Dal giorno della riapertura di Hogwarts erano passati due anni, Hermione e Ron si sono sposati subito dopo il diploma ed erano andati a vivere a pochi isolati da Grimmund Palace.
Hermione studiava per diventare Magi avvocato, mettendo tutto l’impegno, che l’aveva sempre contraddistinta nello studio.
George aveva riaperto il negozio di scherzi, che stava andando a pieno ritmo negli affari.
Blaise e Neville da due anni facevano coppia fissa, con Neville che studiava per diventare professore di erbologia a Hogwarts, mentre Blaise studiava per diventare Medimago.
Harry era riuscito a prendere i suoi MAGO col massimo dei voti ed ora stava facendo la gavetta, insieme a Ron, per diventare Auror.
Draco, dopo la festa, aveva sviluppato un’ossessione per Harry, tanto da non permettergli nemmeno di andare in bagno.
Il moro si era visto costretto a ricorrere all’aiuto di uno psicomago, ora Draco riusciva a dormire nella sua stanza, senza causare fastidi al papà.
Riusciva a stare con i Weasley, Blaise e pure con Neville, per intere giornate a patto che dopo chiunque di loro lo riportasse indietro, che dopo un po’ di coccole lo spediva a giocare o, se era tardi, a dormire.
Il bambino adesso aveva sei anni e come al solito era in ritardo per la scuola.
-Draco, muoviti, che oggi ti accompagna Blaise a scuola. –urlò Harry dalla tromba delle scale.
-Nooooo! Papà perché non puoi accompagnarmi tu alla scuola babbana? –chiese il bambino, scendendo al piano terra, abbracciando il papà come ogni mattina.
-Tesoro, stamattina ho il corso al ministero, non riesco ad accompagnarti piccolo, mi dispiace. –rispose mogio il moro, sapendo quanto il bambino ci tenesse ad essere accompagnato da lui.
-D’accordo, ma quando torno, tu sei già a casa? –chiese sempre con un po’ di timore Draco.
-Sì, tesoro, e se ce la faccio ti vengo a prendere… su ora vai, che Blaise è arrivato. –lo spronò facendogli notare l’effettiva presenza della macchina del moro di fronte casa.
-Va bene, ciao papà… -disse sfiorandogli la guancia con le labbra.
–Draco, ricorda di controllare la tua magia. –disse il moro prima di vedere il bambino entrare in macchina con Blaise.
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-Ehi amico, che hai sei pensieroso? Problemi con la tua ombra –disse Ron spintonando Harry, mentre entravano in classe.
Per sfottere il loro amico, George e Ron, avevano preso l’abitudine di chiamare in modo scherzoso Draco ‘ombra’.
-No Ron, con Draco va tutto bene…piuttosto hai ripetuto gli incantesimi per la lezione? –chiese per cambiare discorso.
-Cavolo amico, abbiamo sconfitto Voldemort, per chi mi hai preso? –rise Ron prendendo posto.
Le ore passavano fra teoria e pratica.
Harry come al solito se l’era cavata egregiamente, mentre Ron stava avendo qualche difficoltà.
Il suo pensiero andò ad alcuni mesi prima, quando aveva iscritto Draco alla scuola babbana, la maestra era una magonò quindi, anche se il piccolo perdeva il controllo, c’era chi sapeva come comportarsi.
“Accompagnarlo a scuola era divertente, vedere gli occhi vispi di Draco cercare i suoi compagni, spintonare un amico e poi voltarsi per dargli l’ultimo saluto, prima di superare il cancello scolastico.
Solo due anni prima l’aveva preso con se, combattendo contro la “sindrome da abbandono” come l’aveva chiamata Molly all’epoca e con tutti i disastri, che ne erano conseguiti.
Ancora rideva se pensava che i primi tempi non poteva neanche andare in bagno, che quella piccola peste bussava alla porta spaventato con un tremolante –Papi ci sei? – per poi ridacchiare felice nel sentire la sua voce.
Adesso invece andava correndo e scappando, infilandosi deciso nel cancello scolastico e salutandolo con un sonoro “Ci vediamo a casa papi”, seguendo l’orda di bambini.
Era cresciuto così tanto il suo bambino.”
-Signor Potter! Signor Potter è ancora tra noi? –disse il professore di incantesimi, sventolandogli la mano davanti agli occhi.
-Cos…Uh sì! scusi professore –rispose imbarazzato Harry, ritornando in sé.
–Bene, la lezione è finita, potete andare e Signor Potter … bella dimostrazione, ma la prossima volta resti con i piedi per terra. –disse l’uomo prima di congedarli.
-Amico andiamo a prenderci una Burro birra, prima di tornare a casa? –chiese Ron insieme ad altri due ragazzi del corso.
-Scusa Ron, ma devo passare a prendere la piccola peste a scuola, scusate ragazzi… sarà per la prossima volta –si scusò il moro, prendendo la strada opposta.
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-Papaaaaaà! Sei venuto!!! –gli corse in contro Draco, spintonando i compagni per raggiungerlo.
–Cucciolo ti sei divertito a scuola? –chiese Harry, prendendo il suo bambino in braccio.
-Signor Potter, potrei scambiare due parole con lei? –chiese la maestra avvicinandosi.
–Certo Signorina, è successo qualcosa? Draco ha fatto qualcosa? –chiese preoccupato il ragazzo.
-Oddio no, è un bambino stupendo, volevo solo farle vedere questo –disse la donna, mostrandogli un foglio piegato a metà
-Draco, vai a giocare con i tuoi compagni, io vengo subito. –disse il moro, mettendo a terra il bambino che, lasciatogli lo zaino, corse a raggiungere un paio di amichetti.
-Che cos’è? –chiese il moro, indicando il foglio.
–E’ un disegno, oggi ho dato come compito ‘il disegno della persona, a cui si vuole più bene’ e lui ha disegnato lei con mantello e bacchetta, per questo i suoi compagni lo hanno preso in giro, dicendogli che la magia non esiste e per poco non ha perso il controllo della sua magia. –spiegò la donna, abbozzando un sorriso.
-Capisco, gli parlerò non appena arriviamo a casa, grazie… -rispose Harry, porgendole di nuovo il disegno.
–No Signor Potter lo tenga… e non lo sgridi per aver quasi usato la magia, è solo un bambino. –disse la maestra, prima di tornare nell’edificio.
-Draco!!- urlò Harry richiamandone l’attenzione - Vieni andiamo a casa. – aggiunse, avvicinandosi al bambino e prendendolo in braccio.
-Papà che ti ha detto la maestra? –chiese ad un certo punto il piccolo, notando il silenzio dell’uomo.
-Mi ha fatto vedere il tuo disegno e mi ha raccontato che hai quasi usato la magia, perché ti avevano offeso. –rispose serio Harry, osservando il bambino pensieroso.
-Papà io non volevo, non l’ho fatto apposta, ma loro dicevano che la magia non esiste…ma io so che non è vero. –tentò di spiegare il bambino, con fin troppa enfasi.
-Lo so piccolo, ma vedi ci sono cose, come la magia, che bisogna tenere nascoste, mi capisci piccolo? Ci sono persone, che non capirebbero. –spiegò Harry, baciando la fronte del bambino.
-Ho capito, ma sono stato bravo a fermarmi prima di fare la magia, vero? –chiese speranzoso Draco, mentre entravano in casa.
-Sì, Draco, sei stato bravissimo, vai a lavarti le mani, che tra un po’ Kreacher metterà il pranzo in tavola. –disse il moro posandolo a terra.
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Dopo aver mangiato, Harry pensò bene di portare Draco a Diagon Alley per staccare un po’.
Doveva prendere dei documenti al ministero e inoltre voleva approfittarne per vedere qualche suo vecchio amico.
-Harry!!! Ciao come stai? –urlò Seamus, abbracciando il suo ex compagno di casa.
–Ciao Seam, quanto tempo! Io sto bene, te? –ricambiò il moro, invitandolo a sedersi attorno al piccolo tavolino della gelateria, dove lui e Draco si erano accomodati in attesa dell’arrivo dell’altro ragazzo, a cui avevano dato appuntamento pochi minuti prima.
-Ciao, come butta cimice? - sfottè Seamus, provocando indignazione nel corpo del bambino.
Quel ragazzo, stava troppo attaccato al suo papà, lo abbracciava e parlava con lui in un modo che a Draco non piaceva.
–Cimice ci sarai tu e non toccare il mio papà. –rispose cattivo il bambino, chinando il capo sotto lo sguardo inquisitore del moro.
-Non ci pensare amico, è normale essere geloso del proprio papà, vero Draco? E poi devo ammetterlo che non sei per niente male Harry. –disse con nonchalance l’ex Grifondoro ridendo.
-Papà voglio andare a casa adesso!!! –interruppe la conversazione Draco, tentando di salire sulle gambe di Harry.
-Draco sto parlando, aspetta un attimo. –rispose il moro, facendolo sedere sulle sue gambe.
-Ti dà molti grattacapi amico? –chiese il ragazzo indicando il bambino.
–No affatto, si comporta esattamente come un bambino di sei anni. – rispose sicuro il moro.
Entrambi gli ex Grifoni parlarono per buone due ore, prima che Harry e Draco tornassero a casa.
-Non mi piace quel tuo amico. –sbuffò il biondino, mentre usciva dalla vasca da bagno, aiutato dal padre.
-Perché? Non ti ha fatto niente di male mi pare. –chiese Harry, abbottonandogli l’accappatoio.
–Non faceva altro che toccarti e abbracciarti … e a me non piaceva. –disse con imbarazzo il bambino, mentre alzava le braccia, per permettere ad Harry di mettergli la maglia del pigiama e portarlo a letto.
-Capisco piccolo! –disse il moro sorridendo prima di prenderlo in braccio per portarlo a letto.
Come sempre Harry si stese nel lettino accanto a Draco, coccolandolo e aspettando che si addormentasse.
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Quattro anni dopo.
Draco sta frequentando la quinta elementare e l’anno successivo avrebbe dovuto frequentare Hogwarts. Harry era molto fiero di lui, dei suoi ottimi voti a scuola ed dell’indole socievole.
Nel frattempo Harry aveva passato gli esami ed era un Auror in carriera.
Ron ed Hermione erano diventati genitori di Rose, una bellissima bambina di due anni.
-Papà sono a casa! –salutò Draco, correndo ad abbracciare Harry, fermandosi dopo un po’ per un crampo alla pancia.
–Draco che succede? –chiese il moro, dopo cinque anni aveva imparato a capire, guardando solamente il viso del suo bambino, se qualcosa non andava.
Era da un paio di giorni che il bambino accusava dei lievi dolori addominali, ma quella mattina i dolori si erano accentuati.
-Nulla Papi, quando lo Zio Blaise mi è venuto a prendere a scuola, ho pensato che fossi andato già a lavoro –mentì, sperando di farla franca dallo sguardo indagatore di suo padre.
-Se lo dici tu mi fido, ora va’ a lavarti le mani, che pranziamo. –rispose Harry, poco convinto dalla spiegazione appena ricevuta.
Non poteva dare un’altra preoccupazione al padre, già aveva molto da fare a lavoro e non voleva che per colpa sua, rinunciasse a qualche missione e al lavoro, che tanto amava.
-A che ora devi andare a lavoro? – chiese Draco, mangiando svogliatamente una forchettata di maccheroni al sugo.
-Tra un paio d’ore tesoro, il tempo necessario per farmi una doccia ed accompagnarti da Zia Hermione. –spiegò Harry, mentre finiva il pranzo.
-Va bene, posso portarmi i compiti, così ho il fine settimana libero? –chiese mogio il bambino.
–Certo, sono sicuro che Zia Herm sarà ben contenta di darti una mano, ma solo se mi dici cosa è successo, da quando sei tornato da scuola sei strano. –disse Harry, avvicinando una mano alle labbra di Draco, pulendolo dal sugo rimasto.
Quel semplice gesto paterno, fece battere forte il cuore del bambino, che non riusciva a capire cosa gli stesse succedendo.
Erano da quasi due settimane che ogni gesto amorevole, che riceveva da suo padre, lo faceva sentire strano, desideroso di prolungare quel momento, ma non capiva perché.
Quella strana sensazione si era accentuata durante una lezione a scuola, in cui si era parlato della riproduzione e del sesso.
Del suo disagio aveva preferito non parlarne con suo padre, l’argomento lo imbarazzava.
-Draco, mi stai ascoltando? –chiese Harry, sventolandogli la mano davanti agli occhi, attirando la sua attenzione.
-Cos…Si scusa papà dicevi? –chiese, abbozzando un sorriso imbarazzato.
–Tesoro sei tutto rosso, non avrai mica la febbre? Devo far venire Blaise? –chiese il moro con apprensione.
-No papà, sto bene, ho solo un po’ caldo. –disse Draco col cuore, che gli batteva a mille.
Cosa gli stava succedendo?
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-Ciao Harry, ciao Draco!!! –li salutò Hermione, l’addome che andava appena arrotondandosi, mostrando i segni di una seconda gravidanza.
-Ciao zia Mione, Rose dov’è? –chiese i biondino imbarazzato, quando la mano di Harry andò a posarsi sulla sua spalla.
-È in camera a vedere la televisione, puoi andare se vuoi. –disse la donna, vedendo il ragazzino sgusciare via dalla presa del padre.
-Ciao papi. –disse prima di sparire nella stanza.
-Harry che sta succedendo? Draco mi sembra strano. –chiese la Hermione, mentre Ron scendeva con indosso la divisa.
-Sono pronto, scusa amico, andiamo? –li interruppe Ron.
–Ciao Ron, comunque Herm non so cos’abbia, sono diverse settimane che è strano, stavo pensando di farlo visitare da Blaise. –rispose il moro, mentre si rimetteva il mantello.
-Aspetta ancora un po’ Harry, vedo se riesco a parlargli io prima, lasciamoci Blaise come ultima carta da giocare. Voi due filate a lavorare! –disse Hermione salutandoli, prima di sospingerli verso il camino.
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-Amico che è successo? Che c’entra Blaise? – chiese Ron, mentre entravano nel ministero.
–Nulla Ron, penso che Draco abbia qualcosa che non va, sono due settimane che è strano e poi ho notato che negli ultimi giorni non mangia molto. –Spiegò il moro, mentre firmava il registro presenze.
-Sai, forse farlo vedere da Blaise non è una cattiva idea dopotutto. –ipotizzò il rosso prima di entrare in ufficio.
Anche quel giorno, passò tranquillo.
I corridoi erano silenziosi, interrotti solo da qualche ticchettio di scarpa dalla suola più dura o dal mormorio di colleghi, che attraversavano il piano diretti all’ascensore o all’ufficio del capo Auror dall’altra parte del piano.
Era tutto troppo tranquillo, quasi irreale.
Le pratiche, che stava controllando erano semplici, erano solo documenti da convalidare e inserire nelle apposite cartelline, così da poterle mandare in archivio una volta per tutte.
Harry era così preso dalla meccanicità del suo lavoro, di firma e inserimento in cartellina giallastra, da saltare quasi all’urlo di Hermione proveniente dal corridoio.
-Harry! Corri, Draco sta male…- esordì l’amica, quando il moro la raggiunse di corsa poco fuori il proprio ufficio -ho chiamato Blaise, ma purtroppo stava facendo una visita, arriverà a casa tua appena avrà finito, ho lasciato Neville a fargli compagnia. –disse Hermione, accettando il bicchiere d’acqua, che il marito, attirato dal trambusto, le stava porgeva.
-Grazie Herm, ora vado tanto ho finito il turno… ci vediamo a casa? –chiese il moro, mettendo il mantello e attivando subito il camino.
-Recupero le mie cose e ti raggiungiamo- intervenne Ron, avviandosi nel proprio ufficio di corsa.
- Rose è da Molly, su ora va, penso che Draco preferisca te piuttosto che Neville. –disse la donna, mentre Harry spariva tra le fiamme.
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-Resisti piccolo, Zio Blaise arriverà a momenti e pure tuo padre. –disse Neville, tentando di calmare i singhiozzi del piccolo.
-Zio fa male…Non ce la faccio!!! –disse tra le lacrime Draco, cercando di trattenere i singhiozzi.
-Draco!!! –la voce di Harry, che lo chiamava dal salotto, arrivava spaventata.
-Harry, siamo di sopra in camera di Draco. –urlò Neville, notando il bambino rannicchiarsi in posizione fetale, per via di un altro spasmo doloroso.
-Oddio, tesoro come stai? –chiese subito Harry, scostando alcune ciocche di capelli biondi dal viso di suo figlio.
-Papà non lo so, mi fa male. –si lamentò il bambino, cercando rifugio tra le braccia forti di Harry.
–Calmati piccolo, sono qui adesso, vedrai che presto passerà tutto. –cercò di tranquillizzarlo, mentre Neville misurava la stanza a grandi passi, andando avanti e indietro.
-Neville!! Scusate il ritardo ragazzi, ma avevo un urgenza in reparto. –disse Blaise, entrando nella stanza.
-Grazie di essere venuto Blaise. –disse l’Auror, mentre stringeva ancora il bambino.
-Figurati! adesso vediamo questo giovanotto che ha combinato. –disse scherzando il medico iniziando a visitarlo con la bacchetta.
-Ahi! Zio non spingere lì, mi fa malissimo. –disse flebile il bambino, mentre Blaise gli tastava meticolosamente la pancia.
-Harry, puoi stare tranquillo, non è appendicite per fortuna, Draco è soggetto a stitichezza da stress –spiegò il medico, ricoprendo il bambino con la coperta.
-A cosa è dovuto? –chiese Neville, anticipando Harry.
-Da molte cose, ma nel caso di Draco credo sia dovuto a stress scolastico, ultimamente ti è sembrato sotto pressione, Harry? –chiese Blaise scrutando l’Auror.
-No non mi pare, anche se sono due settimane che è strano, è sempre con la testa tra nuvole -disse Harry, pensando ad altre possibili anomalie.
-Capisco, Draco hai per caso litigato con qualche tuo amichetto? O ti preoccupa qualcos’altro piccolo. –chiese Blaise, sedendosi affianco del bambino.
Draco non poteva dire che era rimasto “colpito”, per non dire traumatizzato, dalla spiegazione del sesso, che avevano fatto a scuola due settimane fa.
–No zio, niente –mentì spudoratamente, rimettendosi sotto il lenzuolo.
-Va bene piccolo…- annuì poco convinto il medimago, facendo poi segno ad Harry di seguirlo fuori la camera -Harry, Draco deve liberare l’intestino, ti consiglio di fargli una peretta, sai quella pompetta che si fa ai bambini, quando hanno problemi a defecare. –spiegò Blaise, facendo apparire una scatola sul palmo della mano del moro.
-Se serve a farlo sentire meglio, facciamolo, non ce la faccio a vederlo soffrire così. –rispose Harry, dando la sua autorizzazione, in quanto tutore del bambino.
-D’accordo, ora dobbiamo dirglielo, deve farla entro oggi. –disse il medico, mentre Harry si avvicinava al piccolo.
-Draco, ha detto Blaise che per guarire da questo brutto mal di pancia, devi fare una “peretta”, preferisci che sia zio Blaise a fartela? –chiese Harry, prendendo in disparte il bambino.
-Non so nemmeno che significa quella parola papà, ma non voglio farla…ho vergogna e se poi mi fa male? – chiese con una nota di panico il piccolo, arretrando contro la spalliera del letto.
-Ehi piccolo, se hai vergogna davanti al tuo papà, te la faccio io. –intervenne Blaise, notando la perplessità di Draco.
-Blaise, non credo sia il caso, non lo vedi che è già spaventato di suo. –lo ammonì Neville.
-No non voglio…Papà, se lo fai tu? Però da soli –chiese rosso in viso Draco.
-Penso sia giusto… Harry sai come fare un clistere, vero? –chiese il medimago.
–Certo Blaise, tranquillo –rispose calmo l’Auror.
-Bene per ora fagliela una sola stasera e vedi se si libera, se no dovrai fargliene un’altra domani mattina, ti consiglio di usare la camomilla, per i bambini è la cosa migliore… Ora io e Neville torniamo a casa, per qualsiasi cosa sai dove trovarci amico. –diede le ultime indicazioni Blaise, prima di smaterializzarsi col suo compagno.
Finalmente da soli, Draco era preoccupato per quella cosa, che doveva fare, aveva una fifa blu, ma su una cosa era sicuro: Harry non gli avrebbe mai fatto del male.
-Draco ti va di cenare? – chiese il moro sorridendo, ridestandolo dai suoi pensieri.
-Non ho fame papà. –rispose, abbassando di poco la testa.
–Hai male alla pancia? –chiese Harry avvicinandosi.
-Un po’, ma… -Draco si bloccò a metà frase, pensieroso.
–Ma cosa, piccolo? Parlami, cosa ti preoccupa? –chiese amorevole Harry, cominciando a preoccuparsi seriamente.
Draco non parlò, ma posò lo sguardo sulla scatolina, che aveva portato Blaise, con timore. Harry intercettato la direzione dello sguardo, sospirò raccogliendo tutta la sua buona volontà.
-Vieni Cucciolo, andiamo in bagno, prima la facciamo e meglio è. –intervenne il moro, porgendo la mano al figlio, mentre con l’altra prendeva la “peretta”.
-Draco, vieni ti aiuto a togliere i vestiti -disse Harry chiudendo la porta del bagno e avvicinandosi.
-Papà e se mi fa male? Io sono piccolo…e… ho paura. –disse l’ultima frase abbassando di molto la voce.
–Tesoro ci sono io qui, ti aiuto io e non ti lascio solo, vedrai darà solo un po’ di fastidio, quando la inserirò – tentò di calmarlo, mentre prendeva un asciugamano dall’armadietto, della vasellina e la camomilla tiepida,
-Vieni piccolo, vieni da papà. –lo chiamò Harry, seduto sul bordo della vasca, mentre il piccolo gli si avvicinava.
Gli tolse i piccoli boxer, denudandolo del tutto, lasciandolo in piedi tra le sue gambe aperte.
–Veni sulle mie gambe Draco… -aggiunse, mentre il piccolo faceva qualche passo tremante.
-Draco devi stare calmo, altrimenti risulta più difficile e più doloroso, fidati… -disse, posizionandosi il bambino sulle gambe, con il bacino più indietro rispetto al proprio, così che il sedere sporgesse nel vuoto tra le sue ginocchia.
-Papà non voglio, ti prego –provò ad impietosirlo Draco, tremando.
–Shhhhhh piccolo, va tutto bene… ci sono io! –ripeté l’Auror, mentre lubrificava il beccuccio della “peretta”, precedentemente riempita con la camomilla.
-Draco adesso iniziamo… -lo avvertì suo padre, mentre con una mano gli allargava le natiche, mettendo in bella vista il suo piccolo buchetto.
Draco era nervoso, ma allo stesso tempo si sentiva strano…
Quando suo padre gli aveva accarezzato il buchetto, ungendolo con la vasellina, uno strano pizzicore era andato ad intensificarsi nell’inguine.
Era un fastidio piacevole.
-Piccolo ora inserisco il beccuccio, darà un po’ fastidio, va tutto bene è normale. – lo informò Harry, mentre faceva un po’ di pressione per far entrare il beccuccio nel sedere del bambino, che d’istinto cercava di tenerlo fuori.
-No papà basta … fa male … toglilo… -urlò Draco, irrigidendosi non appena Harry schiacciò il palloncino pieno di liquido tiepido nel canale vergine del bambino.
-Calmati Draco, abbiamo fatto! Ora devi trattenerla un po’, ci riesci? –chiese, mentre iniziava a massaggiargli il pancino, per stimolarlo, esattamente come aveva detto Blaise.
Draco non rispose, calde lacrime gli rigavano il viso, il massaggio del papà non stava avendo solo un effetto, il fastidioso pizzicore di poco prima all’inguine si fece più insistente, facendolo ansimare appena.
-Papà non ce la faccio più –disse, trattenendosi il labbro inferiore tra i denti.
-Va bene piccolo, liberati lentamente, abbiamo finito –disse l’Auror mettendolo seduto sul water, notando la piccola erezione, in mezzo alle gambe, di Draco.
Il bambino seguendo lo sguardo, notò quella strana reazione del suo pene.
-Papà che mi succede, non sono stato io, fallo tornare normale. –disse il piccolo, indicandosi l’erezione, piangendo.
Harry capito il disagio di Draco, sorrise tentando di calmarlo, con piccole pacche affettuose sulle spalle.
Non servì a molto, perché il bambino iniziò a singhiozzare più forte, nascondendo il viso rosso sulla spalla di Harry.
-Ehi Draco, non devi preoccuparti, è una cosa normale quella che sta accadendo, hai semplicemente avuto un’erezione, tutti i maschietti che stanno crescendo l’hanno, non c’è niente di cui vergognarsi…tra un po’ passerà senza nemmeno che te ne accorga… su ora vieni qui, fatti asciugare così ci mettiamo il pigiama pulito e andiamo a letto, vuoi? –chiese il moro, mentre gli metteva gli slip puliti e il pigiama.
-Papà, posso dormire nel tuo letto? Solo questa volta. –chiese poggiando la testa sulla spalla di Harry, come faceva da piccolo.
-Certo piccolo, andiamo –rispose sorridendo, mentre entrambi entravano nella stanza del moro –Draco ti fa, per caso, male il sedere? –chiese apprensivo Harry, sentendo un gemito mal trattenuto, appena aveva appoggiato il piccolo sul letto.
–No! Sto bene solo… Papà puoi metterti anche tu a letto vicino a me? –lo supplicò il bambino.
Harry non disse niente e con il suo solito sorriso rassicurante, si coricò, lasciando al piccolo la libertà di mettersi con la testa sul suo petto.
-Papa ho voglia di piangere, posso? - chiese, non riuscendo a trattenere qualche singhiozzo.
- Si tesoro sfogati pure, io sono qui- non riuscì nemmeno a finire la frase, che Draco prese a piangere sul petto del suo papà.
Era stato umiliante, ma anche bello provare quelle sensazioni, mentre il suo papa gli faceva la peretta.
Voleva bene al suo papà e tra le sue braccia si sentiva protetto e al sicuro.
Con quei pensieri, cedette al richiamo di Morfeo, dimenticandosi totalmente del suo piccolo incidente in bagno.
Harry osservava il respiro del piccolo farsi più regolare, chiaro segno che si stava dormendo.
Il suo bambino stava crescendo, aveva avuto la sua prima erezione...
Era talmente innocente con quello sguardo spaventato...
Harry si accorse troppo tardi che quei pensieri gli stavano facendo venire un erezione granitica nei pantaloni...
No non doveva pensarci, Draco era il suo bambino.
……………………………………………………
Il mattino seguente, Blaise si presentò nella cucina di Grimmund Palace, dove Harry era intento a fare colazione.
-Buon giorno Harry!! –salutò il medico.
–Ciao Blaise, sei venuto a controllare Draco? È di sopra in camera mia, sta ancora dormendo credo. –disse atono l’Auror, offrendo svogliatamente il caffè al moro.
-Harry qualcosa non va? Stamattina sembri strano –chiese con fare medico.
–Nulla amico, stamattina ho ricevuto una chiamata dalla rappresentante di classe di Draco, credo di aver capito perché è stato male. –spiegò criptico Harry.
-Ehi, hai bisogno di sfogarti un po’ pure tu, racconta… -lo invogliò il ragazzo, sedendosi affianco al moro.
-La rappresentante dice che sono quasi due settimane che tutta la classe di Draco, soprattutto i maschietti, hanno uno strano comportamento, la compagna di Draco dice che due settimane fa a scuola è venuto un uomo a fare una lezione dettagliata sul sesso, sia etero che no, con tanto di immagini e roba varia…questa signora dice che sua figlia, ha iniziato a fare domande mirate su determinati argomenti, mentre buona parte dei maschietti è come traumatizzata… quasi tutti i genitori si sono ribellati… Capisci Blaise? Io lo sto mandando ad una scuola del genere! – finì di spiegare l’Auror, nascondendo il viso tra le mani.
-Harry, Non è colpa tua, Draco sta crescendo ed è giusto che a scuola parlino di certi argomenti, forse non dovrebbero farlo così dettagliatamente, ma è una cosa buona… Ora andiamo a controllare Draco e poi se vuoi ne riparleremo tutti e tre. –disse il medico, riferendosi anche al bambino.
-D’accordo Blaise, andiamo a svegliare quel pigrone. –disse un po’ più calmo Harry, salendo al primo piano.
Nella camera di Harry, Draco dormiva abbracciato al cuscino del papà.
–Draco! Piccolo svegliati… è venuto zio Blaise a visitarti –disse Harry, sedendosi accanto al bambino, mentre si stiracchiava.
-Papà sono stanco –disse Draco, riaprendo gli occhi.
–Lo so piccolo ma è ora di alzarsi…Blaise non può stare tutto il giorno ai nostri comodi. –spiegò Harry, prendendolo in braccio.
-Harry andiamo giù in salotto, parleremo mentre il piccoletto fa colazione. – intervenne Blaise, scompigliando la massa bionda di capelli.
-Papà, non mi fa più male la pancia…Zio non la voglio fare più quella cosa… -disse risoluto Draco, mentre inzuppava un paio di biscotti al cioccolato nel suo latte al cioccolato.
-Questo lo decido io, ma credo che tu abbia ragione piccolo, stai bene adesso, finisci di mangiare che usciamo, così papà può andare a lavoro. –disse Blaise, mentre Harry indossava il mantello da Auror.
-Va bene zio, ciao papà ci vediamo dopo. –disse il piccolo, finendo di mangiare e correndo poi in camera a vestirsi.
-Harry lo porto un po’ in giro e nel caso gli parlo di quella cosa, tu sta tranquillo. –disse il medico, spingendo l’Auror dentro il camino.
-D’accordo tolgo il disturbo… fate i bravi. –detto ciò l’Auror sparì tra le fiamme verdi.Continua …
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A chance to change
RomansLa guerra era agli sgoccioli. O lui o Potter. "Uno non può sopravvivere se l'altro sopravvive, ma prima del fatidico confronto, chi ha tradito deve pagare." La storia non è mia, ma di Miss_McCall. I diritti sono riservati alla autrice. La storia si...