Resta col vento.

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Quando Sofia riaprì gli occhi si accorse che stava  stringendo il nido tra le braccia.

 Il cuore le batteva all'impazzata e sentiva caldo alle orecchie. 

Nonostante fosse precipitata in pochi istanti le sembrava di essere rimasta sospesa in aria per anni.

Come era riuscita a sopravvivere ad una caduta del genere?

"Sono viva? Ma... Dove sono?"

Aveva tenuto gli occhi chiusi per tutto il tempo. Si ricordava di aver gridato, di aver urlato con tutto il fiato che aveva in gola.

 Poi?

 Si guardò intorno. Non poteva crederci. 

La vecchia poltrona del giardino aveva attutito la caduta. Ora si trovava esattamente sotto il suo sedere, ridotta in innumerevoli pezzi. Del legno interno all'imbottitura si era spezzato scheggiandosi, ma fortunatamente i cuscini avevano creato un effetto materasso, proprio come aveva visto certe volte in televisione durante le operazioni dei pompieri.

Radicchio miagolò lagnoso abbassando le orecchie e rizzando il pelo. Doveva essersi spostato giusto in tempo. Sofia guardò in direzione dell'animale. Il gatto se ne stava tutto sulle sue vicino ad un grosso vaso di terracotta arancione dal quale facevano capolino piccoli pomodori rossi.

Appena rimessa in piedi, ancora tremolante e confusa, controllò con attenzione le condizioni del nido.

Fortunatamente la caduta non aveva ferito né lei né i piccoli.

"Sicuramente con questa buona azione mi sono pulita il karma. Gli uccellini sembrano stare bene. Adesso devo solo pensare a tenerli lontani da Radicchio."

Dopo aver controllato che ogni osso fosse al posto giusto, si girò per essere certa di quello che aveva visto. 

La poltrona era stata ridotta ad un ammasso di stoffa senza forma. Il legno spezzato aveva creato due piccole lance molto pericolose. Se Sofia fosse caduta su una di quelle sarebbe sicuramente morta dissanguata.

"Eppure, mi ricordavo che la poltrona fosse dall'altro lato della casa, davanti all'ingressoAnche quando sono tornata a casa ed ho salutato Radicchio lui... lui poi è andato ad appoggiarsi li. Ma allora cosa ci faceva sotto questo albero?"

 Sofia abbozzò un piccolo sorriso, Il secondo della giornata. Il primo era stato alcune ore prima, quando aveva trovato quell'enorme piatto di pasta ad aspettarla.

"Dev'essere stato... un miracolo. Non c'è altra spiegazione." Disse a sé stessa cercando di calmarsi respirando il più lentamente possibile.

Mentre ripensava all'accaduto, gli uccellini iniziarono a cinguettare insistentemente.

< Cosa volete da me? Non sono mica la vostra mamma!>

Malgrado le sue parole, il piccolo trio non sembrava intenzionato a diminuire l'intensità della serenata.

Anche senza piumaggio Sofia li aveva riconosciuti subito. I tre appartenevano alla famiglia del mimo settentrionale. Questa particolare specie veniva chiamata anche con il nome di tordo beffeggiatore, poiché era solita imitare il canto di altri uccelli.

Sarebbe stato un vero peccato averli persi per colpa di un po' di vento. Solitamente la femmina del mimo faceva il nido sul terreno, oppure tra i rovi. Chissà perché questa aveva deciso di mettere su famiglia in un posto così diverso.

 Mentre la testa le si affollava di domande, il vento riprese a soffiare funesto producendo acuti fischi ogni volta che attraversava le foglie delle piante intorno a lei.

Lo strano caso di Sofia BakerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora