Senti chi parla

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«Non mi dai da mangiare ma neanche mi fai posto sul divano, a quanto vedo» una voce mai sentita prima mi fece sobbalzare dal divano, e mi accorsi che proveniva dalla mia gatta che, anche se aveva molti chili in più di un normale gatto, se ne stava appollaiata sul bracciolo del divano, in equilibrio.

Mi guardò con gli occhi gialli socchiusi, con un tono tra l'arrabbiato e lo sprezzante.  «Se fossi un' umana come te, ti chiederei se il gatto ti avesse mangiato la lingua, ma guarda un po’! Sono io il gatto e non mi sognerei neanche lontanamente di mangiartela». Un brivido percorse il peloso manto grigiastro della gatta, mentre rimanevo come una babbea seduta a guardarla con gli occhi spalancati per la sorpresa, senza sapere con precisione cosa dire o cosa fare.

«T-tu parli?» quasi urlai.

 «Sì, e se non mi dai da mangiare non sarà l’unica cosa che farò. Potrei graffiarti per molto meno» il suo sguardo omicida mi convinse che ne sarebbe stata capace, eccome se ne sarebbe stata capace, pensai, mentre ricordavo le varie cicatrici sparse per le braccia a causa sua. Così mi alzai ancora scossa per prepararle una ciotola di croccantini, senza distogliere lo sguardo da lei.

«Alla buon’ora!» esclamò, scendendo sgraziatamente dal divano, con la pancia che le toccava terra.  «La prossima volta che ti scorderai un mio pasto affilerò le unghie» mi avvertì.

Sbuffai, preferendo che tornasse ad essere un normale felino, invece che la copia scorbutica dello Stregatto.  «Come mai adesso hai magicamente avuto l’uso della parola?» chiesi, constatando con un nervoso crescente quanto fosse lenta a mangiare e neanche le importava, visto che dovetti aspettare che finisse tutto quanto prima di sentire una risposta.

Si leccò accuratamente gli artigli, poi mi lanciò uno sguardo annoiato.  «Semplicemente mi sono stufata di aspettare che la Bella Addormentata si svegliasse».

«Cosa intendi dire?».

Sembrò alzare gli occhi al soffitto, come infastidita. «E con questo sono a due regole infrante! Non dovrei essere io a fartelo presente, ma cara, sei una strega, no? Io sono il tuo famiglio».

«Il mio cosa?» domandai, ridendo. «Se stai scherzando mi sorprendi, non ti facevo così divertente».

«Fino a un secondo fa non avresti detto neanche che ero in grado di parlare».

«Ma non puoi essere un famiglio! Cioè guardati!» dissi indicandola. «Un famiglio non dovrebbe essere agile e scattante, e proteggermi?».

«Non giudicare un gatto dal suo aspetto! Siamo esseri anche molto più intelligenti di voi streghe!» disse offesa.  «A noi famigli non è concesso parlare ai propri padroni, sei una strega talmente imbranata che scegliendoti sapevo che avrei poltrito tutto il giorno».

Adesso gliela faccio vedere io, pensai infuriata accedendo alla mia magia: un brivido mi percorse il braccio, ma invece di scagliare una scintilla nella sua direzione, nella stanza apparve un fenicottero in gonnella, che si guardò intorno con aria spaventata. Mentre la mia gatta scoppiava a ridere, avrei voluto sotterrarmi volentieri per la vergogna.

(493 parole)

Eccomi qui, anche se in ritardo, per una nuova One shot, sempre partecipante al concorso degli Ambassadors.
Qui sotto vi lascio la foto della mia Chloe (No, non quella di Pets u.u), la protagonista pigrona di questo racconto :)

u), la protagonista pigrona di questo racconto :)

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