Qualcuno volò sul nido del mimo.

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Come da prassi, una volta finito di mangiare, Sofia corse a lavarsi i denti. Nel silenzio della casa i suoi passi risuonarono pesanti come quelli di un elefante.

Da sempre una delle sue più grandi paure era quella di diventare un'anziana signora sdentata, ragion per cui la ragazza era molto attenta alla sua igiene orale.

< Se non li lavi almeno tre volte al giorno allora finirai come la signora Mason, che si ritrova con un dente ogni quarto d'ora! >

Il dentista, il signor Crane, aveva riso di gusto mentre diceva quella che a Sofia era sembrata una cattiveria un po' gratuita. Tutti in paese sapevano che la vedova Mason non si trovava nelle condizioni finanziare adatte per potersi permettere un intervento odontotecnico adeguato alle sue necessita.

< Quindi vedi di lavarteli tre volte al giorno, chiaro? > Aveva concluso il dottore strappandosi via i guanti in lattice e buttandoli nel cestino vicino alla poltrona spaziale dove era seduta.

Dopo essersi lavata i denti nel piccolo bagno di servizio, Sofia salì al piano di sopra salendo le scale due alla volta.

La casa dove abitava era davvero enorme. Sua nonna aveva deciso di lasciarla a lei e a sua madre in modo tale che la nipote potesse crescere in un ambiente sano e familiare.

 Questa vecchia villa si ergeva su una costa del monte Punta Rossa, proprio sopra al piccolo paesino di Snowdin. Dalla soffitta, che si trovava al terzo piano dell'edifico, era possibile vedere tutta la catena montuosa fin sotto a valle.

 D'estate, il sole che sprofondava dietro una distesa di aceri rossi, aveva regalato ad entrambe dei tramonti indimenticabili. Sofia non avrebbe mai scordato quei momenti sereni vissuti tra una risata ed una coppetta di gelato alla stracciatella.

Un pomeriggio, il vento trascinò decine di grandi foglie d'acero proprio davanti casa. Madre e figlia le avevano raccolte per poi metterle a seccare tra le pagine di un logoro libro di fiabe che aveva adorato all'asilo. Il risultato non era stato per niente male. A lavoro finito aveva deciso di chiuderle un paio in delle cornici colorate per poi appenderle alle pareti della sua camera.

Ultimamente però quei piccoli quadri le trasmettevano un'innaturale malinconia. Erano lì, immobili, pronti a ricordarle costantemente che quelle giornate spensierate stavano lentamente giungendo al termine. Ogni giorno trascorso infatti, sembrava alimentare in Sofia un senso di sconforto dovuto all'assenza della madre nella sua vita.

Ormai non le raccontava neanche più molte delle cose che la preoccupavano, eventi che le accadevano quotidianamente.

Ad esempio, non le aveva detto che il mese scorso era stata l'unica a non essere invitata alla festa di Jenny Wilkins, oppure che Harry Dudson continuava a bullizzarla sia dentro che fuori scuola. Sia chiaro, non che a Sofia importasse davvero della festa di Jenny Wilkins. Secondo lei quella ragazza era solo una stronzetta spocchiosa. Questo però alla madre non avrebbe potuto dirlo altrimenti le sarebbero toccati almeno tre giorni di punizione. Fatto sta che ultimamente le sembrava che tutto il mondo avesse ordito ad una terribile congiura solamente per farla sentire sola e strana come un alieno sceso in Terra.

"Chi ha meno anni di me non mi capisce. Chi ne ha di più si illude di farlo. Questo è davvero seccante." Pensò Sofia aprendo la porta della sua stanza. 

 Appena entrata notò che tutto era perfettamente in ordine come lo aveva lasciato. La camera, spaziosa e luminosa, conteneva un'infinità di oggetti tra giocattoli, peluche, libri e vestiti.

"Chissà dove ho appoggiato le schede da completare per domani? Cavolo la signorina si arrabbierà di nuovo."Pensò agitata spostando su una sedia alcune felpe abbandonate sopra il letto.

Lo strano caso di Sofia BakerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora