- Josh Kiszka.
Avevo aspettato tre mesi per quel concerto a Detroit. Tre lunghissimi mesi. E nel frattempo avevo anche finito il semestre al college, quindi me lo proprio meritavo.
Era il concerto dei Greta Van Fleet, la nuova rock band che stava spopolando in tutto il mondo e che mi aveva completamente stravolto la vita. Erano diventati i miei artisti preferiti e, inoltre, mi ero innamorata.
Innamorata di una persona che neanche conoscevo e che, sicuramente, non avrei mai conosciuto nella mia vita: Josh Kiszka.
Sono arrivata davanti al Fox Theatre, c'era tantissima gente e tantissime ragazze che avevo visto su Instagram, tramite i fan account dedicati alla band e, soprattutto, ai ragazzi.«Ciao!» mi ha salutato una ragazza un po' più grande di me, considerando che io avevo ventun anni, aveva lunghi capelli neri «Primo concerto?»
«Ciao...no è il secondo» ho detto, anche se il primo concerto dei Greta Van Fleet a cui ero andata non poteva considerarsi un vero e proprio concerto «il primo è stato a Frankenmuth, anche se non posso considerarlo un concerto in sé per sé.»
«Frankenmuth? Sei della loro stessa città?» ha detto lei, con tono stupito.
«I miei nonni sono di Frankenmuth, io sono di qui, nata e cresciuta a Detroit.»
«Wow! Io sono venuta qui da Boston...un bel viaggetto.» ha riso, era molto solare «Comunque piacere, sono Daisy.»
«È un piacere anche per me Daisy» ho detto sorridendo, nascondendo la mia timidezza «io mi chiamo Daphne.»
«Come? Daphne?» ha detto lei, incuriosita dal mio nome.
«Sì, i miei genitori sono dei professori di greco e latino.»
«Greco e Latino? Oh mio dio, ma sei fantastica!» ha quasi urlato, entusiasta forse troppo, si è spinta verso di me e mi ha accarezzato i capelli «E poi adoro i tuoi capelli! E poi i tuoi occhi sono fantastici!»
Mi sono un po' scostata senza essere scortese, ho sorriso educatamente e ho cercato in tutti i modi di non far vedere quanto stessi in soggezione e in imbarazzo. Non mi piaceva stare al centro dell'attenzione e ricevere complimenti, non sapevo come ringraziarla.
Senza che me ne accorgessi, sono arrivata davanti all'entrata, mi hanno controllato il biglietto e la carta d'identità, poi mi hanno timbrato la mano e mi hanno lasciato entrare. Avevo speso gran parte del mio modesto stipendio da commessa di un negozio di strumenti per comprare il miglior biglietto in vendita, così mi sono ritrovata proprio davanti al palco, al centro, esattamente di fronte all'asta del microfono che avrebbe usato Josh Kiszka.Dopo una mezz'ora, le luci si sono spente, ho sentito dei rumori sul palco e con un improvviso urlo i ragazzi hanno iniziato a suonare. I miei occhi sono stati accecati dalla luce improvvisa e il sorriso di Josh mi ha rapita come ha sempre fatto dal momento in cui l'avevo visto per la prima volta, quattro anni prima, a Frankenmuth.
Il concerto continuava troppo velocemente, Josh stava cantando You're the one e, come se nulla fosse, aveva iniziato a lanciare rose bianche al pubblico, io sono rimasta ipnotizzata dai suoi sorrisi e dai suoi movimenti, dalla sua voce e dai suoi capelli, che non mi sono accorta del fatto che stava aspettando che prendessi la rosa dalle sue mani. La ragazza che mi stava accanto aveva teso la sua mano per afferrarla, siccome vedeva che io non reagivo, ma Josh le ha dato velocemente un'altra rosa presa da terra, mentre con la mano libera aveva afferrato la mia mano tremante. Mi ha sorriso e mi ha posato la rosa sul palmo, lasciandomi un bacio delicato sulle dita chiuse attorno al gambo.
Ho pianto tanto. E ho urlato. E ho lanciato a Sam un paio di Birkenstocks, i miei.Alla fine del concerto, non stavo capendo nulla, ero in uno stato di trance che mi offuscava i pensieri e la vista, ho iniziato a camminare a piedi nudi senza meta e, inutile negarlo, mi sono persa come una stupida.
Mi sono ritrovata in un lungo corridoio che aveva qualche porta a destra e a sinistra, diversi bauli neri addossati alle pareti, ho stretto la rosa che avevo in mano e ho continuato a camminare in avanti. Poi una ragazza vestita di nero con un auricolare all'orecchio mi ha bloccata e mi ha detto:«E tu che ci fai qui?»
«Cosa...?» mi sono guardata intorno «Mi sono persa...per caso sai dov'è l'uscita?»
«Oh...» lei mi ha fatto andare avanti e mi ha fatto segno di seguirla, dopo un po' mi ha indicato una porta con scritto "backstage".
«Cosa? No io cerca-» mi ha subito bloccato con una mano in aria, sentendo qualcosa dal suo auricolare.
«Scusami, ma mi hanno appena detto che devo aiutare a smontare una cosa, aspetta qui ok? Non ti muovere per nessuna ragione, più avanti c'è l'uscita di emergenza.»
Ho annuito, ero troppo sconvolta da tutta quella serata magnifica per muovere un solo muscolo in più, non avevo più forze nei miei muscoli. Riuscivo solo a pensare alla magia di Josh Kiszka.
Mentre aspettavo la ragazza dello staff, mi sono appoggiata al muro accanto alla porta del backstage e ogni tanto odoravo la rosa bianca, sorridendo al pensiero di chi me l'aveva regalata. Ad un certo punto la porta accanto a me si è aperta di colpo e io, ovviamente, mi sono spaventata, saltando in aria e lasciando cadere la rosa di Josh.
Mi sono abbassata, raccogliendola, e appena ho rialzato lo sguardo, ho visto una chioma riccia e un ragazzo vestito in modo stravagante, seguito da altri tre ragazzi bellissimi e che conoscevo molto bene:«Oh, hey.» ha detto Josh, sorridendo e porgendomi una mano per farmi alzare.
«Ehm...» ho abbassato lo sguardo verso la rosa che stringevo in mano mentre cercavo di trattenere le urla.
«Sei la ragazza del front row vero?» ha chiesto lui, Sam si è sporto in avanti e mi ha scrutato con attenzione, notando i miei piedi nudi.
«Mi hai dato i Birkenstocks! Sì, sei tu!» ha detto il più piccolo, sorridendo.
Jake e Danny si sono avvicinati, vedendo che i loro due compagni erano rimasti indietro a parlare con una sconosciuta, io sono rimasta lì a guardarli, innamorata ancora di più di Josh:
«Allora? Come mai sei qui?» mi ha chiesto lui.
«Veramente mi sono persa, sto aspettando una ragazza dello staff.»
«Non sai dov'è l'uscita?» ha chiesto Sam, affiancato da Danny, mentre Jake si era messo vicino a Josh, in quel momento ho realizzato quanto si somigliassero i gemelli.
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Groupies stories
Short StoryQuesta è una raccolta di diverse storie raccontante da diverse donne che, nella loro vita, hanno deciso di intraprendere viaggi in compagnia di famose rockstars. Le storie che vengono riportate potrebbero sembrare davvero inverosimili ma, quando ent...