Simona's pov
Ritorno a scuola e come ad ogni sospensione gli occhi di tutti sono fissi su di me. Sembra che si divertano.
Mi guardo attorno alla ricerca di Marco, mi accendo una sigaretta e le lacrime iniziano a scendere.
Marco, già mi manchi."Tutto bene?" Mi chiede una voce familiare
"Sì" dico io
"E allora perché piangi?"
"Il mio amico si è trasferito, ora chissà fra quanto tempo lo rivedrò" dico io triste, poi mi accendo un'altra sigaretta e mi asciugo gli occhi
"Comunque Andre volevo chiederti una cosa"
"Dimmi pure"
"Tu vendi? No perché sai io prendevo sempre da Marco e ora non saprei da chi andare"
"Non preoccuparti ci penso io" mi dice facendomi l'occhiolino poi mi mette una mano sulle spalle ed entriamo assieme a scuola
"Sai forse ho capito come hai fatto tu a farti strada in questa scuola" mi dice dopo un po' ed io lo guardo senza capire
"E come?" Dico poi stando al suo gioco
"Esattamente come ho fatto a farmi mettere in classe con te" risponde sorridente.
Entriami in classe e ci sediamo vicini, come cazzo ha fatto a farsi spostare nella mia classe? Lui si siede accanto a me e non posso fare a meno di notare che porta un buon profumo, mi siedo sulla sedia e inizio ad osservarlo, non è per niente brutto come ragazzo. Anzi direi che è quasi perfetto.
"Non pensi che dovresti darmi il tuo numero?" Mi dice mentre mi tiro su un drum per dopo.
"Solo se non mi sgamano a fumare in bagno" dico io leccando la cartina.
"Prof posso andare in bagno?" Chiedo, il prof annuisce ed io esco.
Entro nel bagno delle ragazze, entro nella terza porta, chiudo a chiave, mi metto in piedi sul wc e apro la finestrella, poi mi siedo e mi accendo la sigaretta.
Inizio a leggere le scritte nel bagno e noto che la maggior parte sono vecchi insulti rivolti a me, non mi ero mai accorta che fossero ancora lì... In prima superiore mi prendevano tutti in giro, io me ne fregavo sempre finché una volta una ragazza mi ha alzato le mani fuori da scuola, quel giorno è stato il giorno in cui io e Marco diventammo inseparibili.
Ma è un'altra storia.
Scarico il mozzicone dentro ad un pezzetto di carta, poi esco dal bagno, lavo le mani e torno in classe.
Appena varco la soglia sento gli occhi di Andrea su di me, mi siedo gli sorrido e scrivo su un pezzo di carta il mio numero."Venerito ti vuole la preside" dice il prof dopo un po'
"Che ho fatto a sto giro?" Chiedo
"Ah non lo so" sbuffo, mi alzo e mi dirigo nel suo ufficio.
Vedo che c'è un segretario nuovo, niente male.
"Tu sei?" Mi chiede appena vede sedermi davanti all'ufficio
"Venerito"
"Ah sì la preside ti stava aspettando, ma al momento è occupata, aspetti pure qui cinque minuti" dice, mi guardo intorno, la sua scrivania ha un posacenere con vari mozziconi e noto un pacchetto accanto ad esso, mi alzo mi avvicino al pacchetto, prendo due sigarette, ne lancio una a lui che la prende al volo e l'altra me l'accendo, apro la finestra e fumiamo assieme.
"Da quanto ti ha assunto?" Chiedo io
"Sono qui da due settimane"
"Sei giovane perché venire proprio in una scuola a fare il segretario per una scorbutica?" Chiedo io
"Non sono molto giovane, ormai ho trentanni e la scorbutica è un'amica di mia madre, ero disoccupato così ho accettato" dice lui poi gli arriva una chiamata e risponde
"Puoi entrare" mi dice sorridendo, spengo la sigaretta nel posacenere ed apro la porta dell'ufficio della preside
"Finalmente ti rivedo, quasi mi mancavi sai?" Dico sedendomi sulla poltrona davanti a lei
"Dovresti portarmi più rispetto" mi dice lei
"Come mai sono qui?" Chiedo
"Innanzitutto dovresti smetterla di fare certe cose, insomma, da dove ti è saltato in mente che potevi scappare così da scuola? E poi tua madre continua a chiamarmi, vuole sapere come stai, è preoccupata" mi dice mia zia, ma lei non può capire, è sua sorella la vedrà sempre perfetta, nel bene, non come un mostro.
"Scusami tanto, non puoi farmi perdere lezioni solo perché mia madre è preoccupata. Io sto bene coi nonni e non sono mai stata così felice" dico detto ciò mi alzo, esco di corsa e vado dritta in classe.
"Cosa voleva?" Mi chiede Andrea appena torno
"Nulla di ché voleva solo sapere se mi stessi comportando bene" dico io facendo spallucce, poi poggio la testa sul banco e mi metto a dormire.
Mi sveglio sentendo la campanella suonare, alzo la testa, prendo le mie cose e me ne vado via da quella scuola in fretta. Non do neanche retta al ragazzo che continua a urlare il mio nome, sinceramente non mi importa di nulla.
Io non ci credo, è già la terza volta che mia zia mi richiama a causa di mia madre, ma tanto non la smetterò di far così finché si tratta di lei. Non mi ha mai voluto bene e se ora ha cambiato idea peggio per lei.