5 · Slice of our life

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«Non sono sicuro che sia una buona idea...»

«Nel senso che ci hai ripensato?»

«Che cosa?! No! Certo che no!»

«Quindi...»

«Quindi... Nessuno dice che debba accadere subito.»

«E quando dovrebbe essere, secondo te?»

«N-non lo so... Ma... Ma...»

«Niente ma. Se ti lasciassi tornare a casa da solo, dopo aver scopato come ricci per una settimana-»

«Levi!!»

«-non sarebbe corretto. Non ho paura dei tuoi genitori.»

«Non intendevo quello...»

L'Omega si passò una mano sul viso, sfogando la frustrazione con lievi segni rossi lasciati dalle unghie sulle guance.

Levi rimase in silenzio, le braccia incrociate sul petto.

Era la prima volta in sei giorni in cui entrambi indossavano tutti gli abiti che le normali norme civili imponevano. La prima volta in cui sarebbero usciti.

Il calore era finito, Eren sarebbe dovuto tornare a scuola ed a casa propria. Inizialmente l'idea di lasciare che Levi lo accompagnasse e così presentarlo ai genitori gli era sembrata fantastica; ora invece che il momento si avvicinava, sentiva una morsa allo stomaco.

I suoi genitori sapevano dove e come aveva trascorso gli ultimi giorni e lui adorava Levi, non si sarebbe mai sognato di cambiare idea, rifiutarlo o vergognarsi, ma era qualcosa di più forte di lui.

La famiglia, il passato. Levi, il futuro. Erano due parti che era difficile immaginare di veder collidere.

«Mi dispiace» disse infine. Fece un passo in avanti e le braccia di Levi lo avvolsero subito, permettendogli di infilare il viso nell'incavo del suo collo. «Credo solo di essere un po'... agitato. Non è una cosa che accade ogni giorno.»

«No, ma è una cosa importante. Io ti voglio, Eren e per averti devo prima convincerti di meritarti. Devo corteggiarti, dimostrarti come sarebbe il nostro futuro insieme e voglio conoscere ogni cosa di te. Che compagno sarei se avanzassi pretese sulla tua vita, senza aver prima conosciuto coloro che te l'hanno donata?»

Eren respirò a fondo. Sulla pelle di Levi sentì il proprio odore, fuso al suo al punto da essere quasi impossibile distinguerli. Sarebbe rimasto per giorni, incancellabile, ma per buona norma, approfittò della posizione per far combaciare le ghiandole e strofinarle tra loro.

«Potrò fare lo stesso?»

«I miei genitori sono morti.»

«Oh, Levi...» Lo strinse con forza, chiudendo gli occhi per impedire alle lacrime ogni possibile via di uscita. «Voglio essere la tua famiglia.»

Lo era già, ma l'Alpha non pronunciò quelle parole. Lo tenne stretto, accarezzandogli lentamente i capelli finché non lo sentì smettere di tremare per trattenere un pianto che stava fingendo di non aver notato. Quando l'Omega si ritrasse, asciugandosi gli occhi, si baciarono a fior di labbra.

«Mi accompagni a casa?» chiese Eren, sorridendogli appena.

«Certo.»

Risalirono le due rampe di scale che separavano le loro abitazioni, mano nella mano, ignorando gli sguardi di chiunque si affacciasse o li incrociasse per strada. Quella di Eren era sudata e calda, ma la sua presa era decisa. Non l'avrebbe lasciato andare, non gli avrebbe fatto di nuovo credere di non valere abbastanza da meritare un incontro con la madre ed il padre.

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