:: p i l o t :: benvenuto a fox river

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Noi siamo all'Inferno, e la sola scelta che abbiamo è tra essere i dannati che vengono tormentati o i diavoli addetti al loro supplizio.

- Albert Caraco

Ho sempre odiato il clima altalenante ed instabile dell'Illinois: con le sue estati calde, gli inverni rigidi e le temperature che mutano all'improvviso. Il freddo pungente mi penetra fino alle ossa, così mi stringo nella mia giacca nera e sfrego tra di loro le mani per evitare l'ipotermia. La primavera ed in particolare aprile è la parte dell'anno che preferisco di meno, la neve scende ancora imperterrita e ricompre Chicago con il suo manto candido e gelido.

Fox River si staglia davanti ai miei occhi, imponente e mastodontica, con le sue mura di mattoni giallognoli ed il filo spinato sopra di esse. Il portone di ferro battuto nero è una barriera invalicabile che divide questo piccolo microcosmo dal mondo esterno.

Succede anche a me ogni mattina. Una volta entrata nel penitenziario, il resto della mia vita rimane fuori da esso, come se mi catapultassi in una dimensione parallela in cui ci sono solo io, gli altri agenti ed i carcerati.

"Buongiorno, agente Jones." Mi saluta Chris Wilson, un simpatico ragazzino di vent'anni con un sorriso allegro. Ha il naso rosso per il clima invernale ed i suoi capelli biondi sono sparati in tutte le direzioni. "Come va oggi?"

"Hey, Chris. Non c'è bisogno di tutta questa formalità." Gli sorrido, anche se ho metà del volto in cancrena per il freddo gelido. "Sto bene, tu?"

Lui annuisce e mi porge un bicchiere di carta con del caffè bollente, latte e tre cucchiaini di zucchero. "Buona giornata, Brooklyn." Mi rivolge un ultimo sorriso e torna nel suo gabbiotto.
Un forte rumore mi avvisa che ha aperto il cancello così mi affretto a varcare la soglia, stringendo la bevanda calda tra le mani.

Con occhio vigile scruto i detenuti che si trovano già nel cortile per la loro ora d'aria quotidiana.
Il vialetto che porta all'interno dell'edificio fiancheggia il prato recintato nel quale i prigionieri si godono la freschezza mattutina.
Uno di loro è appoggiato alla ringhiera e mi osserva con un sorriso strafottente dipinto sulle labbra: "Ciao, zuccherino. Come sei carina stamattina. Non ti andrebbe di divertiti un po' con me?"

È T-Bag.

Non mi scompongono, ho fatto l'abitudine ai suoi commenti vivaci e agli sguardi viscidi che mi lanciano gli altri detenuti.
Mi avevano avvisato che non avrei avuto vita facile in un carcere maschile, quando ho iniziato a lavorare qui.

"Bagwell, tira giù le mani dalla rete sennò sono costretta a tirarti una manganellata nelle palle." Gli rivolgo un'occhiataccia e continuo nel mio tragitto fino alla sala delle guardie. Lui borbotta qualcosa e ritorna ad infastidire qualche giovane prigioniero, offrendogli protezioni in cambio di prestazioni sessuali. Le dinamiche all'interno di Fox River non mi scalfiscono più come un tempo: ognuno pensa solo a sopravvivere.

Prima di iniziare il turno, posso godermi il caffè bollente che ogni giorno mi fa trovare Chris al mio arrivo. Sorseggio tranquillamente il liquido amaro, che mi scalda subito le viscera congelate.
Nella sala ci sono solo il capitano Bradley Bellick e qualche altra guardia.

"Smettila di perdere tempo, Jones. Muovi il culo, oggi arrivano nuovi detenuti." Tuona Bellick. È un uomo sulla quarantina, che pensa che il carcere stia in piedi solo grazie a lui.

"Va bene, capo." Mi raccolgo i capelli rossi come il fuoco in una treccia e calco il cappellino della divisa sulla testa. Getto il bicchiere di cartone nel bidone dell'immondizia e mi affretto a lasciare la saletta delle guardie.

Nello spiazzo asfaltato vicino al grosso caseggiato che ospita le celle c'è parcheggiato un pullman grigio e sgangherato - quello della polizia penitenziaria. Scendono in fila un gruppo di uomini ammanettati. Non li guardo in faccia, mi limito solamente ad evitare che tentino di rompere le righe o di scappare.

Un ragazzo però attira la mia attenzione, si guarda intorno sicuro di sé e scruta minuziosamente ogni particolare di ciò che lo circonda.
È alto, slanciato e molto carino. Anzi, è proprio un bel ragazzo.
I tratti del suo viso sono dolci, in contrasto con il carcere cupo e l'aria minacciosa degli altri detenuti. Ha i capelli rasati ed un piccolo neo sulla tempia sinistra.

Si volta nella mia direzione e punta gli occhi azzurri nei miei. Sono limpidi, chiari come il cielo estivo senza nuvole. Mi sorride lievemente, mettendo in mostra una serie di denti bianchissimi ed un paio di labbra carnose e rosse come ciliegie mature.

"Benvenuto a Fox River." Gli sorrido a mia volta. "Benvenuto all'inferno."

The Guard » Michael Scofield (Prison Break) [SOSPESA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora