Fame

26 3 6
                                    

"Caffè, caffè, caffè." dissi sbattendo la borsa sul vecchio e logorato bancone del bar.

"Buongiorno anche a te." mi rispose Liz continuando a sistemare le tazzine.

"Caffè."

"Quanti ne hai bevuti esattamente fino ad ora?" mi chiese la mia amica da dietro il bancone dello Starlight in cui lavorava da qualche mese.

"Due... in mezz'ora." risposi colpevole.

"Non ti darò un altro caffè per poi perdere parte del mio stipendio per accompagnarti all'ospedale."

"Esagerata!!!"

"Devo ricordati quando, due anni fa ti sei fatta fuori due termos in tre ore, non hai chiuso occhio per una notte intera e hai avuto l'occhio ballerino per due giorni?"

"Ok, ok, ho afferrato il concetto. Dammi almeno da mangiare." E cosi davanti ad un piatto carico di frittelle raccontai a Liz della notte passata ed i miei dubbi sul futuro. Di come in questi mesi piano piano le mie paure si erano trasformate nell'indifferenza totale e di come però in solo cinque minuti tutto era andato in frantumi.

"Se solo venissi anche tu... io commettere meno sciocchezze."

Parlavo tutte le notti con Ben, ma con Liz era tutta un'altra storia. Con lei non avevo bisogno di parole, bastava uno sguardo e tutto tornava al proprio posto, perché non solo aveva la capacità di capirmi al volo, ma riusciva anche a tranquillizzarmi ogni volta che mi agitavo. Mi sarebbe mancata tantissimo.

"Non ricominciare Erin. Tra poco stacco, che facciamo?"

"Non saprei... che ne dici di un panino al volo e una passeggiata a Bryant Parck?" Amavo passeggiare in quella zona e con la giornata di sole che c'era sarebbe stato perfetto. 

"Erin, per l'amor del cielo!!! hai appena finito di mangiare un piatto di frittelle e la prima cosa che ti viene in mente è andara al parco a mangiare un panino???"

"Vorrei fare shopping, ma gia so che mi deprimerei perchè non mi entra più niente. Sono tornata da poco e gia ho preso tipo due chili."

"E quindi mi pare giusto continuare a mangiare. Ok, andata, ti chiamo appena ho finito."


Mi trovavo all'angolo tra la quarantesima e la quarantaduesima strada ad aspettare Liz, e visto che era in ritardo iniziai a passeggiare nel parco. L'aria dolce e gradevole mi teneva compagnia, alcuni raggi del sole filtravano tra gli alberi mettendo in risalto gli angoli più bui e nascosti del parco. Gruppi di ragazzi occupavano i vari tavoli sparsi nel prato, le famiglie con bambini si divertivano a giocare, qualcuno aveva organizzato dei picnic molto gustosi e l'odore del cibo mi stuzzicò di nuovo l'appetito. Amavo passeggiare all'aria aperta in questo periodo dell'anno.

Arrivai davanti alla New York Public Library quando un messaggio di Liz mi avvisò del suo arrivo. Avrei sperato fosse Kevin, ma dopo il litigio della sera precedente, non avevo più ricevuto sue notizie. Ed era molto strano. Tutte le volte che avevamo avuto una qualche discussione, era sempre stato lui a fare il primo passo. Diceva che non riusciv a trattenermi il muso per più di cinque minuti. Ed era vero. Amava viziarmi e e fare la pace era la scusa ideale per riempirmi di regali.

Ho portato i panini. Dove sei?

NYPL

Dopo cinque minuti Liz mi raggiunse raggiante come sempre. I suoi capelli corvini incorniciavano il viso perfetto e gli occhi azzurri risaltavano sulla sua carnagione chiara.

"Sandwich al tonno per te, e pollo per me."

"Non capisco come fanno le persone che quando stanno male, o hanno qualche pensiero in più, a perdere l'appetito. A me raddoppia."

"Tu sei un caso a parte Erin"

"Sarà... ma se mi hai portato solo un sandwich mi arrabbio" dissi alla mia amica mentre masticavo.

"Sciocchina, ti ho portato anche le patate al formaggio" mi rispose imitando la voce di ma madre. Per tutta risposta esplosi in una risata e mi sdraiai sulla soffice erba, Liz fece lo stesso ed iniziammo a parlare. Parlammo di quando nel parco veniva organizzata la settimana della moda, dell'imminente costruzione della pista di pattinaggio per le feste natalizie, di Kevin, del mio trasferimento al college e di Ben che aveva deciso di seguirmi.

"Penso che lui lo faccia più per se stesso che per te."

"In che senso?"

"Nel senso che si sente in colpa perchè scimpanzè è sempre il suo capitano, e lui sa più cose di noi Erin, frequanta lo spogliatoio, ascolta quei cretini parlare, e secondo me vorrebbe spaccare le loro facce ogni volta che aprono bocca. Ma non può, e quindi secondo il suo contorto ragionamento, forse questo è l'unico modo per compensare le sue mancanze. Ricordati che noi sappiamo quello che è successo perchè Ben ce l'ha mostrato."

"Sinceramente Liz, non mi interessa il motivo. Sono così contenta che lui venga con me che voglio essere egoista e godermi questo momento, e soprattutto voglio qualcuno che mi tenga lontano da Asher."

"Parli del diavolo..."

Non c'era bisogno che mi voltassi, non c'era bisogno che incrociassi i suoi occhi per capire chi ci fosse dietro di me. Il suo profumo e l'espressione della mia amica, bastavano a farmi capire che scimpanzè uno e due, erano dietro le mie spalle. Asher e Jace Hall, per il quale Liz aveva una cotta, anche se non l'aveva mai ammesso. Presi una patatina e continuai a mangiare facendo finta di niente.

Jace mi si posiziò affianco e rubò una patatina dal mio tovagliolo, Asher si mise di fronte a me, affianco a Liz.

"Allora, cosa ci fate tutte sole in questo parco?" chiese Jace mentre continuava a toccarsi il suo ciuffo.

"Vediamo un pò... cosa ci facciamo Liz? Ah si certo... stiamo guardando un film!" dissi un pò più acida del solito.

"Spiritosa Erin, è cosi che mi saluti? Sono passati mesi da quando sei andata via, mi aspettavo qualche attenzione in più."

"L'unica attenzione che ti meriti da parte mia è un calcio in culo, Jace. Ed ora scusateci ma dobbiamo andare." dissi iniziando a raccogliere le nostre cose mentre Liz faceva lo stesso.

"Non capisco perchè tu ce l'abbia tanto con me, anzi, con noi vero Asher? eppure mi pare di ricordare che passavamo tanto tempo insieme o sbaglio?"

"Se lo ricordi significa che ti appartiene Jace, io non lo ricordo più."

Per tutto il tempo Asher rimase in silenzio ad osservarmi, solo un piccolo sorriso quando risposi a Jace, ma niente di più e per qualche strano motivo, anzichè essere contenta, ero infastidita. Possibile che non meritavo neanche le sue attenzioni? Possibile che dopo tutto, ero ancora cosi cretina da aspettarmi qualcosa da lui e sperare che in fondo mi volesse bene? Possibile che per lui non era significato niente e che non aveva voglia di passare del tempo con me?

Si, era possibile!

Insieme a teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora