capitolo 11

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Con Denise è sempre più facile parlare di qualsiasi argomento che non riguardi me.
La vedo sempre più preoccupata ad ogni seduta. Non ne conosco il motivo, di certo non mi tranquillizza. 

Non so se posso fidarmi di lei e ora, sicuramente non posso fidarmi di Erik. 

Josh ha provato in tutti i modi a farmi parlare con lui, ma non posso, non riesco. Mi sono sentita tradita, spaventata nel vederlo con la Smith. Mi ha giurato che non aveva idea di chi fosse, di essere stato ingannato ma come posso fidarmi? E se fosse una trappola costruita appositamente da quella bastarda per manipolarmi e finalmente farmi abbassare la testa in sua presenza? Altre domande, inizialmente pensavo che più tempo avessi trascorso qui e più risposte avrei ricevuto, invece le risposte sono quasi pari a zero e le domande sembrano non finire mai.

-Allora Emma, come stai oggi?-

-Perché?- chiedo a denti stretti -Perché continuate a mentirmi? Perché non avete le palle di dirmi le cose in faccia?- Non so per quanto tempo ancora riuscirò a stare tranquilla, sto per esplodere.

- Lo sai, sono troppe informazioni e per elaborarle tutte ci vuole tempo. A tutti serve tempo per certe cose, non è nulla di personale, parola mia- 

in risposta sbuffo - Vuoi sapere come mi sento veramente, Denise?- la guardo dritta negli occhi, lei mi osserva senza espressioni in volto.

-Mi sento uno straccio, mi sento in trappola, devo sempre guardarmi in torno, non dormo la notte, ho visto Erik, la prima persona gentile che ho incontrato dopo chissà quanto tempo, avvinghiato alla mia carnefice, prima mi insegue implorando di poter spiegare e poi mi supplica di credergli quando dice che non sapeva chi fosse? Come ti sentiresti tu?

- Probabilmente mi sentirei presa per il culo- risponde lei, sincera.

-Esattamente, ecco come mi sento. Mi sento presa per il culo. Mi ripetete che sono più forte di quanto immagini ma apparentemente troppo debole per conoscere la verità, non ti sembra un contro senso, dottoressa?- calco l'ultima parola, non l'ho mai chiamata così ma sono stanca di questi giochetti mentali, sono stufa di tutto.

-Sì, Emma. Hai perfettamente ragione e non ti serve che io te lo dica. Nemmeno io ho più visto Erik e sono spaventata per te.

- E perché mai? Mi stai dicendo che dovrei tornare a vivere sotto al letto perché il mondo esterno è brutto e cattivo e io troppo debole per farcela?

-Emma, sai che non è questo quello che intendo e prima che tu possa ribattere come al tuo solito lasciami dirti una piccola cosa: Erik sapeva chi era la Smith, lo ha sempre saputo. Ha studiato con lei, inizialmente lavorarono insieme ma poi lui si allontanò, disse che era un mostro e non voleva essere parte dei suoi esperimenti. Lei ha sempre avuto una cotta per lui ma non è mai stata ricambiata e questo la distrusse. Decise così di cercare riscatto tramite la ricerca, per provare a farsi notare da Erik ma non ci riuscì mai. 

Si è infiltrata dopo essere riuscita a sapere che eri qui, non so come, non chiedere. Secondo Erik è riuscita ad entrare nel sistema criptato dove abbiamo l'archivio e per legge dobbiamo segnare tutti i dati delle persone che si trovano qui dentro. Erik era spaventato all'idea che potesse trovarti e riprendere a farti del male, così ha provato a fermarla.

-Saltandole addosso e provando a moltiplicarsi?- aggiungo io sarcastica. lei accenna un sorriso alla mia battuta e prosegue - Non posso dirti altro per il rispetto della privacy che il mio lavoro mi impone ma a meno che non abbia mentito anche a me e a Josh, Erik ti vuole davvero bene e non solo per la somiglianza con la figlia, ormai abbiamo tutti imparato a volerti bene e a sopportare la tua saccenza- tira appena i lati della bocca. So che potrebbe aver ragione eppure non mi tolgo dalla testa quella strana conversazione

- Quindi quello di cui parlavate prima che entrassi la volta scorsa, era questo? Che la Smith è stata qui dentro tutto questo tempo e nessuno mi ha detto niente?

- No, non so cosa tu abbia sentito ma nessuno parlava di te, so che sei ancora molto spaventata ma non esisti soltanto tu al mondo- Ribatte Denise. Non ha paura di me, non ne ha mai avuta ma è la prima volta che reagisce così, è sempre stata diretta ma aveva sempre mantenuto un tono abbastanza neutro, mi sento attaccata. Non rispondo, mi chiudo in me, è la cosa più semplice da fare.

-Em, non volevo reagire così, ti chiedo scusa. Non avrei dovuto mancarti di rispetto ma è giusto che certe cose tu le sappia. Sei la protagonista della tua vita ma non del mondo, vale per tutti, anche per me.

- Solo Josh mi chiama Em e tu lo sai. Ti rivolgi in modo brusco a me quando mi hai sempre spiegato le cose senza urlare. Tu non sei Denise.

- Scusa, ti ho davvero spaventata. Ti ho presa a cuore e capita di alzare la voce con le persone a cui tieni, è una reazione inconscia, lo fai quando ci tieni tanto ad una persona e senti che è l'unico modo per tenerla al sicuro.

- Le urla non fanno sentire nessuno al sicuro e io al momento non mi ci sento. Ci vediamo la volta prossima.

- Emma, non devi scappare. Abbiamo sempre affrontato tutto insieme e affronteremo anche questo.

- Ma ti senti quando parli? - sbotto io, non so cosa stia accadendo ma sento i battiti accelerare insieme al respiro.

- Davvero Denise, oggi non riesco a parlare. Ci vediamo la prossima volta, promesso.

Uno strano scintillio le attraversa fulmineo le pupille. Aggrotta in modo quasi impercettibile le sopracciglia, unisce le mani sul tavolo e annuisce tirando gli angoli della bocca. No, non è Denise ne sono sicura.

Lascio la stanza e cerco Josh ovunque ma non lo trovo, di solito cerca sempre di farsi trovare fuori dalla porta alla fine delle sedute con Denise. E' tutto strano, di nuovo, la testa inizia lentamente a girare per la respirazione troppo veloce. Mi aggrappo alla parete ma proseguo verso la mia stanza, mi chiudo dentro e senza pensarci mi stendo sotto al letto cercando di calmarmi. Il buio invade il mio campo visivo e cado in un sonno agitato. 

A butterfly in a jailDove le storie prendono vita. Scoprilo ora