La casa dei Carter era esternamente uguale alla mia, ma mentre il nostro arredamento era più classico con qualche dettaglio shabby, il loro era molto moderno ed elegante. Nel piano di sotto c'era una cucina totalmente bianca con piani di lavoro in acciaio, due bagni con stile italiano, lo studio di Max pieno di libri, una stanza dei giochi per Avette e il grande salotto che tanto amavo. Al centro della sala c'era un tavolino basso di cristallo e intorno ad esso due divani e tre poltrone, tutte nere in stile damascato. Il tavolo piu grande era vicino al camino e nella parete opposta il grande pianoforte che Avette stava in questo momento cercando di distruggere con le sue manine.
"No tesoro, questo piano si trova qui da molti anni. Godiamocelo ancora un pò" le dissi lasciandole un bacio sulla guancia. Nell'ingresso due scale di vetro portavano al piano di sopra dove oltre ai bagni e alle camere da letto c'era la stanza gemella. I nostri genitori avevano fatto costruire nella stessa identica stanza, una piscina che attraversava tutta la parete sotto la grande vetrata che si affacciava nel cuore di Manhattan. Nell'angolo della stanza una piccola palestra dove io ovviamente, a differenza di scimpanzè, non ci avevo dedicato neanche un'ora della mia vita.
La piccola Avette si aggrappò alla mia gamba e insieme raggiungemmo il terrazzo. Max e mio padre si trovavano alla griglia intenti a parlare di football, mia madre e Brooke sorseggiavano il loro bicchiere di vino comodamente sedute. Di Asher neanche l'ombra.
"Buonasera a tutti".
"Ciao cara, tutto bene?". La voce di Max era così confortante.
"Si grazie. Mica sono in ritardo?" dissi nella speranza di essere già al completo per la cena e sorridendo a mio padre.
"Oh no, tranquilla Erin, sei in perfetto orario".
Il rumore della porta sbattutta e il ticchettio di un paio di tacchi mi mandarono in iperventilazione. Il mio peggiore incubo stava per iniziare. Sarebbe stata una serata molto, molto lunga.
"Buonasera a tutti, oh ciao! tu devi essere Erin". Che genio. "Ho sentito molto parlare di te".
Una ragazza alta, con i capelli corvino e grandi occhi verdi, avvolta nel suo vestitino taglia 42 veniva verso di me.
Io nei miei logori jeans e nel mio top senza spalline mi sentivo una nullità. Mi sentivo a disagio, sia per il mio look che per il fatto che nessuno mi aveva avvisata. Le mie mani erano ormai sudate e sentivo gocce di sudore imperlarmi anche la fronte. Odiavo quando mi succedeva e odiavo che lui mi conoscesse cosi bene da saperne il perchè. Ero a disagio e se ne era accorto. Nascondeva il suo ghigno dietro il bicchiere di vino. Si avvicinarono piano piano e un'ondata del suo profumo investì le mie narici. I suoi capelli erano ancora bagnanti, la camicia fasciava perfettamente il suo addome e il suo sorriso era più brillante che mai.
"Si, giusto, sono Erin. Tu invece sei?" risposi continuando a strofinare le mani sui miei jeans.
"Piacere Melany, ma puoi chiamrmi Mel". Rispose scambiando un veloce sguardo con Asher. Si bella, nessuno mi ha parlato di te.
Piu la guardavo, più capivo che quello era il genere di donna che era sempre piaciuta ad Asher. La classica modella, alta magra e accomodante. Tutto il mio contrario.
"Bene, ora che le presentazioni sono state fatte, diamo inizio alle danze. Accomodiamoci". L'ho gia detto che amavo Max Carter? Il mio padrino mi toglieva dall'imbarazzo come nessun altro sapeva fare.
"Io Ei, Io Ei." strillò Avette. Ancora non riusciva a pronunciare bene il mio nome. "Io Ei e Ash".
Come sempre voleva sedersi tra di noi, ma il mio intento era quello di stare il più lontano possibile da lui. Cosi, facendo finta di niente e incurante dei capricci di Avette, mi sedetti nel lato opposto della tavola vicino a mia madre.
Avevo l'acquolina in bocca, la tavola era piena di prelibatezze e il mio stomaco iniziava a brontolare. Mi riempii il piatto di carne, patate e fritti. Per non sentirmi in colpa preparai anche un piatto con delle verdure.
"Piano piano Erin. Guarda che non stiamo andando in guerra".
"Lo so, ho fame".
"Lo vedo".
"Cosa c'è? Ti da fastidio?".
"Per niente, mi era mancato vedere qualcuno che mangia fino a stare male".
"Fottiti Asher."
"Adesso sono Asher?".
Per me era sempre stato Ash.
"Ehi Erin, piano con le parole".
"Si, scusa papà".
"Ma cosa diavolo è successo a voi due?!"
"Niente". Rispondemmo in coro verso mia madre.
La tensione era palpabile e a mettere il dito nella piaga fu proprio l'oca seduta accanto a lui."Se è mai possibile, questo arrosto è ancora meglio dell'ultima volta". Quindi mangia spesso con loro? "vero Caroline? tra questo e il tuo proprio non saprei scegliere".
Stavo per svenire. L'aveva portata anche a casa mia? Se fosse stato possibile, lo odiavo ancora di più. Continuai a strofinarmi le mani sui jeans e per un attimo pensai addirittura di non mangiare. Poi ci ripensai, infilai in bocca due bocconi di carne voracemente, ma l'aria iniziava a mancarmi veramente, nonostante il venticello leggero che soffiava.
Scusate, vado un attimo in bagno". Sentivo i suoi occhi puntati dritti sulla mia schiena, sentivo le lacrime iniziare a pungere e una sensazione strana allo stomaco. Il pensiero di loro due seduti nella mia cucina mi mandava in bestia e mi rattristava nello stesso momento. Mi sentivo fuori posto in questo momento, mi sentivo come se fossi io l'estranea, come se non valessi nulla per lui ed era la sensazione più brutta della mia vita perchè in questi mesi, nonostante soffrissi per il modo cui mi aveva trattata, nutrivo sempre una piccola speranza. La speranza di trovarlo al mio ritorno.
Attraversai la cucina fino ad arrivare al solotto, mi appoggiai al piano e appoggiai la testa tra le mani mentre mi asciugavo la prima lacrima.
Non devi piangere Erin, non c'è motivo. Tu hai Kevin.
Tutto il resto non conta."Hai scambiato lo sgabello del painoforte per il water?" Asher si incamminò piano piano verso di me.
"Come scusa?"
"Il water, hai detto che dovevi andare in bagno. Non mi pare sia quello anche se quello è sempre stato il tuo posto preferito in questa casa, dopo la cucina ovviamente". La sua voce venne fuori come un sussurro.
Restai per qualche secondo in più a fissare i suoi occhi mentre sentivo come una stretta al petto. Momenti come questi passarono velocemente nella mia testa. Io seduta affianco a lui mentre suona, io che mi addormento sul divano mentre lui mi massaggia le gambe, io che mangio tutto quello che trovo in giro mentre lui si allena, io che faccio finta di stare male e trovo tremila scuse per non muovere neanche un muscolo. Lo vedevo deglutire e capiì che anche lui stava pensando la stessa cosa. Si avvicinò ancora un pò e mentre pensavo di urlargli contro tutto l'odio che provavo per lui sentiì dei passi avvicinarsi.
"Ash amore, c'è il tuo dolce preferito, vieni?" le disse abbracciandolo da dietro e lasciandogli dei piccoli e lenti baci sul collo. Bene, conosce anche i suoi gusti
"Ah, sei qui anche tu?". Come se non mi avesse vista."Andate, faccio una telefonata e arrivo". Risposi alzandomi di scatto e avviandomi verso il guardaroba per prendere il mio telefono mentre lei lo trascinava via lontano da me.
Dopo aver mandato un messaggio a Kevin, tornai a sedermi. I nostri genitori stavano parlando del prossimo progetto, Melany si intrometteva nei loro discorsi di tanto in tanto, risultando fin troppo interessata, Avette dormiva sulla sdraio e Asher continuava a fissarmi con lo sguardo. Cosa avrà mai da guardare??
L'avviso di un messaggio mi permise di distrarmi e quando lessi il nome di Kevin, un sorriso mi si stampò sulle labbra.
"Chiunque abbia scatenato quel sorriso merita un premio". Max mi fece l'occhiolino e alzò il calice in alto.
"Lo merita a prescindere". Gli risposi contraccambiando l'occhiolino. Lui sapeva sempre capirmi al volo. Aveva capito che quella situazione non era per niente facile per me.
"E allora un brindisi per te e per...?" disse come se non sapesse nulla.
"Kevin".
"Oh si, Kevin, che ragazzo d'oro. Erin è stata proprio fortunata ad incontrarlo. Peccato non poterlo conoscere dal vivo". disse mia madre con aria sognante.
"Già, che paccato". rispose Ash mentre mandava giù un sorso di vino non staccando mai gli occhi dai miei. Non ci credeva, Asher non credeva ci fosse un Kevin nella mia vita.
"Tranquilli, avrete presto l'occasione". Dissi mentendo e sostenendo il suo sguardo.
Ciao, come vi sembra questa storia? Vi piace leggerla? Io mi sto divertendo a scriverla 😅
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Insieme a te
RomanceErin prima di partire per un Master formativo decide di passare gli ultimi mesi in Spagna. Qui incontra Kevin e insieme vivranno momenti indimenticabili. Ma quando Erin ritorna a casa si troverà a dover affrontare di nuovo la sua vecchia vita per fo...