IV

1.2K 113 171
                                    

Midoriya stava diventando una presenza fissa nella sua vita. Lo incontrava quasi tutti i giorni nei corridoi, si salutavano e scambiavano quattro chiacchiere, per poi darsi appuntamento nelle ore di spacco che avevano in comune. Spesso si ritrovavano a fumare insieme fuori il terrazzo dell'università, o seduti al tavolo del bar per concedersi un caffé prima di dover affrontare lunghe ore di lezione.

Shouto per lo più si limitava ad osservarlo, a scrutare i suoi movimenti, ascoltare i suoi racconti. Aveva voglia di conoscerlo e capire cosa si celava dietro i suoi splendidi occhi verdi. E, inutile negarlo, scopriva man mano che quel ragazzo non gli era indifferente. Non era un "semplice compagno universitario" con cui ammazzare la noia durante le ore buca: era qualcosa di più, qualcosa che gli stava cominciando a nascere dentro, qualcosa che, ne era sicuro, avrebbe presto abbattuto tutte le sue convinzioni e le sue barriere.

Ma non poteva farci nulla, né voleva porre fine a ciò. Aveva bisogno del sorriso caldo di Midoriya dopo una pesante lezione o del suo viso assonnato quando scendeva dal pullman e gli correva incontro per salutarlo.

Ed ora era lì, seduto accanto a lui, mentre ordinava l'ennesimo espresso della giornata.

«Questa vita mi distrugge» sbuffò, portandosi una mano tra i ricci disordinati per trascinarli all'indietro, «ho un esonero tra una settimana e sono ancora a zero.»

«Allora forse faresti meglio a recuperare il prima possibile» gli suggerì.

«Ma il punto è che non ho voglia di far nulla!»

Shouto alzò gli occhi al cielo. «Che ne dici se a lezioni concluse andiamo a studiare insieme in biblioteca?» propose, «Io riesco a concentrarmi meglio lì.»

Izuku inarcò un sopracciglio. «Dubito ci riuscirei.»

«Perché?»

Midoriya fu quasi sul punto di rispondergli "beh, sarei troppo occupato a sbavare su un Todoroki versione studente modello", ma decise che quel commento era meglio tenerlo per sé. «Sono un caso perso, credimi. Però, possiamo comunque provare.

In fondo, per Izuku qualsiasi occasione era buona per passare più tempo possibile in sua compagnia. Per lui Todoroki stava diventando una vera e propria ossessione: Uraraka sosteneva che ne fosse completamente cotto e Izuku temeva avesse ragione. Si stava inoltrando su un sentiero pericoloso, ma non aveva alcuna intenzione di tornare indietro.

***

«Non ci sto capendo nulla!»

Era l'ennesima volta che Izuku lo diceva: fissava il quaderno per qualche minuto, sottolineava un paio di frasi sul libro e poi prendeva a lamentarsi. Shouto, dal canto suo, stava invece cercando di ricopiare ordinatamente gli appunti presi in giornata, peccato che quel ragazzo gli rendeva il compito estremamente più difficile.

«Cerca di impegnarti almeno un po'» lo rimproverò.

«Ma lo sto facendo!»

Shouto scosse il capo, disperato. Arresosi ormai all'idea che non sarebbe mai riuscito ad ordinare quei maledetti appunti in presenza di Midoriya, fece per chiudere il quaderno, ma un foglio scivolò via e cadde sul pavimento.

Per sua grande sfortuna, Izuku si era chinato e lo stava recuperando. Appena lo ebbe tra le mani, non poté non notare ciò che vi era disegnato sopra: era un piccolo schizzo, ma i tratti e i lineamenti del viso del ragazzo raffigurato erano ben riconoscibili. Izuku rimase a fissare il foglio per alcuni secondi.

«Questo sono io, vero?» Todoroki, improvvisamente  rosso in viso, non rispose, puntando lo sguardo verso gli scaffali della biblioteca, «Sei molto bravo. Non sapevo disegnassi» ancora silenzio da parte dell'altro, «in realtà sono molte le cose che non so di te. Perché non me ne parli mai? Delle tue passioni, della tua vita? E perché, tra tutti, hai disegnato proprio me?»

«Perché sono un tipo che preferisce ascoltare» rispose, «E ho disegnato te perché mi piace ritrarre ciò che è bello.»

Midoriya si concesse qualche secondo per metabolizzare le parole del ragazzo. Aveva appena detto che lo trovava bello? A quanto pareva, sì. E a quel punto il suo cuore perse qualche battito. Non riuscì a dire nulla, troppo concentrato sulla rivelazione che gli era appena stata fatta.

Fu Todoroki ad interrompere il silenzio. «Però se tu vuoi sapere più cose su di me, io... io...» era visibilmente imbarazzato e quasi balbettava, «posso fare uno sforzo, per te.»

Fu così che quel giorno, in biblioteca, invece di studiare, trascorsero il tempo a parlare. Si beccarono dei rimproveri da parte degli altri studenti presenti e furono costretti a spostarsi sulle scale che portavano ai piani superiori. Si sedettero lì, sui gradini, e continuarono la loro conversazione.

«Ho sempre amato disegnare» gli stava confessando ora Shouto, «anche se non ho mai seguito alcun corso. Mio padre me l'ha sempre proibito: la considera una cosa inutile, che non potrà mai darmi futuro. Così, mi ha costretto a seguire la sua strada e iscrivermi a giurisprudenza. Tuttavia, nel tempo libero mi diletto comunque a fare qualche schizzo» fece una breve pausa, poi continuò, «Sin dalla prima volta che ho visto il tuo volto ho capito che tu saresti stato ottimo soggetto da ritrarre. I tuoi occhi, le lentiggini, il tuo sorriso: mi hanno colpito.»

«Todoroki...» lo interruppe allora Izuku.

«Sì?»

«Anche tu» disse, «anche tu mi hai colpito fin da subito.»

I due si guardarono, i loro sguardi si incastrarono l'uno nell'altro. Shouto allungò una mano verso il volto di Izuku e, con due dita, poggiò una delicata carezza sulla sua guancia.

«E cos'è che di me ti ha colpito?» gli chiese.

«Sei particolare, è difficile non notarti. I capelli di due colori diversi, gli occhi eterocromatici e...» Izuku allungò l'indice verso l'occhio sinistro di Shouto, «e poi questa» toccò la pelle ruvida della sua cicatrice e non poté non vedere come l'altro quasi sobbalzò a quel contatto, «che sembra tanto il marchio di chi ha sulle spalle un peso troppo grosso da trasportare.»

Todoroki chiuse gli occhi, beandosi del tocco leggero di Izuku là dove non aveva mai permesso a nessuno di sfiorarlo. Ma lui era diverso: lui era un'anima rara e meravigliosa, di quelle che quando le incontri la tua vita prende una direzione inaspettata.

«Come te la sei procurata?»

Shouto sospirò. La domanda che più temeva tra tutte era arrivata. Era indeciso se raccontarglielo o meno: ogni volta che ricordava quell'episodio un grosso groppo gli saliva alla gola e il dolore si faceva spazio nel suo petto. Non era una bella storia la sua.

«Non ora, Izuku» e per la prima volta lo chiamò col suo nome, «non sono pronto.»

Il ragazzo annuì, comprendendo che quello fosse un argomento delicato e che Todoroki aveva bisogno di più tempo per aprirsi fino a quel punto nei suoi confronti. E gli venne quasi naturale allora portare le braccia attorno al suo busto e stringerlo forte a sé.

Affondò il capo tra i suoi capelli lisci e morbidi mentre Shouto si beava di quell'abbraccio tanto bello quanto inaspettato. Il corpo di Midoriya era caldo e accogliente, come un porto sicuro, un luogo in cui rifugiarsi. Il suo posto nel mondo.

Ormai era inutile negarlo: Izuku stava diventando parte di lui, gli stava scongelando quel cuore che credeva ormai morto nel suo petto e gli stava facendo provare qualcosa che fino ad allora a Shouto era sconosciuta. Non avrebbe saputo dare un nome a quei nuovi sentimenti, ma di una cosa era sicuro: desiderava quel ragazzo nella sua vita.

E così, appena sciolse l'abbraccio, prese il suo volto tra le mani e si fece coraggio: «Izuku, vuoi uscire con me?»

***

Ciao carissimi lettori,
Ultimamente sono sempre in ritardo, lo so, ma tra le varie feste e lo studio ho avuto ben poco tempo per buttar giù qualcosa di decente.
Spero il capitolo sia di vostro gradimento,
A presto!
Bastarda a metà

Costellazioni - Tododeku [IN REVISIONE] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora