Duemilacentosessanta secondi

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La nostra data è il 21 dicembre 2019. Prima ci calcolavamo sì e no. In sole 36 ore sei diventata una di quelle persone a cui affiderei me stessa, perché non sbagli un colpo. Fa quasi ridere a ripensarci, così come ridiamo quando ci mettiamo a riparlare di tutto quello che è successo con in quell'arco di tempo. Talmente tante cose in così poco tempo che sarebbe facile dimenticarsene se non fossimo in due a ricordarcele a vicenda. E riderne come se le stessimo vivendo di nuovo.
Quando sei arrivata io non capivo, non capivo perché te ne stessi in un angolo e non parlassi, e di recente mi sono anche resa conto che io credo di non aver mai sentito la tua voce nei tuoi primi mesi con noi. Poi una volta hai parlato e ricordo precisamente di aver pensato "non è muta allora".
Non mi sono resa conto di quanto tempo avessimo passato insieme il 21 e il 22 dicembre a cercarci in mezzo al gruppo e a ridere, fino a quando, alla fine di tutto, non ci è stato fatto notare. Ho provato una sensazione strana: avevo qualcuno di riferimento anche io. Ed ero il riferimento di qualcuno.
Dopo tutto quello che mi è successo l'anno scorso (e di cui parlerò, ma non a breve), non credevo di poter tornare a stringere rapporti così stretti con qualcuno in particolare nella nostra piccola famiglia, ma le cose succedono improvvisamente e con le persone meno aspettate. E credimi, L., se mi avessero detto che dopo un anno e mezzo assieme saremmo diventate così tanto unite non ci avrei creduto.
Io a volte sono difficile a livello di umore, lo ammetto, e quando allontano la gente non me ne rendo conto. Se dopo poi penso di aver allontanato anche te, che sei capace di rendermi così serena, mi sento tremendamente in colpa.
Ti spingo, ti schiaffeggio, ti tiro i capelli, mi lascio menare, ti rubo le cose dal borsone, ti faccio sbrodolare con l'acqua... cavolo, questo capitolo sarà lunghissimo. Meglio tagliare questa parte, torniamo a noi.
Hai riempito quel senso di vuoto lasciato da quella persona tanto complicata, ma che mi aveva presa, aveva preso tutta me stessa e non credevo di potermi più affidare così tanto. Lo hai riempito rimanendo te stessa, con il tuo modo di fare naturale che mi dà la libertà di comportarmi senza freni inibitori, perché so che tu non lo fai. Non è una cosa da poco, ce ne rendiamo conto solo quando smettiamo di farlo.
Non ho parlato molto di campo, ma non prendertela. La verità è che raramente giochiamo vicine, ma quelle poche volte che l'abbiamo fatto siamo state capace di far funzionare le cose perché anche se hai modi differenti dall'urlare, so prestarti ascolto al momento opportuno senza obbligarti a farlo.
Mi hai legato a te in maniera così forte che, quando arriverà l'epilogo di questa favola, mi hai reso totalmente disposta a seguirvi, dovunque andrete voi.
Non so cosa mi riserveranno i prossimi mesi. Già adesso sento che qualcosa manca in me, ma non voglio che quel vuoto sia ancora e sempre tu.
Non lo do a vedere, non ti esprimo il mio affetto in maniera esplicita, ma bisogno che tu sia una mia certezza.
Non degli ultimi mesi della stagione, ma della vita, un'amica che vorrei avere.

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