Quando mi veniva chiesto da esterni chi preferissi e ogni qualvolta io facessi dei ragionamenti nella mia testa che comportavano uno dei confronti più conflittuali esistenti, quello fraterno, io non ti sceglievo mai. Ma questo tu, C., non lo sai.
Nemmeno ora ti scelgo, ma per il semplice fatto che mi sono accorta che scegliere era sbagliato. Ogni persona ha i suoi valori e io sto scoprendo i tuoi, quelli che che tolgono (per fortuna) sicurezza alle affermazioni che avrei fatto senza pensieri fino a poco tempo fa.
Se ci penso adesso mi sento un po' in colpa, per aver avuto modo di capire questo di te solo da poco tempo a questa parte.
I confronti erano inevitabili: non eri tu quella che concentrava l'attenzione su di me quando entravo, non eri tu quella che veniva ad abbracciarmi per salutarmi, non eri tu quella che si confidava con me. Ti reputavo più lontana, senz'altro amica ma meno affettuosa con me. Mi sbagliavo di grosso.
Io e C. non ci siamo mai scontrate (lettori, capirete che non è una cosa così scontata), il nostro rapporto è sempre stato stabile nella sua pigrizia. Nessuna ha mai fatto un passo verso l'altra.
Ho un ricordo che risulta un pochino confuso: al mio primo allenamento, sono stata accompagnata nello spogliatoio da una persona gentile però imbarazzata quanto me. Il problema è che non ricordo se fossi tu, C. Non vi distinguevo ancora, ma credo proprio fossi tu. Ne sono sicura al 65%.
Quindi posso dire che sei la prima persona che ho conosciuto e la prima che mi ha accolto in un nuovo mondo, il mondo.
Io do molta importanza a queste cose simboliche, infatti sono convinta che questo avvenimento sia significativo nel nostro rapporto. Ho iniziato con te e ti sono legata anche per quanto riguarda il campo, tanto che non riesco più a giocare accanto a nessun altro perché so precisamente come ti muovi tu. Siete in due a provocare in me questo automatismo, e tu sei una di quelle due persone.
Quello che mi ha portata ad aprire gli occhi a ciò che ti caratterizza è stata ancora una volta una mia azione, il che non può che significare che il principale blocco deriva sempre e ancora da me e dalla mancanza di spontaneità che invece ho nei momenti di entusiasmo.
Ero felice in quel frangente e lo eri anche tu come lo eravamo tutte, avevamo vinto, ma io lo ero un dito più di voi, perché non vedevo il campo da mesi e ne avevo bisogno. Un bisogno che ha ripagato me in primis e poi voi. Mai giocato così bene.
Entusiasta di come fosse andata, ho iniziato a dare il cinque a tutte facendo i complimenti: avevamo vinto, altra cosa per niente scontata.
Quando mi sono avvicinata a te, hai ignorato il mio cinque e mi hai abbracciata per lunghi secondi, facendomi i complimenti. È stato uno dei migliori abbracci che abbia mai ricevuto, carico di gioia, di affetto vero e di aspettativa soddisfatta. C., davvero avevi fiducia in me? Davvero si può riporre fiducia in una persona come me, che sono sempre stata quella a cui tutti si dovevano preoccupare di dare indicazioni?
È stato questo che mi ha resa veramente felice, per la stima che ho sempre provato nei tuoi confronti, perché tu sei sempre andata dritta per la tua strada dando esempio di determinazione assoluta, perché tu in quella partita avevi avuto un momento non facile che ti rendeva poco tollerabile. Per questo è stato inaspettato. Perché di tutte le parole che mi aspettavo di ricevere, i tuoi complimenti erano qualcosa di mai concepito.
Prima di andare a casa, poi, siete venute entrambe da me a salutarmi, tu eri nuova a questa cosa. Probabilmente tu non hai dato importanza a nessuno di questi gesti, ma io ricordo ancora la parola che mi hai ripetuto per la seconda volta nel giro di poco. "Brava, -".
Sei stata il motivo della mia felicità per giorni, insieme alla buona prestazione.
Io so che c'è affetto nei tuoi occhi, da quel momento ho imparato a vederlo ogni volta che mi parli. C'è affetto anche quando vieni da me e mi dici: "domani mi faccio venire la febbre e giochi tu". Non che mi aspetti che una cosa del genere accada davvero, la tua assenza sarebbe una mezza tragedia per la squadra intera e tu ne sei a conoscenza, però la tua attenzione nel fare questa battuta a me piuttosto che a qualcun altro è impagabile.
C'è stata poi la sera delle lacrime, in cui hai cercato di estorpiarmi il motivo della mia tristezza a tutti i modi: domande, battute, labbrone e l'abbracciarmi "anche se hai i capelli bagnati".
Mi hai guardata sempre con sensibilità, dandomi la sensazione di voler condividere con me la gioia in un caso, la tristezza nell'altro.
Sei importante, non te l'ho mai detto né dimostrato, ma spero di aver presto l'occasione di farti capire che io ci sono per te come tu ci sei stata per riempirmi il cuore in momenti inaspettati.
Chiaramente quello che fai in campo non è da meno, continuo ad idolatrarti.
Grazie C., di tutto.