Natale 5

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Per il secondo anno di fila del regalo di Jungkook non c'era neanche l'ombra. 

Taehyung non si sforzò di guardare meglio all'interno del sacco; sapeva perfettamente da cosa fosse causato quel disguido. 

Il suo nome era finito nella Lista dei Cattivi, in un qualche modo. 

A Taehyung era bastato scivolare giù dalla canna fumaria dell'orfanotrofio per capire di non essere il benvenuto. Sporco di fuliggine dalla testa ai piedi, si ritrovò il vecchio salotto completamente immerso nell'oscurità. Lo stesso spiffero di vento che doveva aver spento le candele gli accapponò la pelle del collo. All'elfo bastò farsi luce con la sfera di vetro per constatare che sì, la finestra era stata chiusa male, ma che le candele o il piatto di dolciumi erano proprio assenti. 

Tutte cose su cui Jungkook aveva sempre avuto l'esclusiva. Le badanti dell'orfanotrofio non erano certo il tipo da tenere dietro alle tradizioni solo per far felici i bambini.

Taehyung non avrebbe potuto dire di non esserselo aspettato. Ci aveva sperato, certo, ma le possibilità che l'altro ragazzo lo accogliesse con un abbraccio travolgente erano state davvero minime. 

Una volta che tutti i regali furono sistemati sotto l'albero Taehyung si sollevò in piedi, le braccia abbandonate contro i fianchi, solo in quella stanza vuota.  

Durante l'anno appena passato si era ritrovato più volte di quante ne volesse ammettere a cercare una soluzione che sapeva non esserci. Non per loro. Aveva cercato di scucire nel modo più disinteressato possibile vecchie storie e regole da elfì più maturi di lui, ma tutto quello che ne aveva ricavato erano inviti a tornare al lavoro e racconti infiniti di aneddoti che andavano a parare ovunque tranne dove voleva lui. 

D'altronde era tutto inutile, ne era cosciente. La prassi era quella e non c'era modo di discuterne: se avessero trasgredito le regole per un umano poi avrebbero dovuto farlo per tutti quelli che lo richiedevano e il Polo Nord non poteva certo permettersi una cosa del genere. Tutto, tutto il loro lavoro si basava su questo equilibrio precario tra mantenere la segretezza dell'ubicazione e del funzionamento della fabbrica e continuare a mantenere alto il numero di bambini credenti. 

Taehyung sospirò e terminò di allacciarsi il sacco di juta alla vita. 

Non avrebbe mai sopportato l'idea che un litigio potesse aver concluso la sua relazione con Jungkook. Voleva un addio come si doveva, voleva andarsene sapendo che non era rimasto rancore. Si trattava sempre del bambino che aveva visto crescere, non poteva permettere che un solo ricordo marcio affliggesse tutti quelli che lo avevano preceduto. 

Già, non poteva. 

Il suo lavoro era finito lì, era libero di andarsene. Ma il fatto era che se se ne fosse andato non sarebbe mai stato libero dai rimorsi. 

Con una mano posata leggera sul corrimano impolverato, Taehyung iniziò a salire le scale dall'altra parte del salotto, veloce, senza causare uno scricchiolio. Era già con un piede oltre lo stipite della porta che lo avrebbe portato al corridoio che dava sui dormitori quando una voce lo bloccò. 

"Se vai di là sveglierai tutti inutilmente." 

Il biondo si voltò e Jungkook era lì, sulla scalinata che portava al secondo piano. Era seduto per la lunghezza del gradino, la schiena al muro e le braccia avvolte attorno al busto. Le ombre parallele delle colonnine che limitavano la scala gli si proiettavano addosso, sezionando il suo corpo con la luce soffusa. Così mimetizzato in quel gioco di linee, congelato nella sua posizione, il ragazzo era quasi impossibile da notare ad un'occhiata superficiale. 

Il sollievo pervase Taehyung. Gli aveva parlato, si stava rivolgendo a lui. Quello passato non sarebbe stato il loro ultimo incontro. 

Attraversò il pianerottolo, giungendo ai piedi della rampa di scale dove l'altro era seduto. 

PINKY PROMISE: una promessa per ogni Natale (BTS FanFiction - Taekook)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora