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ℑ𝔩 𝔭𝔯𝔬𝔱𝔢𝔱𝔱𝔬𝔯𝔢

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Punto di vista di Alec.

«Guardami, Alec!» esclama Arianna, cominciando ad arrampicarsi su di un albero con agilità. È incredibile. Non c'è nulla che lei non possa fare, purtroppo.
Questa ragazzina ha la formidabile capacitá di farmi preoccupare per lei abbastanza di frequente.

Abbozzo un sorriso e la osservo «Stai attenta. Non salire troppo in alto, è pericoloso» dico.
«Ti preoccupi per me, Alec?» mi chiede lei, sedendosi e lasciando penzolare le gambe giù dal ramo.
«Se ti accadesse qualcosa, i tuoi genitori mi ucciderebbero» replico, inclinando la testa di lato e sorridendole.
Arianna mi sta cambiando. Questa bambina mi ha salvato dal baratro del dolore in cui stavo precipitando. È lei il mio punto di riferimento ora. Proteggerla è un mio compito.

«Alec, io e te siamo amici?» mi domanda improvvisamente l'ibrido.
Bella domanda. Cosa siamo io e lei? Due individui, due creature che non dovrebbero esistere, due conoscenti, due membri di una stessa congrega, addirittura due alleati. Ma siamo amici? Una veritá scomoda si nasconde dietro il mio sorriso e, soprattutto, dietro le mie amare parole.

«Certo, cara. Saremo amici per sempre» la rassicuro.

Mentire per noi vampiri è un gioco da ragazzi. Il nostro charm ci aiuta, ma la grande dose di insensibilità che ci avvolge il cuore è l'imput per persuadere le fragili menti umane.
Non siamo di certo completamente anaffettivi, ma molti di noi vanno avanti nei secoli fingendo di non possedere più un cuore.

Arianna ridacchia e si alza in piedi, cercando di mantenere l'equilibrio. Mi tremano le mani al solo pensiero che possa scivolare e farsi male.
«Hey, aspetta un secondo, vengo a prenderti io» le dico, dirigendomi a passo d'uomo verso l'albero.
Ovviamente, le mie parole si dissolvono nel vento come se non avessi detto nulla.

Arianna inizia a scendere, ma un ramo si spezza sotto il suo piede e lei si aggrappa a quello superiore nella speranza di non cadere.
«Alec, aiutami! Ti prego, prendimi. Ho paura» grida disperata.

Spaventato a morte, mi posiziono alla base del tronco e protendo le braccia verso di lei.
«Arianna, lasciati andare, ti prendo io. Con me sei al sicuro» le dico, degludendo a fatica.
Non ho mai avuto così tanta paura per l'incolumità fisica di qualcuno, anzi, a dire il vero c'è qualcuno che mi ha ridotto ad essere schiavo delle emozioni umane tanto quanto lei.
Clarissa lo ha fatto. La madre di questa bambina mi ha reso vulnerabile proprio come sta facendo la figlia.

«Me lo prometti? Giurami che non mi lascerai cadere!» sussurra lei.
«Lo giuro. Non ti lascerò mai cadere, Arianna» mormoro io, aspettando che lei allenti la ferrea presa che ha sul ramo per timore di precipitare nel vuoto.
Quando finalmente trova fiducia in me, la ragazzina si stacca dal ramo e mi cade inesorabilmente tra le braccia. L'ho presa. È al sicuro ora.

Pure bloodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora