La prima cosa che incontro è il basso cancelletto, appena accostato, oltre cui si snodano le dolci curve di un vialetto di ghiaia, ai lati posso distinguere un bassorilievo di aiuole coperte di neve. Varcando la minuscola soglia, Immagino il colore intenso della lavanda, d'estate, il suo profumo nell'aria, unito a quello del finocchio selvatico. Vedo il tronco asciutto di una quercia e mi soffermo ad accarezzare con lo sguardo i suoi rami spogli, tesi al cielo bianco e silenzioso. M torna in mente la Quercia di Tolstoj, in Guerra e Pace e, per la prima volta, dopo mesi mi concedo un sorriso fuggevole. Quella quercia, con i suoi rami ritorti e il corpo bitorzoluto e grigio, rinascerà; da quegli stessi rami nasceranno germogli brillanti e la sua chioma di smeraldo si muoverà al vento di maggio profumando l'aria, di primavera.
L'albergo, che ho scelto per il mio proposito, si erge su tre piani, ne scorgo il tetto spiovente oltre un paio di alti abeti argentati. Cammino ancora e incontro la facciata dipinta di un tenue color menta, ricorda il verde dei confetti. È una campanella sulla porta ad annunciare il mio ingresso nella hall. Un uomo dai baffi scuri si volge appena e guarda nella mia direzione, è seduto a un divanetto dalla spalliera curva, con l'imbottitura punteggiata da borchie d'ottone; perde subito interesse e riporta la sua attenzione al libro che tiene tra le mani.
–Buongiorno!
la voce giunge trillando come la campanella di poco prima.
–Buongiorno – rispondo alla giovane donna che mi si para dinnanzi.
–Benvenuta alla Locanda dei Desideri, si troverà bene qui.
M'impegno per riuscire a restituirle un sorriso di circostanza, ma mi viene fuori un ghigno stirato a cui fortunatamente, la ragazza, pare non porre molta attenzione.
–Le abbiamo assegnato la stanza Lavender spero che la troverà di suo gradimento.
–Andrà benissimo.
–Se così non fosse, non ha che da dirlo e provvederò ad assegnargliene una diversa.
–Non ce ne sarà bisogno.
–Allora tutto bene, mi dia il bagaglio, Remo sarà felice di portarglielo su.
Affido la piccola valigia al ragazzo apparso dal nulla e torno a guardare la ragazza alla reception.
–Immagino le occorra il mio documento.
–Oh, no. Non mi occorre affatto. Stia tranquilla, la sua prenotazione è arrivata insieme al pagamento. Non ho bisogno d'altro.
In quel momento le porte di un piccolo ascensore si aprono, ne esce una donna alta e magra, con i capelli raccolti in un minuscolo chignon d'argento.
Con passo leggero va a sedersi a uno dei divanetti verde bottiglia e chiede qualcosa al cameriere che le si è materializzato di fronte .
L'uomo torna reggendo un vassoio di piccoli dimensioni e di forma tonda; sopra il vassoio c'è un Ballon pieno per due dita di un liquido ambrato attraverso cui, proprio in quell'istante, filtra la luce di una applique stile liberty affissa alla parete, la donna sorride e prende il bicchiere dal vassoio. Il cameriere sparisce così com'è apparso. Tutto in questa scena appare irreale: i colori, la direzione della luce i volti e i momenti dell'azione. È come se tutto fosse studiato per evocare le immagini di una sceneggiatura. Forse anch'io faccio parte di un copione, ma se così fosse, sono fuori fuoco, almeno dal mio punto di vista.
La voce della receptionist mi stacca dalle mie elucubrazioni: –... un desiderio.
–Come dice? – domando
–Dicevo che è d'uso, in questo albergo, scrivere un proprio desiderio e riporlo nel grembo della magnolia qui fuori. È il nostro albero dei desideri, in molte parti del mondo è un'usanza comune...
–Non credo di avere desideri da esprimere in questo momento.
–Tutti hanno desideri da esprimere, forse...
–Non sono interessata, grazie. – ribatto dura.
La ragazza dietro il bancone accusa il colpo e abbassa gli occhi sul taccuino che tiene tra le mani. Mi pento della risposta brusca e sospirando tendo la mano sul ripiano lucido, con palmo rivolto in alto. –Avanti, – dico –mi dia il foglietto, cercherò di trovare qualcosa da scriverci.
Il viso della ragazza s'illumina, sfoglia il taccuino, dando vita a un ventaglio di colori pastello in rapida successione. –Quale colore preferisce? Il rosa forse? Il blu?
L'espressione dipinta sul mio volto blocca la mano della ragazza, che si ferma su un gruppo di pagine viola.
–Il viola è un bel colore – sentenzia, porgendomi il foglietto.
–Grazie, – le dico –posso avere -anche la chiave della camera? Il viaggio in aereo è stato lungo e movimentato, ho bisogno di dormire.
–Oh, certo, mi perdoni.
Con la chiave della stanza in mano e il foglietto viola nell'altra, raggiungo la mia stanza e mi ci chiudo dentro.
Le pareti sono dipinte di un viola tenue, alle due finestre, che danno sul giardino innevato, sono appese tende bianche con inserti di raso verde. Nella stanza aleggia un tenue profumo di lavanda sotto cui avverto una punta di finocchio selvatico. Mi piace e, per un istante, solo uno, mi chiedo se sono davvero disposta a fare quello per cui sono venuta.
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L'albergo Dei Desideri.
AventuraLe pareti sono dipinte di un viola tenue, alle due finestre, che danno sul giardino innevato, sono appese tende bianche con inserti di raso verde. Nella stanza aleggia un tenue profumo di lavanda sotto cui avverto una punta di finocchio selvatico. M...