Apro la finestra e il mondo là fuori profuma di inverno. riesco a scorgere gli alberi con le chiome brulle adorne da fiocchi brillanti, che paiono addobbi, trafitti come sono dalla luce rosata del tramonto.Ti vedo oltre la linea dell'orizzonte, stai lì e mi aspetti, non preoccuparti, sto arrivando. Non manca molto.
Al piano di sotto sento trillare l'arpeggio di campanelli eolici. Non c'è una bava d'aria, però. Percepisco altro oltre al suono cristallino, pare una voce, leggera tra i flauti e il cristallo che tintinna. Non capisco che dice. Sento qualcuno parlare nel vento, sussurra appena, ma io posso udirla come se a pronunciare le parole fossi io.
Mi scosto dalla finestra, ho l'impressione di essermi risvegliata da un incantesimo. Il vociare dei campanelli si è placato, fuori la neve ha ripreso la sua voce e ora sfrigola appena sulla tettoia sotto di me, come se fosse viva.
La cena sarà servita alle sette in punto. Non ho molta fame, tuttavia decido di fare uno sforzo e di scendere, per riferirlo alla ragazza della reception. Nella hall la ragazza non c'è. Rivolgo lo sguardo alla sala comune dove campeggiano le poltroncine dagli schienali curvi e dove scoppietta un fuoco vivace che rischiara l'intero ambiente.
Accanto al fuoco, la donna con lo chignon siede composta. Nota la mia presenza e mi sorride e mi invita a raggiungerla. Siamo sole, io, lei e il fuoco.
–Buonasera. – esordisce. La sua voce è morbida e pare che le sillabe scivolino su un nastro di velluto.
–Buonasera. – Le rispondo.
–Sei qui per la cena? – domanda.
–No.– le rispondo. abbassa la testa e annuisce, una volta sola.
–Hai già fatto visita alla magnolia? – mi chiede.
–No.
–È un albero speciale, lo sai?
Parla dell'albero a cui si affidano i desideri, quello di cui parlava la receptionist?
–La chi? – La donna mi guarda incuriosita e divertita al tempo stesso.
–La ragazza dell'accoglienza.
–Ah, – sorride – Greta! Oh, sì. Parlo di quell'albero.
–Lei ci crede?
–Io credo a molte cose, non tutte sono plausibili. – Sorride ancora
–Lei ha messo il desiderio nell'albero?
–Io ho fatto di più, nell'albero ho messo me stessa.
–Mi perdoni, – le dico – credo di non capire.
–Ci sono desideri che per essere realizzati richiedono più che una semplice domanda su un foglietto colorato. Un sacrificio... diciamo.
–E di che sacrificio stiamo parlando? – Glielo chiedo più per cortesia che per curiosità, perché a questo punto ho quasi realizzato che la persona che ho davanti non è totalmente lucida.
–Non è uguale per tutti. A ognuno spetta il suo. Io ho messo la mia anima. Tu cosa sei disposta a sacrificare?
La risposta della signora mi fa pentire di aver domandato. Non ho voglia di rispondere a questa domanda. Ci conosciamo da qualche minuto e mi pare una domanda troppo intima e, francamente, non voglio assecondare l'anziana signora.
–Non lo so. – le rispondo e tento di alzarmi dalla poltroncina su cui, senza nemmeno rendermene conto, mi sono seduta.
–Aspetta, – mi dice poggiando la sua mano calda sul dorso nella mia –un desiderio può valere una vita, scrivi il tuo desiderio Lea, e mettilo nel grembo della Magnolia qui fuori. E se lo farai col cuore il tuo desiderio si avvererà.
A questo punto non credo di aver più nulla da dire. Greta non è tornata e la hall appare deserta. Faranno a meno di me per la cena.
Salgo nella mia stanza e mi lascio coccolare dal profumo che vi aleggia leggero.
"Ho messo la mia anima" la voce morbida della signora di sotto mi torna alla mente e mi fa sorridere e rabbrividire allo stesso tempo. Cosa sarebbe questa magnolia? Una sorta di incarnazione del diavolo? dona desideri in cambio dell'anima di chi li esprime?
–Smetti di pensarci, non è per questo che sei venuta – mi dico guardandomi allo specchio e per la prima volta, dopo mesi, rivedo l'intensità dei miei occhi chiari.
Torno alla finestra, appoggio la fronte al vetro freddo e guardo fuori il buio scintillante della sera montana. "Se lo chiedi col cuore... "
Afferrò il foglietto viola che Greta mi ha consegnato all'arrivo e, con qualche svolazzo, ci scrivo su il mio desiderio.
–Ecco fatto! Vediamo come te la cavi con questo.
Con il foglietto stretto in pugno scendo le scale ed esco nel cortile. Il freddo gela il mio respiro e mi arrossa le guance. La magnolia si alza verso il cielo opaco con il tronco avvitato in una spirale aggraziata. Mi avvicino e non resisto alla tentazione di poggiare una mano sulla sua corteccia. È liscia e rugosa insieme, pare la pelle spessa di un animale della Savana. Mi sorprendo ad accarezzarla come se davvero fosse un essere senziente e, per un istante, dimentico anche perché mi trovo lì.
Poi il freddo mi riporta indietro e con la mano intirizzita scivolo fino alla fessura che si apre tra le pieghe della corteccia e vi infilo dentro il mio desiderio.
–Addio anima mia, ti ho appena venduta al diavolo. Scherzo, ma il freddo allo stomaco lo avverto ugualmente, e non ha nulla a che fare con la temperatura esterna.
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L'albergo Dei Desideri.
AdventureLe pareti sono dipinte di un viola tenue, alle due finestre, che danno sul giardino innevato, sono appese tende bianche con inserti di raso verde. Nella stanza aleggia un tenue profumo di lavanda sotto cui avverto una punta di finocchio selvatico. M...