Io, Mattias e Edward siamo a caccia, e non passa molto tempo prima che Ed inizi a fremere per iniziare la caccia vera e propria; come tutti, anche lui aspira a prendere qualcosa di grande. Così continuiamo ad addentrarci nel bosco, con le foglie sopra di noi iniziano a infittirsi e oscurare quasi totalmente il sole.
- Andiamo a vedere se nelle trappole abbiamo preso qualcosa, così ci andiamo adesso, di prima mattina, e non ci passiamo più.
Mattias annuisce, mentre Edward dà segni di indecisione, ma ci incamminiamo subito, invece di perdere tempo a decidere. Il bosco presto diventa buio e pieno di piante varie, tra cui funghi che Mattias non tarda a notare; così si avvicina e ne taglia due alla base riponendoli in una busta di plastica come quelle che danno ai supermercati, per poi affermare:
- Questo si chiama pocino, ho letto di questo fungo su un vecchio libro che ho a casa.
Edward non tarda ad intervenire, mentre si guarda in giro in cerca di qualche preda da catturare:
- Si chiama porcino, idiota. Piuttosto, guarda quella roba lì... - indica davanti a sé - Cosa ti sembra?
Guardo dove indica Edward, e vedo una persona in piedi, o almeno così sembra; la sagoma è totalmente nera a causa della controluce. Questa sagoma, per quanto ambigua e strana sia, ci fissa per qualche secondo, poi si avvicinano altre sagome accanto, e la tensione si fa largo tra noi tre, che già con le mani strette intorno al fucile, puntato verso il basso ci prepariamo al peggio. Solo un dettaglio rimane irrilevante di fronte alle azioni che stavano per seguire: nessuno di noi tre aveva mai visto un infetto, come la maggior parte degli Alcariani, che difendono centinaia di persone senza sapere contro cosa combattono.
Le tre sagome ci fissano, come se non avessero mai visto tre ragazzi, poi quella che sta davanti fa cenno a quella di sinistra di spararci. Edward ed io alziamo il fucile e glielo puntiamo contro, per poi accasciarci sulle gambe e trascinarci dietro degli alberi senza perdere la mira da quelle sagome; ad un tratto ripenso a quella famosa frase pronunciata dall'annuncio televisivo che venne trasmesso su tutti i canali per sensibilazione alla Cerebrolexis, due anni fa: "Ha solo la particolarità di non permettere la collaborazione, o la creazione di un gruppo di infetti per la scarsa possibilità di comunicazione".
Secondo questa frase gli infetti non possono aggregarsi, rendendo impossibile che questi tre davanti a noi siano infetti, ma solo e unicamente persone come noi.
- Fermi! Abbassiamo tutti le armi!
Esclamo facendo sentire questa frase anche alle sagome in fondo.
- Ma Heda...
- Fai come ti dico, Ed, non sono infetti.
Interrompo Edward, e subito dopo abbasso lentamente il fucile fino a toccare terra, per poi uscire allo scoperto con le mani in alto, mentre Mattias e Edward obbiettavano e mi pregavano di tornare dietro l'albero. Loro non avevano ancora capito quali fossero i difetti degli infetti, e come ritorcerglieli contro: se fossero stati infetti, vedendomi si sarebbero uccisi tra di loro come iene che puntano ad avere tutto il cibo unicamente per sé stesse. Se, invece, non si dovessero azzuffare, significherebbe che non sono infetti, ma semplici cacciatori come noi. Per questo non corro alcun rischio. O almeno, era quello che pensavo.
La sagoma di sinistra spara e colpisce a terra, poco dietro di me, allora mi abbasso e corro velocemente fino all'albero, per poi prendere il fucile. Sento un sangue freddo partire e iniziare a girarmi dentro; così sparo una cartuccia, poi un'altra, e poi un'altra ancora. Cosa significa tutto ciò? Le possibilità erano due... Che la Cerebrolexis sia mutata improvvisamente facilitando i rapporti tra gli infetti? Non può essere... Se davvero fosse così, come nei film, orde di infetti potrebbero formarsi, e sarebbero in grado di abbattere Arcadia. E insieme ad Arcadia tutti gli altri villaggi...
Sparo altre due cartucce, colpendo quello al centro ad una gamba, e poi grido di gran voce:
- Dobbiamo avvertire gli altri, corriamo!
Metto il fucile in spalla, e mi alzo iniziando a correre verso Arcadia, seguito da Edward e Mattias.
Gli infetti non ci seguono, anzi, piuttosto rimangono a guardarci correre via.
La vegetazione inizia a diminuire man mano che ci avviciniamo al villaggio, ma poco prima di arrivare, Mattias si ferma e con il fiatone ci prega:
- Fermi... Aspettatemi, per favore.
Io ed Edward ci fermiamo istantaneamente, riprendendo fiato, allora mi avvicino a Mattias e dico con tono impaurito:
- Matti, ci siamo quasi, manca poco, dobbiamo andare!
Esattamente in quel momento un rumore acuto, come quello di una lamiera che si strappa ci corre alle orecchie, e non tanto incuriositi quanto spaventati, ripartimmo a correre. Stavamo passando in un campo di margherite, dove oramai il solco del nostro passaggio era diventato una delle poche strade percorse fuori dai villaggi da due anni a questa parte; quella che percorrevo con mio padre quando mi portava al vallone: un fossato profondo vari metri, al cui interno c'erano dei cunicoli e delle grotte. Fino a pochi secoli fa, mi spiegò, venivano usati come rifugi di fortuna costruiti a posta per le occasioni quando non si poteva tornare a casa per un qualsiasi imprevisto e ci si rifugiava lì sotto scendendo da rami calati di sotto o scale. Laggiù si poteva realizzare ed accendere un fuoco davanti allo spazio affossato in cui si metteva la persona, per poi rimanerci tutta la notte. Con mio padre ne passai di belle, lo vorrei avere qui, solo per un secondo, solo per confidargli quanto gli voglio bene.
- Heda, non accellerare!
Esclama Edward, rimasto indietro a correre con Mattias, ma non accenno a rallentare per ora, solo arrivando agli ultimi alberi prima di Arcadia mi fermo, venendo raggiunto dagli altri. La porta d'entrata non c'è completamente, vedo solo il corridoio, l'unico spazio aperto tra le mura. C'è una persona all'interno, che sembra allarmata quanto indecisa; quando si gira lo riconosco: è George!
Iniziamo a correre verso di lui, ma lui ci fa segno di restare indietro, mentre io non riesco a fermarmi: finalmente c'è qualcuno in grado di difenderci dagli infetti che sono all'esterno. Solo un dubbio persiste: perché continua a sbracciare e dirci di restare indietro?
George grida qualcosa, ma inizialmente non sento, poi riesco a capire quanto basta per farmi girare e tornare da dove sono venuto. Ha detto esattamente "Fire phoenix, fenice di fuoco"... Con una velocità che non mi conoscevo corro verso gli alberi, perché il meccanismo fire phoenix stava per accendersi, e allora non ci sarebbe stato più niente da raccogliere di noi...
Edward e Mattias stanno ancora correndo verso Arcadia, e mentre mi avvicino di gran passo a loro, urlo:
- Via! Via! Esplodiamo tutti!
È allora che il meccanismo si attivò e non ci fu più niente da fare.
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No escape
ActionSono passati due anni da quando Cerebrolexis iniziò a far parte del nostro mondo. Una malattia spregevole, che negava di ogni umanità la gente del ventunesimo secolo. Il primo infetto venne contagiato durante lo scavo di fondamenta profonde vari met...