7 - ...and all the stars aligned.

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Alcuni si chiedono se la vita sia guidata dal mero caso e dal libero arbitrio o se sia guidata da un destino già scritto, dove noi abbiamo solo il compito di percorrere una strada già spianata.
Questo lascia spesso a chiedersi se siamo davvero padroni delle nostre scelte o semplici attori in un palcoscenico impostato.

Ci sono diverse teorie che sono tutte discordanti e diverse fra loro, dove tali volte le une smentiscono le altre basandosi su specifiche credenze, ma ho sempre pensato che la risposta sia l'unione tra le due cose.

Abbiamo sì la capacità di prendere decisioni per noi e di scrivere il nostro futuro muniti di carta e penna, perché c'è sempre la possibilità di cambiare le carte in tavola e di riscrivere le cose con le nostre stesse azioni. Ma sono anche del parere che quando sei destinato a qualcosa tutto ti porterà ad ottenere quel determinato risultato, indipendentemente dalle scelte che prendi.

È come se ci fosse un filo invisibile che lega ogni istante della nostra esistenza con tutto quello che abbiamo attorno, compresi gli altri individui.
Ci fa incrociare con persone che cambieranno forse per sempre il corso della nostra storia, ponendoci davanti a innumerevoli e infine variabili.
Una forza che sembra governare su tutto il misterioso complesso di eventi che si svelano nel tessuto stesso del tempo.

Una figura ignota che non so a quale gioco stia giocando con me, ultimamente.
Me lo immagino lì che muove i suoi fili in modo calcolato, magari con un ghigno malefico stampato sul viso – ammesso che un viso ce l'abbia – attendendo le mie prossime mosse e  aspettando le mie reazioni.
Sono sicura che tutto quello che fa non sia per insegnarmi qualcosa ma molto più per prendersi gioco di me.

Perché Mason è qui. È a Londra adesso.

Un pessimo scherzo, di cattivo gusto.
Dopo averlo tenuto nei miei pensieri per tutto questo tempo eccolo che mi si presenta dal nulla avanti agli occhi.
Non solo non ci vediamo da tanto, non solo ci sono questioni non chiarite tra me e lui nonostante l'affetto che aleggiava tra di noi, ma ecco che lo incrocio per puro caso dopo quattro anni di silenzi e continue rimuginazioni.

Perché è qui? 

Non nego che potesse esserci la probabilità di incontrarlo, essendo nato e cresciuto qui, ma sembrava che le nostre strade fossero destinate a separarsi, motivate da scelte di vita del tutto diverse.
Eppure qualcosa lo ha spinto a tornare qui dopo anni, ma cosa?

Ritorno alla realtà con la metro che riprende a camminare mettendo distanza tra di noi.
E quello che è sembrato un incontro durato infinite ore riappare durato brevi secondi, con il tempo che inizia a scorrere normalmente. Rimango qualche secondo a fissare la sua figura, attraverso il vetro, che si allontana fin quando non è più nel mio campo visivo. Guardo un punto impreciso non ricordandomi più come ci si fa a muovere.

E penso a come se ne sia stato lì immobile, sorpreso e sotto shock tanto quanto me.
Non riesco a togliermi dalla testa quei suoi occhi... che non sono mai cambiati e che hanno conservato il loro magnetismo e la loro solita intensità, proprio come mi ricordavo.

Il pavimento vibra sotto i miei piedi e la spinta della presa di velocità rischia quasi di farmi cadere – avendo il copro come intorpidito – così stringo il mio palmo attorno al corrimano freddo e mi siedo di fianco a Ellie a peso morto, improvvisamente prosciugata di tutte le mie forze.

Marianne e Paul sono nei posti liberi di fronte a noi dall'altro lato guardando il telefono ridendo, scorrendo sul video che lei ha registrato pochi minuti fa, poi al suo termine mi fissano ammutolendosi. Paul mastica una gomma, con uno sguardo interrogativo sul volto e un sopracciglio alzato, io tiro un respiro che mi riempie i polmoni di aria.

𝐓𝐇𝐄 𝐑𝐄𝐃 𝐋𝐈𝐍𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora