermiera udisse il suo disappunto.
 
-Signor Potter abbassi la voce, siamo in un infermeria, non credo ci sia tutto questo bisogno di urlare. –lo riprese la donna, avendo sentito il “no” di Draco.
 
-Scusi Madama, dov’è mio figlio? –chiese più calmo Harry, notando anche la presenza di Neville.
 
-Suo figlio sta riposando, ha subito un trauma cranico, si è rotto un braccio e ha lividi e contusioni su tutto il corpo –disse la donna, zittendo il moro.
 
-D’accordo, ma si può sapere cosa è successo? –chiese spazientito Harry, mentre la donna tirava la tendina sul letto del ragazzo.
 
-Te lo spiego io, Harry, ma non qui, andiamo nello studio di Madama Chips. –intervenne Neville, facendo strada.
 
-Neville, che sta succedendo? Per favore spiegami. –disse l’Auror, sedendosi sulla sedia.
 
-Harry, stamattina abbiamo trovato Draco riverso a terra, ai piedi della scala che porta alla torre di astronomia, pensiamo sia caduto …- iniziò Neville.
 
– Che diavolo ci faceva lì? Sbaglio o ai primini quella zona è vietata? –lo interruppe Harry, mentre le immagini della morte di Silente si facevano largo nella sua mente.
 
-Infatti, Draco da quando è arrivato non ha mai aggirato le regole… Noi abbiamo provato più volte a chiedergli cosa fosse successo, ma lui continua a dire che voleva vedere le stelle e mentre scendeva è scivolato. –spiegò Neville poco convinto.
 
-Nev cosa c’è che non ti convince? –chiese, notando la confusione dipinta sul viso dell’amico.
 
 –Harry, io sono dell’idea che Draco non sia caduto, ma al contrario, qualcuno deve averlo spinto, quando vai a salutarlo controllagli il braccio destro, a me sembra ci sia il segno di una mano. –spiegò il professore serio.
 
-Chi può essere stato Nev… -chiese calmo l’Auror, preoccupato per il ragazzino.
 
–Non lo sappiamo ancora, ma questo non è tutto…Ora non dare di matto, ma Draco ha un tatuaggio sul petto, non è niente di permanente, lui non ha voluto dirci niente a riguardo…-
 
-Neville di che tatuaggio si tratta? –chiese il moro bloccando la frase, mentre un idea andava a formarsi nella sua mente, facendolo ribollire di rabbia.
 
-Harry, Draco ha disegnato sul petto il “marchio di Voldemort”, quello dei mangiamorte. –disse velocemente Neville, sigillando la porta, per impedire all’amico di fare una strage.
 
Harry a quella notizia, rimase pietrificato.
 La sua forza magica ribollì nelle vene, le luci nello studio iniziarono a tremolare.
 
-Neville apri quella porta, subito. –disse, cercando di mantenere la calma.
 
 –Harry non posso, devi calmarti. –cercò di farlo ragionare il professore, avvicinandosi.
 
-Neville ti ho detto “apri quella maledette porta” prima che la faccia saltare per aria. –minacciò l’Auror, alzandosi e facendo cadere la sedia con un tonfo sordo.
 
-Harry ti prego, Draco è già abbastanza spaventato…ora ha bisogno del suo papà, no dell’Auror e nemmeno dell’Harry Potter di sette anni fa… -disse l’ex Grifone, assicurandosi che almeno in parte l’amico si calmasse.
 
-Va bene, posso riuscirci… ora apri quella porta. –rispose il moro, mentre l’altro eseguiva l’ordine.
 
 
 
 
 
-Harry, sono appena arrivata, Ron mi ha detto di Draco, come sta? –chiese Hermione buttandosi tra le braccia dell’amico.
 
-Non lo so Mione, ora vado a vedere, per favore posso stare da solo con lui? – chiese il moro con tutto il suo autocontrollo.
 
-Signor Potter, Draco è sveglio… la prego non gli dia addosso, è spaventato, anche se non vuole dirci il perché. –lo informò l’infermiera, lasciandogli libero il passaggio, richiudendo la tendina.
 
 
 
-Ehi piccolo! Come ti senti? –chiese Harry, accarezzandogli i capelli biondi.
 
–Sto b…bene, mi dispiace che tu sia dovuto venire. –rispose mogio Draco, tentando di coprire con il braccio sano il tatuaggio sul petto.
 
-Draco, mi spieghi cosa è successo? –chiese Harry, osservando le cinque dita impresse sulla pelle diafana del ragazzo.
 
-S…sono inciampato, e sono c…caduto, è stata colpa mia… -disse il ragazzo, trattenendo le lacrime.
 
-Piccolo, lo sai che non voglio che tu mi dica bugie…. Quindi te lo richiedo di nuovo: perché sei andato sulla torre, ma soprattutto con chi? –ripeté la domanda, sentendo il suo autocontrollo vacillare.
 
-Te l’ho detto papà, è stata colpa mia, perché non mi credi? –mentì, mentre le lacrime cominciarono a scendere.
 
-Non ti credo Draco, perché mi stai mentendo… e poi cos’è quella cosa che hai sul petto? –chiese l’Auror, alzando la voce, indicando il tatuaggio che faceva capolino dalla camicia.
 
-Un…tatuaggio …- mormorò spaventato il ragazzino.
 
- e che cosa rappresenta? –chiese il moro, aprendogli con forza la camicia, strappandogli i bottoni.
 
-Mi ricorda te e la tua abilità di parlare il serpentese. –mentì il biondo, non sapendo cosa quell’affermazione avrebbe scatenato di lì a poco.
 
-Davvero?! E sentiamo quando ti avrei dato il permesso di fartelo? – chiese Harry, cercando di mantenere la calma.
-Senti, ma che vuoi, tu non sei nemmeno il mio vero papà, di che ti impicc… -uno schiaffo gli bloccò la frase, lasciandolo interdetto.
 
Harry dopo sette anni aveva avuto l’ardire di picchiare Draco.
 
-Te lo dico io cos’è quello! –urlò indicando il marchio, mettendo in allarme Madama Chips, Neville, la preside e Hermione.
 
- Quello Draco, è il marchio con il quale Voldemort chiamava a sè i suoi mangiamorte… è un cosa oscena! Ma che mi potevo aspettare da te… sei uguale a tuo…-
 
 –HARRY!!!!!!! ADESSO BASTA! –Urlò Hermione, impedendo all’amico di continuare.
 
Draco ormai piangeva a dirotto, Harry era furioso con lui, Carton e Johan avevano ragione su tutto e forse era vero che aveva ucciso qualcuno.
Quei pensieri lo portarono a singhiozzare sempre più forte, tanto che ne Neville e nemmeno l’infermiera riuscirono a calmarlo.
 
-Harry, ragazzo ascoltami, ora come ora sei arrabbiato e ti capiamo, ma Draco non ha colpa, sta proteggendo qualcuno ne sono sicura… ora devi ritrovare la calma e calmare il tuo Draco… è il TUO DRACO, che ha bisogno del SUO papà. –rimbeccò la preside, tentando di far ragionare l’ex Grifone, senza riuscirci.
 
-Harry ti prego, Draco non la smette di piangere. –lo chiamò Hermione .
 
 –Non ce la faccio Mione, quel marchio … mi sembra di riavere Draco Malfoy davanti a me… lo stesso ragazzo, che odiavo. –disse Harry, abbracciando l’amica.
 
-Si Harry, ma vedi anche lo stesso ragazzo, che hai sempre amato… lo avevo capito sai, tu eri innamorato di Draco, per questo sette anni fa lo hai preso con te. –disse calma la donna.
–Harry, che tu lo accetti o no… tu ami pure questo Draco e non solo come padre… quindi va’ da lui e cerca di farti dire tutto, ma con calma anche se ci vorranno giorni. –finì prima di dargli un bacio sulla guancia –Io ora torno a casa, non fare lo stupido. –disse prima di sparire.
 
-Herm ha ragione amico, va da lui. –lo spronò Neville, spingendolo verso il letto di Draco.
 
-Draco! –lo chiamò Harry, gli si strinse il cuore a vederlo singhiozzare, sembrava tornato indietro, quando lo aveva preso dall’ospedale.
-Ehi piccolo, adesso basta piangere…guardami. –disse Harry con tono calmo, ricevendo un segno di diniego dal ragazzo.
-Draco, scusami non dovevo alzare la voce, su vieni qui tesoro, sono qui come sempre. –disse il moro, sorridendo non appena un uragano biondo gli si arpionò al collo.
 
-Scusa, non volevo farti arrabbiare… -singhiozzò Draco, nascondendo il viso nel collo dell’uomo, la mano di Harry si infilò tra i loro corpi, andandosi a posarsi sul marchio, che iniziò a pulsare.
-Ahi! –si lasciò sfuggire il ragazzo.
 
–Draco ti fa male, vero piccolo? –chiese Harry, scostandoselo un pochino da dosso, per vedere il marchio.
 
-Mi brucia solamente, quando qualcosa lo tocca. –rispose, inghiottendo l’ennesimo singhiozzo.
 
–Sdraiati un attimo tesoro, voglio provare una cosa. –disse l’Auror, facendo stendere il ragazzo interamente sul letto.
 
-Harry che vuoi fare? –chiesero in ansia la preside e Madama Chips, alle sue spalle.
 
 –Devo controllare solo una cosa… Draco se ti fa male devi dirmelo subito, ok? –chiese, mentre Draco annuiva.
 
L’Auror chiuse gli occhi, posando leggermente la mano sul tatuaggio, sentendo il potere della magia, che ne scaturiva.
La traccia di chi lo aveva marchiato era ancora molto nitida.
 
–Papà basta, mi fa male. –sussultò il ragazzo, trattenendo un urlo di dolore.
 
Harry mise fine al contatto, traendo un respiro profondo e riaprendo gli occhi.
 
-La bacchetta, che è stata usata per incidere il tatuaggio, prima di formulare l’incantesimo, ha lanciato un Incarceramus… non è permanente, ma al contatto con un corpo estraneo sfrigola come se al momento del contatto qualcuno stesse incidendo a fuoco il marchio. –spiegò Harry concentrato.
 
-Non puoi fare niente? Nemmeno risalire a chi ha lanciato l’incantesimo? –chiese Neville, avvicinandosi al letto.
 
 –Mi dispiace Nev non posso, potrei provare ad inibire il dolore fino a quando l’incantesimo non sparirà, ma gli farò male, per far sì che funzioni, dovrei tracciare tutto il marchio. –spiegò l’uomo, mentre Draco lo guardava tremante.
 
-Fallo! Papà ti prego fallo, fa malissimo. –disse quasi supplicando il ragazzo, prendendo la mano del padre.
 
 –D’accordo piccolo, ma devi resistere un po’, ce la puoi fare? –chiese preoccupato l’Auror.
 
-Ci posso provare. –rispose flebile il ragazzo sdraiandosi.
 
 –Nev, cerca di tenerlo fermo il più possibile –ordinò il moro, mentre iniziava a tracciare con la bacchetta il marchio.
 
Faceva male, malissimo.
 
 –Papà, basta non ce la faccio!! –urlò il ragazzo, riprendendo a piangere.
Neville, grazie alla sua stazza, riusciva a tenerlo quasi immobile, mentre Harry arrivava fino alla fine del tatuaggio.
 
-Fatto! Draco ho finito, tra un po’ dovrebbe farti meno male fino a sparire. –lo rassicurò il moro, prendendolo tra le braccia.
 
-Harry, mancano meno di una settimana alle vacanze natalizie, se vuoi puoi riportarlo a casa anche adesso, credo sia la cosa migliore da fare. –disse la McGranitt, sorridendo.
 
-Draco vuoi tornare a casa? –chiese il moro.
 
 –Si, ma posso prima salutare i miei amici, per favore? –chiese provato il ragazzo.
 
-Certo tesoro, appena ti sarai vestito andremo nel tuo dormitorio a prendere le tue cose e a salutare i tuoi amici. –confermò Harry, baciandogli la fronte.
 
-Bene, il professor Paciock accompagnerà Draco nei sotterranei, mentre lei, Signor Potter verrà con me a firmare i documenti per il prelevamento anticipato del ragazzo. –disse la McGranitt seguita da Harry, mentre Neville aiutava Draco a prepararsi.
 
Lo avrebbe portato a casa e lì avrebbero parlato con calma.
 
 
 
……………………………………………………….
 
 
 
In quei tre mesi, che era stato ad Hogwarts, Grimmund Palace era rimasta identica.
 
Draco sapeva che, non appena suo padre si fosse calmato del tutto, ci sarebbe stata una di quelle riunione padre-figlio, dove era soprattutto il ragazzo a dover parlare.
Harry teneva il ragazzo tra le braccia, cercando di non fare pressione sui lividi, che ancora non erano guariti.
Optò per portare il ragazzino nella camera patronale, nel suo letto.
 
 –Draco, ora resterai buono a letto, io scendo in cucina, dopo chiamo Zio Blaise, che verrà a visitarti… e dopo non voglio sentire storie, mi dirai tutto quello che voglio sapere. –disse duro il moro, lasciando la stanza.
 
Draco rimase sconcertato dall’espressione di puro odio, che era comparsa sulla faccia di Harry.
 
“Cosa era successo sette anni prima? Chi era veramente… ma soprattutto chi aveva ucciso?” quelle erano le domande, che gli affollavano la testa fino a quando un fracasso di piatti e bicchieri rotti aleggiò nell’aria.
 
 
 
 
Harry non appena mise piedi in cucina, lasciò finalmente uscire la sua magia, a pagarne le conseguenze furono soprattutto i piatti e i bicchieri.
 
-Harry sei in cucina? –Hermione uscì dal camino, sentendo la confusione provenire dalla cucina decise di indagare.
 –Harry, per Merlino che è successo qui? Tesoro, stai bene? –chiese apprensiva la donna, notando un piccolo graffio sulla guancia dell’amico.
 
-Si Herm, ho solamente perso il controllo della mia magia per un secondo… -spiegò l’Auror, lasciandosi scivolare esausto lungo il muro, su un tappeto di cocci rotti.
 
-Harry fai attenzione, potresti farti veramente molto male. –intervenne la donna, iniziando a riparare alcuni piatti.
 
-Herm, non riesco a calmarmi, sono passati sette anni, ma quel marchio mi fa sempre un certo effetto… ma vederlo di nuovo deturpare la pelle perfetta di Draco, e il suo continuo mentirmi, mi sta mandando fuori di testa. –disse il moro, alzandosi da terra ed iniziando a camminare per la cucina come un animale in gabbia.
 
-Harry, calmati ti prego, non puoi farti vedere da Draco in questo stato, lui non sa nulla della guerra e delle conseguenze…-provò a farlo ragionare l’amica.
 
 - Devo raccontargli tutto Mione, ma prima voglio sapere che cosa è esattamente successo sulla torre di Astronomia. –disse serio Harry, aggiustando i restanti cocci e rimettendo tutto in ordine.
 
-Potter!! Scusami, Neville mi ha appena informato di Draco, come sta? Ma soprattutto tu come stai? –chiese Blaise, entrando nella cucina.
 
-Ciao Blaise, volevo chiamarti per farti dare una controllata a Draco. –rispose Harry, all’indirizzo del medico.
 
-D’accordo, ma tu come stai? Sento un fortissimo flusso di magia in questa stanza. –chiese Blaise, avvicinandosi.
 
-Non è successo niente, ho perso per un attimo il controllo della mia magia, ma ho risolto –rispose il moro, ricambiando lo sguardo.
 
-Vieni! Andiamo da Draco, Harry –disse il medico, facendosi strada da solo.
 
 
 
 
Draco intanto si era riaddormentato, dopo l’ennesimo sfogo di pianto.
 
-Povero ragazzo, ha pianto poco prima di addormentarsi, vediamo se riesco a visitarlo senza svegliarlo, -disse Blaise, aprendo la camicia del ragazzo.
 
Alla vista del marchio, si lasciò sfuggire la bacchetta dalle mani, indietreggiando.
 
 –Ora capisci, perché ho perso il controllo, Blaise? – chiese il moro, posando la mano sulla spalla dell’amico.
 
-Harry, cosa è successo, perché Draco ha il marchio? –chiese sconcertato il medico, attendendo una risposta.
 
-Non lo so Blaise- bisbigliò Harry.
 
 – Zio Blaise…- lo chiamò Draco, ridestato dal brusio delle voci nella camera.
 
-Ehi Draco… si può sapere cosa ti è successo? –chiese Blaise avvicinandosi.
 
–Sono caduto per le scale della torre di astronomia. –mentì per l’ennesima volta, spostando la sguardo su Harry, che ricambiò con sguardo truce.
 
-Sei sicuro? Perché questi lividi su braccio sono cinque dita…quindi la bugia non sta in piedi… vuoi dirmi cosa è successo? –richiese per l’ennesima volta Blaise, finendo la visita.
 
-Niente, sono caduto. –continuò a mentire, evitando gli sguardi di entrambi gli adulti.
 
 –Se non ne vuoi parlare non sono problemi miei, ma mi hai deluso Draco, sul serio. –disse il medico, rimettendo la bacchetta a posto e lasciando la stanza, seguito da Harry.
 
 
 
………………………………………………………
 
 
 
Un paio d’ore dopo, quando sia Blaise che Hermione decisero di andarsene, Harry si preparò psicologicamente ad affrontare Draco.
Hermione lo aveva convinto a raccontargli tutto dall’inizio.
 
Salì verso la sua camera, sicuro che dopotutto Draco era ancora il suo bambino.
 
-Draco, sei sveglio? –chiese l’Auror, entrando in camera e richiudendo la porta.
 
Draco sapeva che il momento della verità era arrivato.
 
-Sono sveglio –disse semplicemente, mettendosi a sedere.
 
 –Bene, perché adesso dobbiamo parlare. –disse Harry, prendendo la sedia dalla scrivania e sedendosi di fianco al letto.
 
Forse quella era l’occasione per sapere se le cose che i fratelli Nott gli avevano riferito, erano vere o no.
 
-Papà prima di parlare posso farti una domanda? –chiese alzando lo sguardo, per incontrare quello verde smeraldo dell’uomo.
 
-D’accordo, ma solo se dopo tu rispondi ad una mia domanda. –rispose Harry, intavolando il discorso.
 
-Ok! Io chi ho ucciso sulla torre di Astronomia? –chiese a bruciapelo Draco, notando lo stupore sul viso di Harry.
 
-Chi ti ha detto queste cose Draco? Le stesse persone, che ti hanno buttato giù dalle scale? –chiese l’Auror, avvicinandosi al ragazzo.
 
-Non mi hai risposto Papà… chi ho ucciso sulla torre? –chiese di nuovo il ragazzo.
Harry a quel punto si alzò dalla poltrona solo per spostarsi a sedere al fianco di Draco sul letto, così da poter parlare faccia a faccia.
 
-Draco, tu non hai ucciso nessuno –sussurrò Harry, sfiorandogli con un dito la mandibola –o almeno… non hai ucciso nessuno… in questa vita… -aggiunse, posando l’indice sotto il mento del ragazzino, così che i loro occhi potessero incontrarsi.
Draco rimase fermo, ancora più confuso.
 
-Questa…vita…? –chiese con un filo di voce, fissando suo padre con gli occhi sbarrati e la bocca socchiusa.
 
-Tu lo sai che io non sono tuo padre. –riprese  l’Auror, sedendosi meglio sul letto e spostando una gamba per girarsi completamente.
 
-Tu sei Harry –disse quasi intimidito il più giovane, stringendo le mani in grembo ed arrossendo alla lieve pressione della coscia forte di Harry contro il suo piede coperto dalle lenzuola.
 
-Draco, i tuoi genitori sono morti quando eri piccolo, ma non ti ho mai detto il perché… -riprese a parlare Harry.
 
-Mi dicesti che un uomo cattivo li aveva uccisi, prima che tu riuscissi ad uccidere lui… -bisbigliò Draco.
 
Era un bambino curioso e aveva una zia fissata con lo studio, sapeva tutto quello che c’era da sapere sulla seconda guerra magica.
Sapeva di come “Colui-che-non-deve-essere-nominato” avesse tentato di dominare il mondo magico con la forza, uccidendo babbani e maghi filobabbani, di come le strade di Diagon Alley fossero divenute vuote e tristi, dai negozi distrutti e chiusi, per paura di essere i prossimi.
Zio George aveva perso il suo gemello durante la guerra e tutta la famiglia Weasley un figlio e un fratello, ma quello che sembrava soffrire di più per la perdita era Zio George.
 
Harry non era mai sceso nei particolari, a volte quando erano in giro, cercava anche di non farsi riconoscere, aveva perso così tanto, che ora Draco si sentiva in colpa a costringerlo a raccontargli quella storia.
 
-Ora sei tu la mia famiglia –sussurrò il ragazzino, giocherellando con l’orlo del lenzuolo.
 
 –Ma la tua vecchia famiglia, Draco, non ha fatto cose belle…loro…tua madre ti ha voluto bene fino all’ultimo secondo, anche quando ha salvato me…lei pensava a te…al suo Draco… -disse piano l’Auror, posando il palmo caldo della mano destra sulla guancia del ragazzino.
 
-Come lo sai? –chiese affascinato Draco, incatenando il suo sguardo a quello di Harry
 
Gli occhi di Harry erano cosi verdi e profondi e per un momento si chiese se gli occhi dell’uomo, che l’aveva cresciuto, fossero sempre stati così intensi e stupendi.
 
-Perché quando mi scontrai con Voldemort nella foresta e l’urto mi gettò a terra, tua madre mi chiese se il suo Draco fosse vivo e io volli fidarmi, annuii e lei mentì per me, dicendo che ero morto… -era doloroso per Harry raccontare quegli eventi.
 
Sette anni non erano un lasso di tempo abbastanza grande.
 
-Ma io ero piccolo… -soffiò spaventato il ragazzino.
 
–Draco tu sai che è per salvarti da un incantesimo, che i tuoi genitori sono morti… -provò a rassicurarlo l’uomo, scivolando lungo il bordi del letto, sfilandosi le scarpe e mettendosi a sedere contro la testiera del letto –Quell’incantesimo ti avrebbe ucciso, invece ha avuto un altro effetto –si interruppe un attimo allungando le braccia e sollevando Draco, così da metterlo seduto sulle sue ginocchia, con il fianco contro il suo petto e gli occhi a contatto.
Erano così vicini, che il giovane poteva sentire il calore del corpo del padre, il respiro bollente contro la tempia e l’addome duro e allenato.
 
-Che effetto? –chiese ipnotizzato Draco.
Sentiva lo stomaco sotto sopra, le gote arrossate e la testa leggera, gli occhi fissi sulle labbra socchiuse di Harry.
 
-Tu avevi la mia età Draco, avevi diciotto anni…e tuo padre l’estate dell’anno prima, ti aveva costretto a prendere il marchio, a diventare un Mangiamorte… -esalò distrutto l’uomo –Lucius, tuo padre, ti costrinse a far entrare i mangiamorte ad Hogwarts al nostro sesto anno e tu…tu non potesti rifiutarti…ma sulla Torre di astronomia, quando puntasti il preside con la bacchetta…non l’hai ucciso tu… -disse addolorato stringendosi forte al petto il corpo del suo Draco. –Severus aveva fatto un patto con tua madre, e in nome di un accordo con Silente, lanciò lui l’anatema…tu eri e sei…troppo buono per uccidere qualcuno… -concluse, posando un bacio sul capo biondo del ragazzino – e poi al Manor, quando ci catturarono…tu mentisti per me…dicesti di non conoscermi e mi desti la tua bacchetta. –ridacchiò Harry.
 
-La stessa che ho io ora? –chiese curioso Draco, sollevando la testa ed incontrando nuovamente gli occhi del padre.
 
-Si, quella è tua… -ma Harry non sapeva cosa altro dire.
 
Gli occhi di Draco erano così grandi e lucidi, persi nei suoi.
 Il suo bambino.
 Lo stesso bambino, che gli aveva offerto la mano sul treno, ma che ora era lì tra le sue braccia.
 
-Ti voglio bene Harry, e mi dispiace averti mentito… non lo farò più te lo prometto, ma non costringermi a dirti la verità, ti prego papà… -sussurrò Draco, sporgendosi appena, incontrando le labbra dell’Auror con le sue.
 
Un lieve tocco, appena un incontro.
 Fu così breve, che quando Draco si allontanò, scappando poi via dalla camera, Harry si chiese se fosse successo davvero.
 
Per quella volta avrebbe fatto finta di niente, ma niente l’avrebbe fermato dall’ indagare…
Qualcuno si era divertito a far del male al suo Draco e lui lo avrebbe trovato, a costo di setacciare tutta Hogwarts.
 
 
……………………………………………………
 
 
 
Era notte fonda, Harry si rigirò per l’ennesima volta nel letto, senza riuscire a prendere sonno.
 
Dopo la chiacchierata con Draco e il quasi bacio, il ragazzo si era rintanato in camera sua, Harry era andato a chiamarlo per la cena, ma lui aveva risposto di non avere fame e che si sarebbe messo a dormire.
Quando l’Auror, prima di andare a letto, si era sporto dalla porta della camera di Draco, lo aveva trovato addormentato, gli occhi cerchiati per il continuo piangere, gli aveva rimboccato le coperte baciandogli la fronte, per poi andare a dormire.
 
Un lamento catturò la sua attenzione, facendolo alzare dal letto, sembrava un pianto e proveniva dalla camera di Draco.
 Lentamente aprì la porta, usufruendo solo della luce della sua bacchetta, trovò il ragazzo che si dimenava in preda ad un incubo.
 
 
-Draco! Draco calmati, tesoro è solo un incubo…va tutto bene… -disse l’uomo, accarezzando la fronte sudata del biondino.
 
-Papà!!!! –urlò Draco, ridestandosi e lanciandosi inconsciamente tra le braccia di Harry, dando via ad un pianto liberatorio.
 
-Calmati tesoro, non è successo niente… ci sono io … era solo un incubo. –sussurrò l’uomo, mentre “cullava” il ragazzo per farlo calmare.
 
-Papà scusami, non volevo svegliarti… -disse senza lasciare la presa sul corpo dell’uomo, l’ampio torace e le braccia muscolose di Harry gli davano sicurezza e protezione.
 
-Tranquillo Draco, non stavo dormendo… - disse, alzando con due dita il mento del ragazzo, incatenando i suoi occhi con quelli argento dell’più piccolo –Vuoi raccontarmi di che trattava il tuo incubo? Vedrai che dopo starai meglio. –disse calmo Harry, accarezzandogli il viso, facendolo arrossire.
 
-Ero rimasto solo, Zio Blaise e gli altri mi avevano abbandonato, perché sono un Malfoy, ma non mi importava…ma quando anche tu mi hai guardato schifato e te ne sei andato mi sono sentito morire, non voglio che te ne vada, non voglio restare da solo…io mi sono accorto di volerti molto bene, ma non è lo stesso bene di prima, è qualcos’altro… e l’idea che anche tu mi abbandoni mi fa stare male!! –la voce giungeva ovattata alle orecchie di Harry, colpa del suo pigiama che attutiva ogni parola, ma Harry sentiva ugualmente.
 
-Draco, io ci sarò sempre per te e non ho intenzione di abbandonarti, ti ho detto quelle cose, per farti capire il mio comportamento alla vista del tatuaggio, e darti modo di fidarti di me! Non so se quello che provi per me sia solo l’amore, che un figlio nutre per la figura paterna o altro, ma è troppo presto per saperlo, sei ancora un ragazzino… -disse l’Auror imbarazzato –se vorrai ne riparleremo fra qualche anno, quando avrai le idee molto più chiare. –disse l’uomo, sorridendo al rossore delle guance di Draco.
-Su ora ritorna a dormire piccolo… io sarò in camera per qualsiasi cosa. –disse infine il moro, dirigendosi verso la porta.
 
–Harry, ti ha fatto schifo il bacio, che ti ho dato prima sulle labbra? –chiese a bruciapelo il biondino.
 
-Mi ha lasciato sconcertato, lo ammetto…perché  questa domanda? –chiese il moro sulla porta.
 
 –Perché voglio dartene un altro… -disse il ragazzo, alzandosi di scatto dal letto e buttandosi sulle labbra semi aperte dell’Auror.
 
-Draco ma che… -disse Harry scansandosi a malincuore.
 
 -Dai papà è solo un bacio sulle labbra… non ciò neanche messo la lingua. –disse beffardo il biondino, sorridendo, prima si tornare a letto.
 
-Piccola serpe! –borbottò l’Auror, chiudendo la porta e nascondendo un sorriso ebete sulla faccia.
 
-Notte Papà!!! –urlò Draco dalla camera chiusa.
 
 
 
La situazione gli stava sfuggendo di mano, Draco era ancora un ragazzino e lui era il suo tutore, doveva ricacciare quel sentimento assopito da tanti anni di nuovo nell’angolo più remoto del suo cervello.
 
Domani tutto sarebbe tornato alla normalità, si ripromise.
 
 
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Le vacanze natalizie di Harry e Draco passarono pressoché normali, le cene e i pranzi si suddividevano tra le case dei Weasley, Grimmund Palace e la casa di Blaise e Neville.
 
Harry per tutto il periodo era stato impegnato con il sul lavoro da Auror, un giorno sì e uno no, e Draco passava le giornate con Hermione alla tana.
 
Harry dal giorno del “bacio” cercava di non trovarsi mai da solo con il ragazzo, sempre continuando a trattarlo come un figlio.
Draco all’inizio ci era rimasto male, col passare del tempo aveva veramente iniziato a vedere Harry sotto una luce diversa, i piccoli gesti affettuosi che il moro gli elargiva lo facevano stare bene e desideroso di maggior contatto, ma era anche vero quello che Harry gli aveva detto, che era ancora piccolo per essere sicuro di questo nuovo sentimento, senza contare che i giorni di vacanza erano giunti al termine e l’indomani sarebbe tornato a scuola e siccome Harry le prossime vacanze sarebbe andato in missione Auror, lui sarebbe andato da Nonna Weasley.
 
 
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Il ritorno a scuola non fu così traumatico.
Non appena si smaterializzò al binario 9 e ¾ , venne travolto da Sunshine, che gli piombò letteralmente addosso abbracciandolo.
 
-Dray… che bello rivederti, come sono andate le tue vacanze? –chiese la ragazzo incurante di Harry alle spalle del biondino.
 
-Ciao amico, scusaci ma non siamo riusciti a trattenerla…ma che potevamo aspettarci da una Grifondoro, sempre molto esuberanti ed espansivi. –disse Elliott affiancato da Jim, che ghignava all’imbarazzo di Draco.
 
-Beh non è detto che essere espansivi e Grifondoro sia una brutta cosa, non trovate? –si intromise Harry, vestito da Auror, palesando la sua presenza.
 
-Signor Potter? Quell’Harry Potter? ... Signore è un piacere conoscerla, ci perdoni per non averla salutata–disse imbarazzato Elliott, allugando la mano verso l’uomo, che l’accettò molto volentieri.
 
Quel semplice contatto infastidì non poco Draco, Harry era suo!
O meglio era il suo papà e per quanto Elliott fosse suo amico, doveva limitare i contatti.
 
-Dray! Che succede? Ti sei incupito –chiese la ragazza, avvicinandosi all’amico.
 
–Niente Sun, non è successo niente. –rispose un po’ alterato il biondo, continuando a fulminare la schiena dei suoi due amici, che chiacchieravano tranquilli con Harry.
 
Il fischio del treno interruppe i suoi pensieri ridestandolo.
 
-Su ragazzi, salite prima che il treno parta senza di voi –disse ad un tratto Harry, spedendo entrambi e ragazzi sul treno.
 
-Dray, vado pure io, ti aspettiamo in cabina. –comunicò Sunshine, prima di seguire i due ragazzi diretti sul treno.
 
-Draco è ora! Sicuro che non vuoi dirmi i nomi di coloro che ti hanno buttato giù dalle scale? – chiese Harry, accovacciandosi di fronte al ragazzo.
 
-No papà tranquillo…starò attento. –lo rassicurò Draco, non perdendo di vista le labbra rosse dell’uomo.
 
 - Mi raccomando non fare casini e cerca di tenerti il più lontano possibile dall’infermeria… -disse infine l’Auror rialzandosi.
 
-Te lo prometto… a presto papà e fai attenzione, quando vai in missione. –disse mogio il biondino, abbracciandolo.
 
-Su ora vai –disse Harry, dandogli una scherzosa pacca sul sedere, che fece arrossire il biondo e ridere il moro.
 
Quando anche Draco fu salito sul treno, Harry si smaterializzò direttamente di fronte al ministero della magia.
 
 
 
           
Dal suo ritorno ad Hogwarts erano ormai passati quasi due mesi, Harry era partito per una missione Top Secret e dopo una settimana ancora non si era fatto vivo.
I fratelli Nott non la smettevano di importunarlo con ogni mezzo possibile, Draco cercava di evitali e all’occorrenza rispondeva a tono, finendo però sempre ricoperto di lividi.
 
-Draco devi dirlo ai professori…non puoi continuare a farti conciare in questo modo. –disse furioso Jim, passando il dittamo sull’ennesimo graffio del biondino.
 
-Jim non posso dirlo ai professori, non mi crederebbero e poi manderebbero a chiamare mio padre. –rispose Draco, trattenendo una smorfia di dolore.
 
-Parlando di tuo padre Dray, è proprio un bell’uomo lo devo ammettere, se avessi qualche anno in più, potrei provarci spudoratamente. –intervenne Elliott, alimentando un moto di gelosia nel petto del ragazzo.
 
-Chissà quante persone gli fanno il filo, dopotutto è un Auror… ci pensi amico, quando tornerai a casa potresti ritrovarti con una nuova mamma o un nuovo papà. –disse serio Jim, notando il terrore sul viso dell’amico.
 
-Ragazzi smettetela di parlare di mio padre… lui è off limits… -disse imbarazzato Draco.
 
 –Su Dray, non vorrai tenerlo tutto per te? Non sarai innamorato di Harry Potter? È tuo padre per merlino - lo sfotté Elliott, mentre un pensiero si faceva largo nella sua testa.
 
-In verità non è il mio vero papà, quindi una volta maggiorenne non dovrebbero esserci problemi -disse flebile il ragazzo.
 
-Oddio sei veramente innamorato dell’uomo, che ti ha cresciuto? Come farai amico? –chiese Jim.
 
 –Due giorni prima di natale l’ho baciato, due volte, ma da allora è sempre distaccato e freddo con me…mi tratta bene, ma io vorrei qualcosa di più… dice che sono solo un bambino e che devo crescere ancora un po’, per capire cosa realmente provo!!! –spiegò Draco paonazzo.
 
-Draco, lo sai vero che Harry, essendo il tuo tutore, per colpa dei tuoi sentimenti, potrebbe perdere la tua custodia e il suo lavoro? - lo infornò Jim.
 
A questo non aveva pensato, doveva ammetterlo.
 
-Va bene amico, con noi il tuo segreto è al sicuro… -disse Elliott, dando man forte al compagno di stanza.
 
 
 
-Lo Sapevo… –disse una voce maschile, mentre la porta della camera si spalancava, rivelando Carton Nott sulla porta.
 
-Nott, che ci fai qui – disse Jim, notando Draco sbiancare.
 
 –Taci pulce, quindi il nostro draghetto è gay!! Il figlio adottivo di Harry Potter è gay e per di più innamorato di suo padre. –lo beffeggiò Carton deridendolo.
 
-Carton lascialo stare, non sono affari tuoi… -intervenne Elliott, mettendosi a protezione di Draco, che aveva preso a tremare.
 
-Calma ragazzino, ero venuto per prendermi Dracucciolo, ma credo che tornerò in dietro, di’ addio a tuo padre, Draco … dopo che la gazzetta del profeta leggerà la mia lettera, ad Harry Potter verrà revocata la tua custodia, per sempre. –disse lasciando la stanza ridendo come un pazzo.
 
-No, Carton ti prego… non lo fare!! Mio padre non ne sa niente!!! –urlò Draco, arrancando dietro al più grande, che ormai lo aveva seminato.
 
-Draco!!! Devi dirlo subito alla McGranitt… -
 
-No!! Devo fermarlo, la mia famiglia ha già fatto del mare a Harry, non voglio fargliene anche io! –disse tra le lacrime il biondino, riprendendo a correre per i corridoi.
 
 
 
-Jim che facciamo? –chiese Elliott, mentre fissava il punto dove Draco era sparito.
 
 –Draco non ce lo perdonerà mai… io vado ad avvertire la McGranitt, mentre tu vai a chiamare Sunshine alla torre, ci ritroviamo tutti nella nostra sala comune. –ordinò Jim.
 
-D’accordo amico. – disse Elliott, correndo nella direzione opposta del compagno.
 
 
 
Jim corse come un folle fino all’ufficio della preside, entrandovi.
 
-Signor Smith a cosa devo questa sua intrusione? –chiese la donna, mentre passava delle carte al professor Paciock.
 
-Signora, abbiamo bisogno di aiuto!! Draco è nei guai…Potter… deve avvertirlo prima di domani…dobbiamo fare presto… Draco sta cercando di fermarli… - balbettò il ragazzo, alternandosi per respirare.
 
-Jim ora calmati, cosa è successo a Draco? –chiese Neville, facendo accomodare il ragazzo su una poltrona.
 
-Non dovrei dirvelo è un segreto, ma Draco è nei guai e se loro riusciranno a spedire quella lettera, il Signor Potter potrebbe perdere il lavoro e la custodia di Draco. –disse un po’ più calmo il ragazzo.
 
-Signor Smith, “loro’’ chi? E cosa non dovrebbero spedire? La prego di essere più chiaro. –intervenne la preside.
 
-Non posso dirvi chi sono, ma hanno scritto una lettera, nella quale spiega che Draco è innamorato di suo padre e la spediranno alla gazzetta del profeta in giornata, Draco sta tentando di fermarli, ma non ce la può fare, sono stufo di continuare a curargli tutti quei lividi. –disse stremato il ragazzo.
 
-D’accordo, non ho capito molto, ma ora tu tornerai nei sotterranei, mentre noi ci occupiamo della faccenda… il professore ti riaccompagnerà alla tua casa –disse la preside categorica.
 
-Minerva, dobbiamo avvertire Harry! –disse sottovoce Neville.
 
 –Lo so, ci penserò io, intanto tu avverti Blaise e la Granger, ci vediamo nel mio ufficio appena possibile. –disse la preside, prima che professore e alunno sparissero.
 
 
 
…………………………………………………………..
 
 
 
-Carton ti prego fermati, farò tutto quello che vuoi, ma non mandare quella lettera. –urlava Draco nei pressi della guferia.
 
-Non so che farmene di una sgualdrina Malfoy… a me piacciono le donne e tu non lo sei , ma forse come antistress potresti andare!! –intervenne Johan schiaffeggiandolo.
 
A quella percossa ne seguirono molte altre.
 
 
-Draco!!! Lasciatelo!! Stupeficium!!! –urlò Sunshine seguita da Neville, colpendo Johan dritto al petto, che lasciò andare la presa sul biondino.
 
-Ehi ragazzo… è finita, vedrai che si sistemerà tutt… -la frase di Neville venne interrotto da un gufo, che planando raso terra, portava via con se una lettera.
 
-No!! –scoppiando a piangere Draco, artigliandosi alla camicia del professore.
 
 
……………………………………………………
 
 
 
-Granger! Hai scoperto qualcosa? Neville dice che Draco è sconvolto, non la smette di piangere. –disse Blaise, entrando nell’ufficio di Hermione.
 
-Blaise, calmati ho già mandato una comunicazione a tutte le redazioni, che li citeremo per danni se pubblicheranno qualcosa del genere. –intervenne la donna – e tu lo sai che se mi ci mettessi di impegno sarei capace di farli chiudere seduta stante. –aggiunse.
 
Nessuno doveva toccare Harry, ma soprattutto Draco.
 
Non appena Neville l’aveva informata della calunniata fatta ai danni di Harry e Draco, aveva mobilitato tutti suoi dipendenti per far sì che la lettera incriminata non venisse letta.
 
 
 
Intanto nel pieno di un esercitazione, Harry veniva prelevato dal ministro per cause più urgenti.
 
-Ministro che succede? –chiese il moro, posando il mantello su una sedia.
 
 –Potter sei stato convocato dalla preside di Hogwarts, dice che è una cosa urgente. –rispose enigmatico l’uomo, attivandogli il camino.
 
-Grazie Signore! –disse sbrigativo l’uomo, sparendo tra le fiamme verdi.
 
 
………………………………………………………
 
 
-Signor Potter, per fortuna è arrivato, è successo una cosa orribile. –disse la preside non appena Harry entrò nell’ufficio.
 
-Professoressa, cosa è successo? Draco dov’è? –chiese in apprensione il moro.
 
 –Si calmi, Draco è solamente sconvolto per l’accaduto, ma sta bene…piuttosto deve sapere che due studenti della scuola, hanno ascoltato un discorso  tra il ragazzo e i suoi amici, riguardo il suo conto e questi studenti ne hanno approfittato per mandare una lettera alla gazzetta del profeta, per screditare lei e Draco. –spiegò la donna, sperando con tutte le sue forze, che la lettera non fosse arrivata a destinazione.
 
-Cosa contiene questa lettera? –chiese preoccupato l’Auror .
 
–Una confessione, nella quale suo figlio si dichiara innamorato di lei e che lei ,sotto alcuni aspetti, ne è lusingato. –spiegò la donna seria.
 
-Per merlino, se quella lettera arriva ai giornalisti, mi toglieranno la tutela di Draco –disse preoccupato il moro –Voglio vedere mio figlio, adesso! –disse retorico.
 
-Mi segua –lo condusse la donna uscendo dall’ufficio.
 
 
 
-Draco, adesso basta, se continui a piangere così ti sentirai male –tentò di calmarlo Neville, mentre il ragazzo piangeva su un letto dell’infermeria.
 
-E’ stata colpa mia… Mio padre mi odierà appena saprà della lettera –disse tra i singhiozzi.
 
 –Draco, io non ti odio… non potrei mai farlo piccolo. –la voce calma e rassicurante di Harry, gli fece bloccare il respiro.
 
Lui sapeva già tutto, della lettera e della sua cotta.
 
-Va’ via… ho rovinato tutto… -disse nascondendosi sotto le coperte, alla vista dell’uomo.
 
–Draco, non hai rovinato proprio niente, vedrai che sistemeremo tutto. –disse, mentre scostava le coperte da sopra la testa bionda del ragazzo.
 
-Ma ora mi manderanno via... non potrò più tornare a casa con te. –disse, distogliendo lo sguardo, mentre Harry prendeva il posto di Neville sulla sedia accanto al letto.
 
-Piccolo, ascoltami attentamente…nessuno ti porterà via da me! Non lo permetterò, ma tu devi smettere di piangere, non voglio vederti stare male. –chiese Harry, asciugandogli con un fazzoletto le lacrime.
 
-Ragazzi non posso farvi entrare in infermeria adesso, Draco sta molto meglio e ora tornate nei vostri dormitori. – la voce gracchiante di Madama Chips ruppe l’atmosfera.
 
-Draco, io devo andare a fare un servizio con la preside, ora faccio entrare i tuoi amici, prima che facciano irruzione. –disse l’Auror, alzandosi e dirigendosi verso l’uscita.
 
-Madama, io ho finito li faccia entrare, a Draco farebbe piacere. –la interruppe Harry, sorridendo in direzione dei tre ragazzi.
 
-Grazie Signor Potter!! –dissero in coro, entrando in infermeria.
 
 –Harry conosco quello sguardo, a cosa stai pensando? –chiese la medimaga.
 
 –Voglio parlare con i due ragazzi, che hanno picchiato Draco, voglio interrogarli per sapere il reale motivo delle loro azioni. – rispose freddo l’Auror, lasciando l’infermeria.
 
 
………………………………………………………
 
 
-Harry vedi di andarci piano, sono pur sempre studenti… -lo richiamò la McGranitt, mentre lo accompagnava nell’ufficio, dove vi erano oltre ai professori anche i coniugi Nott-Parkinson.
 
-Era ora! Si può sapere il motivo di questa pagliacciata? Noi siamo gente molto impegnata… -intervenne Theodore Nott, mentre inceneriva con lo sguardo tutti gli occupanti nell’ufficio.
 
-Abbassa le penne Nott, se c’è uno che deve essere adirato quello sono io… quindi chiudi quella bocca, tranne per dire qualcosa di sensato… devo parlare con i tuoi ragazzi. –intervenne Harry, bloccando sul nascere altre proteste da parte dell’uomo.
 
-Tu non interrogherai i miei ragazzi Potter! Loro sono ancora minorenni e se noi non diamo l’autorizzazione tu non puoi parlare con loro –intervenne Pansy fronteggiandolo.
 
-Questo è vero, ma le cose cambiano dal momento che i vostri ragazzi hanno tatuato il marchio nero sul torace di Draco, in quel caso non me ne frega un emerito cazzo se sono minorenni o no, se non collaborate vi sbatto tutti e quattro ad Azkaban per oltraggio a pubblico ufficiale… ed ora se volete avere la decenza di fare silenzio, vedremmo di sbrigarcela nel minor tempo possibile. –sibilò Harry, vedendo i coniugi Nott-Parkinson ammutolire.
 
 
 
Due ore dopo Harry finalmente uscì dall’ufficio con una confessione scritta dai due ragazzi e le scuse dei coniugi Nott, per la precedente presa di posizione contro Potter.
 
-Harry, Hermione ti aspetta in infermeria –disse Neville affiancando il moro, mentre si affrettavano a raggiungere la donna.
 
-Harry! Finalmente sei arrivato, tieni credo che questa sia per te! –disse Hermione, dirigendosi nell’ufficio della medimaga –credo che questa la debba tenere tu! -disse porgendogli una lettera.
 
-Herm sei riuscita a riprendere la lettera? Sei fantastica!!! –disse l’Auror abbracciandola.
 
-Non ho fatto tutto da sola, mi dispiace ma ho dovuto leggerla e forse dovresti leggerla anche tu…Non l’ha scritta Draco, ma il contesto è chiaro. –disse la donna sorridendo.
 
-Grazie Herm, la leggerò con calma a casa stasera…ora vado a dare la notizia a Draco –rispose entusiasta Harry.
 
- Mi raccomando…credo che i sentimenti, che Draco senta per te siano autentici e anche molto forti…Starà a te arginarli fino a che non avrà raggiunto la gusta consapevolezza delle sue azioni. –proclamò la donna prima di salutare l’Auror.
 
 
 
 
-Draco… posso parlarti un attimo in privato? –chiese l’Auror serio, sorridendo ai ragazzi che ancora tenevano compagnia al ragazzo.
 
-Ci scusi Signor Potter, noi andiamo… ci vediamo più tardi Dray… e sta tranquillo, tuo padre ti vuole molto bene. –l’ultima frase, Sunshine la disse sotto voce.
 
Quando, finalmente i ragazzi lasciarono l’infermeria, Harry prese una sedia sedendosi accanto a suo figlio.
 
-Papà cosa è successo? Sei stato via parecchio… -chiese il ragazzo, mettendosi a sedere.
 
 –Diciamo che ho avuto un colloquio molto interessante con i fratelli Nott…e poi Zia Herm mi ha fatto recapitare questa. –disse l’Auror, sventolando la lettera mandata da Carton.
 
-Papà io… mi dispiace non dovevo… non mi manderanno via da te, vero? Harry, è vero? Posso continuare a restare con te a casa tua? – disse incupendosi il biondo.
 
-Casa ‘Nostra’ Draco! Nessuno ti porterà via da me, questo te lo prometto tesoro… -disse Harry, accarezzandogli i capelli biondi.
 
-Davvero posso restare? –chiesese con gli occhi lucidi il ragazzo.
 
 –Si, tesoro, quando l’anno scolastico finirà tornerai a Grimmund Palace, e io ti aspetterò…su ora dormi … io torno a casa… Ho come la sensazione che stasera avrò una lettura molto interessante… -Disse l’uomo sventolando la lettera.
 
-No, Papà non la leggere ti prego, bruciala – disse quasi preoccupato Draco, tentando di prenderla.
 
-Ehi ragazzino, devi farne di strada per riuscire a placcarmi… dai ti prometto che non dirò a nessuno quello che leggerò… e per qualsiasi cosa scrivimi e io arriverò subito. –disse l’Auror, rimettendo il ragazzo imbarazzato sotto le coperte.
 
-Ci vediamo a casa Papà!! Ti voglio bene! –disse il biondino, prima che Harry raggiungesse la porta dell’infermeria.
 
-Anche io te ne voglio, tesoro… ci vediamo a casa –detto ciò si chiuse la porta alle spalle, dirigendosi verso l’ufficio della preside, in modo da poter usare il camino.
 
 

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