4 · Our Choice

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Se per baciarti dovessi poi andare all'inferno, lo farei. Così potrò poi vantarmi con i diavoli di aver visto il paradiso senza mai entrarci. [Shakespeare, Romeo e Giulietta]

Perché proprio quella sera avesse deciso di rileggere una delle più tragiche storie d'amore mai scritte, Levi non lo sapeva.

O forse sì.

La sua non poteva certo essere definita romantica, ma della tragedia aveva tutte le caratteristiche.

La repulsione per lo sporco era quasi stata vinta dalla consapevolezza che per lavare via polvere, sudore e sangue avrebbe dovuto privarsi anche dell'odore di Eren. Perderlo aveva significato ricadere immediatamente in quel fastidioso stato di allerta e disagio, in cui i suoi sensi sembravano tre volte più forti e la pelle bruciava per il bisogno di essere toccata.

Dei passi fecero scricchiolare la poca ghiaia disseminata fuori dalla sua porta.

Levi chiuse il libro, alzandosi in piedi, le orecchie tese per ascoltare. Sperò davvero che chiunque fosse il proprietario di quei passi, proseguisse la sua trafelata corsa giù per la via, in fretta, liberandolo dal fastidio di quel crepitio. Invece quelli si fermarono proprio davanti all'ingresso della piccola casa azzurra e ritmici e trafelati colpi iniziarono ad abbattersi contro il legno levigato.

L'Alpha ringhiò, alzandosi dalla sua poltrona. Di tutte le pessime giornate, quella era decisamente la più lunga a concludersi.

Quando afferrò la maniglia per aprirla, fece in modo che il corpo comunicasse nel modo più chiaro possibile che non aveva alcuna voglia di seccatori, rendendo acre ed intenso il proprio odore.

Eppure non appena ebbe aperto la porta sentì scomparire ogni intento bellicoso.

«Non mandarmi via...» pregò Eren, inspirando profondamente il rifiuto dell'Alpha.

Levi rimase senza parole per un secondo di troppo e l'Omega prese l'iniziativa. Varcò la soglia di quella casa che tante volte aveva osservato da lontano e avvolse le braccia attorno al collo del suo proprietario. L'Alpha stringeva la maniglia della porta così forte che era certo si sarebbe rotta a breve, ma a quel gesto la presa si sciolse nel più naturale dei modi per poter ricambiare l'abbraccio.

Quando le sue mani si adagiarono sui fianchi di Eren, il ragazzo fece un breve suono di fusa, interrotto poi dalle parole che si era preparato in fretta, durante quella corsa.

«Fammi restare.»

Tum-tum

L'aria che circondava il corpo di Eren divenne bollente e dolce quanto il miele che Levi era solito sciogliere nel tè. Il suo viso era rosso per l'imbarazzo e vicino, così vicino che potevano percepire il respiro di uno sul volto dell'altro.

Tum-tum

«Qui?» chiese, consapevole di sembrare un idiota, ma impossibilitato a reagire in alcuna altra maniera.

«Sì. Con te.»

Tum-tum

«Eren...» Levi si sforzò di mantenere il sangue freddo nonostante il cuore gli fosse già schizzato in gola e lui ne sentisse i battiti rimbombargli nelle orecchie. «Se tu resti, i-io...»

«Hai detto di volere solo ciò che voglio io» lo interruppe Eren, con il tono di chi non accettava un no come risposta. «Ho avuto la possibilità di scegliere e ho scelto te.»

La porta si chiuse, sbattendo alle sue spalle ed Eren sobbalzò. Abbassando lo sguardo, vide la gamba di Levi ritrarsi, dopo aver calciato la porta. Il cuore batté nel petto un po' più forte all'arrivo della consapevolezza che sì, sarebbe potuto restare. Ebbe a malapena il tempo di registrare il pensiero nella propria mente, prima di sentirsi sollevare. I piedi lasciarono terra nello stesso momento in cui un paio di mai fredde gli afferrarono le cosce. Eren le strinse attorno ai fianchi dell'Alpha, ancorandosi a lui.

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