Bile Distillata

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La cornice in cui temporaneamente risiedi è tutta un brusio indistinto in cui le note dell' Agnus Dei  si perdono tra il vociare degli altri graziati, i discordi sul libero arbitrio e il continuo lamento di un uccellino dal petto macchiato. Di sicuro non è uno sfondo allettante per la tua attesa di salvezza, questa pietra grigio-biancastra, e te lo ricordano in continuazione gli occhi annebbiati e il sudore che senti colare ovunque, che quasi brucia sulla famigerata cicatrice.

Eppure sai benissimo che quel Dio che pareva tentennare, quando venne il giorno del tuo giudizio, non avrebbe potuto fare scelta migliore: di certo non viene chiamato onnisciente per nulla, ma non puoi fare comunque a meno di sorridere. 
La tua analisi era giusta.

Avevi sempre avuto una personalità focosa, ma dei tanti difetti la rabbia e l'orgoglio erano quelli ritenuti peggiori dal ghigno metallico che t'incrinò l'anima. Peggiori perché non avrebbero portato da nessuna parte, e avrebbero solo reso i suoi schemi più complicati e meno effettivi.
"Testa calda" era sempre stato un insulto ridacchiato appena, ma ora come ora ringrazi di averla avuta: una buona metà di questa era quel chiodo fisso che ti aveva impedito di umiliarti, di annullarti davanti a condizioni troppo avverse -come invece avevano fatto i tuoi amati fratelli, con tutte le loro buone ragioni- e mantenere una dignità, la causa per cui in tempo di bisogno non hai esitato a ripagare i tuoi debiti.
Che suono dolce ha questa parola, scivola in bocca come miele.

L' altra metà ti ha fatto errare.
Che fosse solo narcisismo o bisogno d'affetto mal manifestato, o solo un modo inconscio per scavalcare o distruggere ciò che ancora ti ostinavi a chiamare padre, quell'ira violenta che tutto e tutti abbatteva, il tuo lato davvero peggiore, t'ha insudiciato il velo.

Anche se pulirlo, devi ammetterlo, non è poi spiacevole come pensavi.
Con il primo martire s'intavolano piacevoli discussioni, e tra anime affini (per fede o fiducia) ci si sente validi e meglio disposti a lavorare e sperare.







Angolo dell' Autrice

Sì, a quanto sembra si portano ancora.
Salve a tutti lettrici e lettori! Vi prego di scusarmi per il lungo periodo di attesa prima di questo aggiornamento, e ahimè devo avvisarvi che sarà sempre così, specie da gennaio a febbraio... che bella cosa gli esami universitari. Spero comunque di poter farvi avere il terzo capitolo prima che si apra la stagione di caccia, ovvero prima dell'Epifania, e ringrazio tutti coloro che hanno lasciato stelline e commentato.
Entrando invece nel clou della conversazione, il protagonista di questo canto è *rullo di tamburi* IV/Four, ovvero Thomas "Fanservice è il mio motto" Arclight, collocato nella quinta cornice del Purgatorio: quella degli iracondi, in compagnia di belle personcine come Procne (l'usignolo del testo), Marco Lombardo (il famoso discorso sul libero arbitrio con cui Dante ci ha ammorb- ehm, deliziato) e Santo Stefano (il primo martire con cui parla IV, appunto).
Perché l'ho collocato qui? La mia riflessione è per metà presente nel capitolo che avete appena letto: IV si macchia di tutti i suoi errori perché le sue azioni sono giustificate dalla collera che prova nei confronti del padre ormai trasformato in una sanguisuga assetata di vendetta, e l'episodio cinquantotto della prima stagione ce lo fa vedere benissimo.
Un' obiezione che mi si potrebbe fare è che questa rabbia è provocata in parte anche dall'orgoglio che, in questa fanfic, lo salva: non solo ritengo questa ipotesi poco valida, ma stando alla suddivisione canonica del Purgatorio dantesco l'orgoglio non è punibile come peccato in sé... a meno che non sfoci nella superbia.
Ma questa è tutta un'altra storia.
Che ne dite? Siete d'accordo o in disaccordo, e perché? Fatemi sapere!









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