Capitolo 3

72 13 6
                                    

«Tu mi stai prendendo in giro. Ammettilo» sussulta incredulo.
Ho spiegato a Lyam tutto ciò che mi è successo stamane e mentre parlavo sembrava da matti anche a me.
«Non sono mai stato più sincero di così.»
«Io la denuncerei ugualmente. Ha il comportamento di quelle psicopatiche che si vedono nei film. Se non ammetti che mi stai prendendo in giro devi ammettere che sei stato un vero idiota.» Mescola lo zucchero nel caffè espresso appena arrivato al tavolo.
«Comprendimi. Mi sono trovato come in uno stato di trance. Mi ha travolto, investito, spiaccicato. Quella ragazza mi ha coinvolto in qualcosa che non esiste.» Se mi sentissi parlare al di fuori del mio corpo probabilmente mi prenderei a schiaffi. Posso essere più incasinato di così?
«Lei ti piace?»
«Sì... oddio no. Non farti già pensieri strani.» Lo odio.
«Cosa ci sarebbe di male, Eliah? È una bella ragazza ed è sexy. Un po' fuori di testa, ma sexy!» Sorride con la faccia da prepotente ed esprime le parole con fare da malizioso. Il suo solito.
Sono così agitato in questo momento. Mi ha fatto intendere che si rifarà viva, ma quando? Questa volta voglio essere preparato, voglio saper bene come affrontarla e magari capire cosa vuole realmente da me.
Ad un tratto mi sale un pensiero scomodo, fastidioso: e se volesse conoscermi solo per interesse?
Pensandoci bene ha rubato il mio portafoglio per soldi, ma poi ha cambiato idea. Vuole puntare alla vetta della ricchezza?
Questo pensiero mi angoscia...
"No, Eliah. Se davvero fosse così tu lo capirai. L'hai sempre capito e non glielo permetterai."
Il mio subconscio cerca di rilassarmi ma ho lo stress che mi circola in ogni parte del corpo. Sono un tipo molto ansioso.
«Ha detto che si rifarà viva presto. Pensi che dovrò prepararmi al peggio?»
«Per dio, Eliah! È una fottuta ragazza, non un'alleata dell'isis. Fai conoscenza e scopatela, scopatela fino a consumarti l'amichetto.»
«Sei disgustoso» gli faccio notare.
«Lo so. Per questo piaccio alle ragazze.»
"Che ebete."
Lyam Stone è il ragazzo senza cuore più stupido della South Carolina.
Perché non mi comprende? Magari sono io che mi faccio troppe paranoie... Voglio morire.

«C'è qualcosa che non va, Eliah?» Mia madre mi riporta alla realtà dopo una lunga riflessione. Subito dopo non ricordo a cosa stessi pensando esattamente.
Io e i miei genitori stiamo cenando. Da quando mi sono seduto a tavola non ho aperto bocca.
«No, mamma, nulla.» Ovviamente a loro non ho detto nulla delle ultime ventiquattro ore.
«Sembri strano» continua lei, guardandomi con lo stesso sguardo tenue che aveva quando mi metteva a letto da piccolo. Non ho molti ricordi del mio passato in realtà.
«Sono come sempre, allora» rispondo allo stesso sguardo.
Mia madre nasconde un sorriso e allo stesso tempo la sua espressione tenue cambia in una vorticosa e finta occhiataccia di disapprovazione.
«Hai preso una decisione?» interviene mio padre. So a cosa si riferisce ma mi annoia affrontare il discorso.
«Non so di cosa parli.»
«Invece sai bene di cosa parlo, Eliah» pronuncia ogni parola marcandone la cadenza.
«Non ho intenzione di andare al college» sbotto.
Un suono rumoroso interrompe la quiete della stanza. Mia madre si scusa per aver fatto cadere una forchetta nel piatto delle patate a forno.
Occhiate strane incombono su di me, anche da parte delle domestiche nascoste nell'angolo.
«Hai un'altra prospettiva per il futuro?» chiede ancora lui.
«Anche se ce l'avessi non mi appoggereste mai.»
«Perché dici così?» interroga mia madre.
«Perché ho sempre fatto come dicevate voi. Ho studiato duro per diplomarmi con voti alti, mi sono privato di una scuola normale, sono costretto a venire ai vostri convegni sulla promozione del vostro marketing che neanche mi interessa. Sono il figlio perfetto che tutti vorrebbero» o almeno credo.
«Okay. Cosa ti piacerebbe fare?» mi chiede ancora lei.
La guardo con disappunto.
In realtà so cosa mi piacerebbe studiare, ma so perfettamente che sarò impedito da mille cose.
«Morire» comicizzo.
Mio padre alza gli occhi al cielo e ci rinuncia.
Adoro farli disperare. Li ringrazierò per sempre di ciò che hanno fatto e continuano a fare per me, ma c'è un limite alla vita perfetta e ciò che vivo io è tutt'altro che perfetta.
Passano qualche secondo, poi mi libero e svelo loro cosa mi piacerebbe fare: «Cinema. Voglio studiare la produzione cinematografica. Mi piacerebbe lavorare in quell'ambito.»
Li spiazzo per qualche secondo. Mi aspetto una risposta negativa e quel silenzio intensifica la mia aspettativa.
«E... sai già dove voler iniziare gli studi?» chiede mio padre sorprendendomi.
«Non ancora, ma potrei trovare qualche scuola o qualche corso in meno di cinque minuti.» Posso far sentire il mio entusiasmo anche solo respirando.
«Va bene. Trova una scuola valida e potrai studiare cinema.» Quasi mi sembra irreale la sua risposta.
Sono sempre stato accontentato solo se erano d'accordo anche loro e nonostante si aspettassero che io scegliessi un buon college mi hanno appoggiato. Questo sì che è perfetto.

God is a WomanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora