«Che cosa fai?» le chiedo mentre mi lavo i denti. È in bagno con me ad aspettarmi. Prende il cellulare e digita qualcosa. «Devo fare una chiamata. È per l'avventura.» Si porta l'aggeggio all'orecchio e va nella mia camera.
Mi asciugo le labbra con un panno asciutto. Osservo il ragazzo nello specchio, faccio una smorfia di disapprovazione nei suoi confronti. "Dove sei andata autostima?"
Dopo poco lei ritorna in bagno con l'espressione di una bambina felice.
«Vuoi lavarti i denti? Ho degli spazzolini nuovi.»
«Okay» risponde. Apro un mobiletto di fianco al lavabo e prendo uno spazzolino ancora incartato. Glielo do, lo apre e lo usa.
Vado in camera mia per controllare il cellulare.
"Non ti calcola nessuno, Eliah."
Quasi manco Chanel mi calcola, e lei è qui a casa mia. Nonostante sia una bella giornata, decido di indossare anche una felpa nera al di sopra della camicia a mezze maniche bianca, perché ho un po' di freddo.
«Possiamo andare?» domanda la ragazza dopo che esce dal bagno.
Annuisco. Prendo Bonnie in braccio e conduco Chanel ad andare al piano di sotto.
«Dimmi che non vuoi portarla...» mi dice lei.
Non posso? «Sì.»
«Non ti conviene. Né a te né a lei.»
Il mio volto si oscura un po' e faccio trapelare della preoccupazione. Dove vuole portarmi? È così pericoloso?
«Hai intenzione di tenermi nascosto il posto fino a che non arriveremo?»
«Esatto.»
«Va bene...» Dovrei fidarmi? No, non dovrei, soprattutto dopo ieri, ma non riesco nemmeno a resisterle. Mi lascio trascinare facilmente e questo non va bene. Al pensiero di aver fumato mi fa girare la testa. È una cosa che mai avrei pensato di poter fare in vita mia. Ma l'ho fatto.
Lascio la cagnolina nelle mani di Mrs Brown, promettendole cinquanta dollari. Era riluttante all'idea di badare a Bonnie, quindi ho dovuta convincerla.
Prendo le chiavi dell'auto ed usciamo.
«Che musica vuoi ascoltare?» le chiedo, mentre metto in moto.
«Qualcosa che dà adrenalina!»
«Mh... a me dà molta adrenalina questa canzone.» Collego il cellulare allo stereo con il Bluetooth, poi riproduco Into You di Ariana Grande.
All'inizio Chanel non sembra convinta della canzone, ma appena sente il ritornello si ricrede e si scatena.
«È molto figa, vero?» le chiedo, mentre guido stando alle sue indicazioni stradali.
«Lo è!»
Sono pazzo se mi importa di più che lei sia con me qui adesso, invece di pensare a dove mi sta portando? Cioè, mi importa di cosa vuole combinare, ma mi importa molto più che, nonostante la discussione che abbiamo avuto in camera mia, lei sia qui. Dovrei tutelarmi o lasciarmi andare?
«Possiamo riascoltarla?» mi chiede appena la canzone termina.
«Tutte le volte che vuoi» le dico, poi faccio ripartire il brano.
«L'inizio è da brividi» commenta.
«È proprio ciò che stavo pensando. Inizia con tranquillità e pacatezza ma si mostra da subito feroce, non so se mi spiego.»
Mi guarda confusa. «No, non ti spieghi» ride.
«Okay, sto zitto!»Proprio quando la canzone termina, Chanel mi fa accostare l'auto in un posto isolato dalla civiltà. Tutto intorno ci sono solo alberi, null'altro. Scendiamo insieme dall'auto, di seguito la guardo per chiedere delle spiegazioni. «Perché siamo arrivati ad un bosco?»
«È qui l'avventura.» L'avevo capito, chiedevo altro.
Chiudo l'auto con il telecomando, ma prima inserisco l'allarme... non si sa mai.
Chanel mi chiede di seguirla e io non ho altra scelta, d'altronde sono qui per questo. "Vero, Eliah?"
Camminiamo per un po' sulla strada di un sentiero. Il posto è tranquillo: gli odori, i suoni e il panorama sono di mio gradimento. Gli uccelli sono le uniche cose che posso avvertire con le mie orecchie, a parte i nostri passi che si fanno strada su rami e foglie secche.
In lontananza vedo una figura maschile molto familiare seduta su un tronco d'albero abbattuto. Ci avviciniamo un bel po' prima che io capisca chi sia: Mike.
Perché Chanel ci ha portati proprio da lui? Vuole farmi mettere le mani addosso di nuovo? Magari ha architettato tutto per farmi uccidere. Qui è un buon posto per nascondere il cadavere.
«Mike fa parte dell'avventura?»
«Considerala un'esperienza che non dimenticherai. Mike ha ciò che ci serve.» Mi mette ansia il suo tono, la sua sicurezza. Ogni particolare di Chanel mi innesca sensazioni strane.
Spunta una ragazza dai capelli neri e lisci, non molto lunghi, da dietro ad una grande quercia. Non so chi sia, non l'ho mai vista.
«Lei chi è?» le chiedo, mentre siamo sempre meno distanti ai due.
«Lei è un genio.»
Cosa? Adesso ricomincia a fare la misteriosa. Che odio.
«Chanel!» Mike l'avvolge con le sue braccia e lei ricambia. «Ho portato ciò che mi hai chiesto.»
Che cosa gli ha chiesto di portare Chanel?
«Eliah» fa lui, e mi porge la sua mano. Faccio lo stesso e lo afferro con una presa stretta.
La Ragazza-Genio viene verso me. Solo adesso mi accorgo che indossa degli occhiali neri firmati Armani. «Constance» si presenta. Io le dico il mio di nome e le stringo la mano, non forte come ho fatto con Mike però.
Chanel mi prende per il braccio e ci distanziamo da Mike e Constance. "Che maniere."
«Hai accettato tu di venire qui, giusto?» mi chiede e come il suo solito mi entra dentro con i suoi occhi di ghiaccio.
«Diciamo che sono stato convinto.»
«Ma hai acconsentito, quindi non puoi tirarti indietro.»
«Va bene, okay. Adesso mi dici perché siamo qui?» insisto.
«Eliah!» sento Mike chiamarmi. Mi volto per rispondergli ma lui è di fronte a me, non mi dà modo di parlare. Mi sbatte un pistola contro il petto e mi ordina di prenderla. Per un secondo il mio respiro si ferma, forse a causa della collisione con l'arma sul petto o per ciò che mi è stato ordinato di fare. Mike è serio, indecifrabile, ma serio. Completamente devoto a ciò che mi ha ordinato di fare e io ho timore di rifiutare. Cosa vogliono che io faccia con questa pistola? La prendo fra le mani. È pesante e fredda. Probabilmente non è una pistola vera, dev'essere quella ad aria compressa. Guardo Chanel con gli occhi spalancati, come se quasi chiedessi aiuto, ma non posso chiederlo a chi mi ha coinvolto, esatto?
Lei mi sorride senza dar peso alla mia espressione terrorizzata, nervosa. Mike tira fuori un'altra pistola da uno zainetto che prima non avevo visto. La carica con dei proiettili al quanto realistici per me. Non possono essere delle pistole vere. Chanel mi ha fregato una volta a casa mia, ma non questa.
«È un'altra delle tue sceneggiate, Chanel?» mormoro e faccio attenzione che gli altri due non ascoltino ciò che le riferisco.
«Sono delle pistole vere, non come quella che ho usato a casa tua. Non vorresti provare a sparare due colpi?»
«Perché vorrei provare una cosa simile?» dico riluttante all'idea. Mantengo la pistola come se fosse un oggetto radioattivo.
«Perché ti fanno provare dell'adrenalina vera. Forse anche più di ciò che hai provato ieri in quel negozio!»
Ad essere sincero ho provato molto più quando eravamo io e lei nella mia camera, e mancava così poco per baciarci.
«E se mi rifiuto?»
«Non lo farai. Se ci provi… ti sparo in una gamba» mi minaccia ed è più seria di Mike.
Deglutisco.
Lo ammetto, provare a sparare con una pistola vera è una cosa che in un certo senso affascina, ma mi farebbe piacere farlo in un apposito poligono di tiro e non in un bosco. È decisamente pericoloso.
«Avanti, dai. Punta verso quell'albero.» Chanel me ne indica uno bello grande di fronte, incrocia le braccia e attende che io faccia qualcosa.
Ho gli occhi di Mike e Constance puntati addosso, non mi fanno sentire tranquillo, anzi. Per un attimo mi fermo a guardare la mia ombra sul tappeto di foglie. Mi funge da specchio, un qualcosa di morale ed espressivo, al limite della coscienza umana. “Perché, Eliah, ti trovi qui?”
Tu non sei così, non sei mai stata una persona ribelle. Tutto questo non fa parte di te. Hai rubato, hai fumato e adesso hai una pistola fra le mani. Questo non è Eliah.
«Mi dispiace, i-io non posso farlo» emetto con voce tremante. Poso delicato e con scossoni la pistola a terra. «Io non me la sento, non so nemmeno perché ho accettato di venire qui.»
Mi sento così spaesato, anche desolato da tutto ciò. A questo punto il bosco diventa per me un simbolo di cattiva suggestione, mi sento attaccato da ogni cosa qui. Sto avendo un attacco isterico? Non è nemmeno questo da me. Perché mi sento in questo modo?
«Torno a casa, scusate, io…» Guardo loro e loro guardano me. Sono sconvolti quanto me, ma per l'incredulità, non per un attacco di panico. Giro i tacchi e stranamente ricordo anche da dove sono venuto. Deciso ad andarmene, faccio i primi passi, poi un boato rimbomba fra gli alberi e nei miei timpani. Alzo le mani e sbatto le palpebre per qualche istante, mi volto e c'è Chanel con la pistola puntata al cielo. Ha sparato un colpo per fermarmi, ma io voglio scappare. Ho il respiro soffocato, l'aria mi è nemica quanto Chanel.
«Torna qui» pronuncia, decisa, dominante. Abbassa la pistola e io faccio lo stesso con le braccia. Credo di aver sentito il mio cuore scavarsi una fossa nel mio corpo. Chiudo gli occhi per pochi istanti e mi decido a proseguire verso di lei.
«Non voglio farlo» mormoro. Ho paura.
«Non te lo sto chiedendo. Te lo sto ordinando, quindi adesso, Eliah Stiles, prenderai questa pistola, punterai l'albero laggiù e premerai il grilletto» dice con una pronuncia così lenta e persuasiva, manipolatrice, così da mettermi nuovamente la pistola fra le mani. M’incanta al punto da non farmi controllare i movimenti del mio stesso corpo.
«Chanel… non voglio farlo» farfuglio con la voce mozzata.
Gli occhi suoi di ghiaccio mi penetrano del tutto. «Punta quell'albero.»
Abbasso gli occhi sulla pistola. Cosa devo fare? Non devo per forza farlo. Io sono il padrone di me stesso e se non voglio fare qualcosa non la faccio.
Punto la pistola verso l'albero che mi ha indicato Chanel. La mano mi trema. Ispiro per controllare al meglio il respiro, ma ho troppa adrenalina in corpo. Ricordo che da piccolo avevo lo stesso timore di adesso nel voler premere il grilletto di una semplice pistola giocattolo.
La mano di Chanel si trascina su per il mio braccio, fino ad arrivare alla pistola. «Afferrala con tutte e due le mani» mi dice. «Guarda il bersaglio, studialo, ammiralo» mi sussurra all'orecchio. La sua presenza dietro di me mi fa vibrare, ma mi tranquillizza. Ho decisamente la sindrome di Stoccolma.
«Cerca di non tremare.» Consiglio al quanto difficile da eseguire in questo momento. Miro con ogni singola ambizione di precisione il bersaglio, che sarebbe un povero albero. Chiudo un occhio e finalmente ce l’ho sotto tiro.
«Esatto, così. Non deve spaventarti, sei tu che spaventi con questa» continua a sussurrare. Mi volto per vederla e il celeste delle sue iridi mi avvolge. Mi sorride, poi torno con gli occhi sul bersaglio.
«Trattieni il respiro e spara» ordina. «Spara» ripete. «Spara!»
Trattengo il respiro e premo il grilletto. Avverto all'istante una potenza esplodermi fra le mani, poi un prurito quasi piacevole. Il suono rimbombante fa eco da tutte le parti. Ho colpito l'albero giusto al centro. Rimango di stucco, in un istante tutta l’adrenalina che avevo in circolo si scarica facendomi sentire euforico, una sensazione di gran soddisfazione, o quasi. Non so cosa sia esattamente. «Ce l'ho fatta…» mormoro incredulo. Chanel festeggia saltellando, è più entusiasta di me. Non so come reagire a ciò che sto provando, è un cocktail di emozioni troppo misto per me, ma voglio riprovarci.
Punto di nuovo lo stesso albero di prima e questa volta ho un po' più di ansia, perché so davvero cosa accadrà quando premerò il grilletto. Quando lo premo riprovo le stesse cose di prima ed è… così dannatamente strano. Lo adoro.
«Ci stai prendendo gusto?» ride lei, ma posso vedere la soddisfazione sulle sue labbra.
«Diciamo che mi sto adattando alle tue regole» le rispondo, poi prendo di nuovo la mira contro l'albero. Stavolta manco il bersaglio.
«È sicuro questo posto?» le chiedo, successivamente le do indietro l’arma.
«Qui non ci sentirà nessuno, per questo veniamo a sparare spesso. È solo un… hobby.»
Un hobby? Quindi vengono qui spesso a sparare agli alberi? Un hobby alquanto insolito.
Mike punta ad una bottiglia di vetro posizionata da Constance su un ceppo, poi spara e io balzo un passo indietro. Non mi aspettavo sparasse così velocemente e senza esitare.
«Perché mi hai portato qui?» chiedo a Chanel.
«Ti dispiace?»
«No… non più. Cioè, mi sto divertendo.»
«Te l'ho detto. Hai bisogno di avventura, di spassartela, di pericolo. Volevo farti vivere in modo diverso.»
«Ci stai riuscendo» piego le labbra in un sorriso. Sono felice di ciò. Non sarà una persona perfetta, ma in così pochi giorni è riuscita a farmi vivere emozioni che non sapevo di poter provare, e per questo le sono grato.
Mike passa la pistola a Constance e le fa sparare qualche colpo a delle lattine di birra vuote.
«Tu non spari?» le chiedo.
«No, non mi va.»
«Mi costringi a venire qui e non vuoi sparare un colpo?»
«Mh…» si volta un attimo. Il suo umore è cambiato nuovamente. È così altalenante e io non riesco affatto a starle dietro.
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God is a Woman
Mistério / SuspenseHo conosciuto una ragazza. Il suo nome è Chanel Darker. È misteriosa, intrigante, affascinante. È bellissima. Ma è anche una stronza, una vera stronza. Oltre ad aver rubato il mio portafoglio ad una festa, ha rubato anche la mia sanità mentale. Sono...