«Penso che non smetterò di ridere per un bel po'.» Parla a fatica Lyam, a causa della sua risata senza senso.
Sono completamente mortificato. Mi sento quasi umiliato.
Com'è possibile che io non me ne sia accorto? Quando è successo? Come?
Cerco di riflettere e capire se sia stata davvero lei a fregare il portafoglio.
Forse è successo quando è inciampata, mentre ballavamo. Dev'essere avvenuto lì il furto. Sono incazzato nero.
«Ma smettila, idiota!» urlo.
La prima cosa che faccio è entrare nelle app del cellulare e bloccare tutte le carte di credito. Avevo pochi contanti con me, ma questo poco mi importa. Ciò che mi interessa sono i documenti. Non voglio rifarli tutti daccapo...
Entro in auto, sospiro e stringo il volante con tutta la forza che ho.
«È inaccettabile, Eliah. Una ragazza che ti frega il portafoglio è inaccettabile!» Spiega seriamente, per poi sprofondare in un'altra risata.
«Lyam... se non la smetti tornerai a casa a piedi.»
«Okay. Va bene. Ma devi ammettere che è da sfigati...»
Lo guardo di traverso, esprimendo tutta la mia rabbia in un'occhiataccia.
«D'accordo, resto in silenzio.»
«Non riesco a crederci... devo fare la denuncia.»
«Puoi farla domattina, adesso dovresti dormirci su e scaricare la rabbia. Vedrai che risolverai il tutto presto.» Lyam cerca di confortarmi - finalmente - ma purtroppo è difficile farlo.
«I miei genitori mi uccideranno quando lo sapranno. Mi sento stressato in questo momento. Posso sfondarmi con l'auto in qualche palo?» Voglio essere ironico, voglio prenderla sul leggero, ma come posso farlo? Io a questa festa non volevo neanche venirci...
«Eliah, smettila. Domani farai la denuncia di furto, poi farai la duplicazione dei documenti ed è fatta.»
«La patente! Come guido senza patente? In realtà in questo momento non potrei comunque guidare anche se ce l'avessi, dato che ho bevuto. La mia vita sta andando a puttane così velocemente...» Sto diventando melodrammatico.
«Okay, guido io allora» propone.
«No! No. Tu hai bevuto sicuramente più di me. Guido io, ti porto a casa e poi torno alla mia di casa. Il gioco è fatto.» E sto diventando anche isterico.Dopo aver guidato quasi a passo d'uomo sono riuscito a riaccompagnare Lyam e io sono tornato a casa sano e salvo. I miei genitori già sono a letto, questo un po' mi conforta. La notte potrà farmi venire il coraggio di confessare loro cosa è accaduto stanotte. Non ho proprio voglia di dirglielo ma dovrò farlo. Salgo in camera mia e accendo la TV. Vado in bagno a lavarmi i denti, poi, tornato in camera, mi spoglio e rimango in mutande. Mi lancio sul letto a deprimermi.
Una ragazza così ingenua e carina mi ha fregato. Al dire il vero non ne ho neanche la certezza che sia stata lei, ma deve essere per forza così.
Mi sento così triste. Sono un imbecille. Come ho potuto permettere che mi accadesse una cosa così? Proprio a me?!
Mi giro e rigiro nel letto fino a quando non inizio ad aver sonno. Fisso lo schermo della TV e lentamente chiudo gli occhi addormentandomi.Rimando la sveglia per la quinta volta. Non voglio proprio alzarmi oggi. Non voglio affrontare la giornata. Non voglio esistere.
Mi faccio coraggio e piano come una lumaca striscio letteralmente giù dal letto. Dopo essermi lavato mi butto addosso una semplice tuta nera e scendo a fare colazione. I miei genitori sono a lavoro, quindi ho nuovamente la casa libera, a parte le domestiche.
Alcune volte mi sento uno scansafatiche, sono sempre a casa ultimamente mentre i miei lavorano. Non ho molta fame a causa di ciò che è successo ieri notte. Ho la collera che mi abbraccia. Finisco di bere solo la spremuta d'arancia.
Sento il campanello suonare. Chi sarà mai? Una delle domestiche va ad aprire il cancello principale, poi mi comunica che è Lyam.
Vado all'ingresso per accoglierlo.
«Buongiorno! Ti è passata la sbornia da rabbia?» mi chiede, con il suo sorriso da stupido.
«Potrei sfogarmi su di te... Buongiorno, comunque.»
Ci accomodiamo nel salone, dove solitamente io e miei pranziamo.
«Come mai sei passato a quest'ora?»
«Volevo accompagnarti a fare la denuncia» risponde, appoggiandosi alla sedia.
«Non ho molta voglia di uscire... credo di essere caduto in uno stato profondo di depressione» mormoro, buttando la testa sul tavolo.
«Alza il culo e andiamo.»
«Devo ancora parlare con i miei genitori...»
«Non devi per forza farlo. Sai a quante persone succede?»
«A quante?» ironizzo.
«A nessuno. Tu sei l'unico coglione che si fa rubare il portafoglio da una ragazza.» Scoppia in una risata rumorosa.
«Va' a quel paese!» Gli do un pugno sul braccio e lui inizia a lamentarsi del dolore che non sente.
«Vuoi muoverti o no?» mi chiede ancora.
«Okay, d'accordo! Però ci andiamo più tardi.»
«Cosa? Perché?»
«Devo sbrigare alcuni affari per mio padre. Devo per forza farlo ora» mento.
Non mi va davvero di uscire di casa.
«Oh dio, che palle. Mi passi a prendere tu?»
«Sì, prima delle tre. Fatti trovare pronto.» Lo accompagno alla porta e una volta che va via sospiro e mi passo le mani tra i capelli. Un incontro breve ma intenso. Sono così fottutamente pigro da non voler nemmeno fare una semplice denuncia. Giuro che oggi ci vado davvero. Lo giuro... davvero.
Sento bussare alla porta.
«Che cosa ti sei dimenticato?» chiedo a voce alta, poi apro.
«Io nulla, ma spero che tu non abbia dimenticato me» dice la ragazza-presunta-ladra di ieri sera.
Cosa diamine ci fa lei qui?
«Ma che... aspetta. Come diavolo mi hai trovato? E soprattutto, ridammi il mio portafoglio!»
«Ehi, calmati.» Entra in casa e inizia a guardarsi intorno sbalordita. Probabilmente non aveva mai visto una casa così grande e bella.
Mi guarda, fruga tra le tasche, poi mi lancia il mio portafoglio che aveva rubato. Non so perché, ma mi sento consolato adesso. Controllo ogni taschino: non manca nulla! Neanche un centesimo.
«Voglio delle spiegazioni!» esclamo e chiudo la porta pesantemente.
Mi fissa impassibile, poi sorride.
Io. Odio. Quel. Sorriso.
«Cosa vuoi sapere esattamente?»
«Perché mi ha derubato? Perché adesso sei qui in casa mia? Che senso ha derubarmi e restituirmi tutto indietro?!» Sono un tantino alterato.
«Perché vuoi sapere tutte queste cose? Adesso hai di nuovo tutti i tuoi documenti, cosa importa?» Mi sfida.
«Non puoi fare così. Nessuno si comporta in questo modo.»
«Io non sono nessuno, Stiles» parla con voce delicata, marcando il mio cognome.
Come fa a conoscerlo?
"I documenti... idiota."
«Chi sei?»
«Sono e sarò il tuo più grande incubo» continua a sorridere, poi fa un passo avanti e mi tende la mano: «Darker, Chanel Darker.» Ricambio il gesto, ma me ne pento.
«Okay... Chanel Darker. Cosa vuoi da me?»
«Nulla. Volevo semplicemente scoprire dove abitassi.»
«Potevi chiedermelo.»
«Ho pensato che rubarti le informazioni sarebbe stato di gran lunga più divertente, e infatti...» Incrocia le braccia e continua a dare un'occhiata alla casa.
«Questo è ridicolo. Sul serio. Non è stato affatto divertente, anzi, stavo andando alla polizia.»
«Non ce n'è più bisogno, a meno che tu non voglia ugualmente denunciarmi, cosa che ti sconsiglio di fare.» La sua voce sembra minacciosa, i suoi occhi mi trucidano.
«Perché sembra più una minaccia che un consiglio?»
«Perché lo è.»
Rimango a bocca aperta. Mi sta veramente minacciando? Almeno ho di nuovo le mie carte di credito e i miei documenti. Se è venuta a restituirli significa che non ha davvero cattive intenzioni... no?
La guardo, mentre lei fa altrettanto con alcuni quadri appesi alla parete della scala grande in legno bianco. È bella. Lo è per davvero, ma il suo comportamento mi risulta insopportabile anche se la conosco da meno di tredici ore.
«Come hai fatto ad entrare?» le chiedo sospetto.
«Entrare dove?»
«Nel cancello. Bisogna bussare da fuori e avere l'apertura da questa casa. Tu non hai bussato.»
«Mi sono intrufolata subito dopo che il tuo amico è entrato. È stato facilissimo.» Il suo sguardo mi ignora.
Continuo a rimanere sconvolto.
«Okay, basta.» Mi avvicino a lei e l'affronto, afferrandola per le spalle.
«Chi sei? Che cosa vuoi da me?»
Mi fissa sconcertata. Non se l'aspettava che io la prendessi in questo modo, ma mi sono stufato.
«Ahm... hai qualcosa da mangiare? Sono molto affamata» dice. Si sposta dalla mia presa, subito dopo inizia ad esplorare la casa. «Dov'è la cucina?»
La raggiungo per assicurarmi che non rubi altro. Trova subito la cucina e sbircia nel frigo.
Non è molto educato ciò che sta facendo, ma non è questo il punto adesso.
«Gradirei una risposta» le dico. Intanto lei si serve del cibo, più esattamente dei pancakes avanzati di questa mattina.
«Sai io cosa gradirei? Dello sciroppo d'acero. Ce l'avete? Anzi, Nutella, vorrei della Nutella, grazie.» Apre qualche mobile finché non trova il prodotto che voleva.
Io sono sempre più allibito da tutto ciò ma non so come reagire. Dovrei sbatterla fuori di casa?
Dopo aver trovato anche delle posate si siede al bancone e inizia a consumare la sua "colazione".
Mi siedo di fronte e con mani mo' di preghiera ci appoggio la testa. La studio per un po'. Non riesco a tenere gli occhi lontani dalle sue labbra. Sono perfette anche quando masticano. Odio tutto questo.
«Mi interessi.» Interrompe il silenzio.
«Come scusa?»
«Ho rubato il portafoglio perché volevo i tuoi soldi, ma poi ho cambiato idea. Mi interessi e voglio conoscerti» dice sfacciatamente.
Io non ho mai sentito una ragazza parlare così ad un altro ragazzo. Questa cosa è da ammirare.
«E... ahm... Okay, sono un po' confuso. Perché non me l'hai semplicemente chiesto? Insomma hai rubato il mio port... Aspetta! Tu mi hai rubato il portafoglio perché volevi i miei soldi?» Il suo intento era derubarmi per davvero quindi?
Annuisce, poi ride.
«Non so che cosa hai in quella testa ma è evidente che non ti funziona.»
«È ancora più evidente il fatto che tu sia un vero cretino per aver creduto a tutte le mie parole!» Mangia un ultimo boccone.
«Io sono scioccato. Devo chiederti la gentilezza di andartene.»
«Di già? Pensavo che ti fossi simpatica. Va bene.» Si alza, posa il piatto nel lavandino fingendo una buona educazione, poi esce dalla cucina.
"Perché tutte a me?"
Cosa c'è che non va in tutta questa faccenda? È una vera e propria psicopatica. E non so perché ma continuo a pensare che sia davvero, davvero... carina.
Corro all'ingresso e la fermo.
«Stavo scherzando, non voglio davvero che tu te ne vada.»
Mi guarda con diffidenza, poi di nuovo piega le sue labbra perfette in un sorriso e io sento dentro di me una palpitazione che sale al cervello.
"Ma cosa mi sta succedendo...?"
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God is a Woman
Mystère / ThrillerHo conosciuto una ragazza. Il suo nome è Chanel Darker. È misteriosa, intrigante, affascinante. È bellissima. Ma è anche una stronza, una vera stronza. Oltre ad aver rubato il mio portafoglio ad una festa, ha rubato anche la mia sanità mentale. Sono...