Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
HARRY'S POV
Quando avevo deciso di punto in bianco di partire per New York, lasciando ancora un po' di lavoro da fare, e soprattutto allontanandomi così tanto dall' Inghilterra nonostante le condizioni di Robin, avevo temuto che un po' me ne sarei pentito -soprattutto per il mio patrigno.
Ma poi lei aveva aperto la porta di casa di Maryann in quel modo, e non parlavo solo della mise altamente eccitante, bensì del suo sorriso enorme, del suo sguardo stupìto, e di quegli occhi così luminosi e belli...
Oh Signore, rivedere quegli occhi dopo tre settimane mi aveva steso, così come l'aveva fatto il vederla solo con uno stupido telo a coprirla. Per cui era stato inevitabile perdere il controllo, volere a tutti i costi la sua pelle nuda e umida a contatto con la mia, intrufolarmi tra le sue cosce ed andare in fibrillazione al contatto dei suoi seni eccitati con la pelle del mio petto, puntellato da brividi di piacere.
Sam si era addormentata già da un po', in questa camera che mi revocava brutti ricordi; quelli che credevo di aver rimosso ma che invece erano insiti dentro di me, forse assopiti, ma rimembrati dal colore asettico delle pareti e dall'arredamento scarno di quella stanza che non sapeva per niente di lei... di noi.
Non come la mia camera da letto che profumava e sapeva di lei. Quella che oramai consideravo la nostra stanza.
Sam era spalmata sul mio petto, stretta nelle mie braccia come a volerla proteggere da qualsiasi cosa potesse farle del male. Era nuda... ero nudo, col suo respiro che mi solleticava il collo, la sua mano ferma sul mio cuore, ed il suo ginocchio tra le mie gambe, e inconsapevolmente risvegliava tutte le mie voglie. Ancora e ancora.
Avrei dovuto lasciarla dormire, ne ero consapevole, ma ero consapevole anche del fatto che un po' egoista lo ero sempre stato con lei , quindi perché non infastidirla un pochettino?
Avevo cominciato con una mano ad adaccarezzarle morbidamente una spalla. Con la punta delle dita disegnavo leggere forme astratte, facendomi strada lungo tutto il fianco del suo fisico asciutto. Stavo ottenendo l'effetto desiderato; la pelle d'oca me lo dimostrava, e soprattuto il sospiro che era uscito dalle sue labbra carnose e dischiuse quando le mie dita si erano spostate sul suo sedere, strizzandolo quanto più delicatamente potevo.
Stavo cominciando ad accaldarmi fin troppo, ed il fatto che lei si era prima mossa -sfiorando col ginocchio i miei testicoli gonfi-, e che poi si era girata dandomi le spalle, e quindi rivolgendomi il suo didietro, aveva solo alimentato la mia eccitazione portandomi ormai al punto di non ritorno.
Mi ero così messo su un fianco e l'avevo stretta a me; il mio viso affondato nel suo collo, la lingua e le labbra che le stuzzicavano il lobo dell'orecchio. Le mie mani che vagavano delicatamente sul suo ventre e sul suo seno. Il mio membro ormai duro che strusciava tra le sue natiche.
