Natale 4

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Più che lasciarsi cadere all'interno della canna fumaria, Taehyung ci si tuffò proprio. 

Atterrò nella cenere a piedi pari e fece immediatamente correre le dita agli agganci della griglia del camino. Stava ancora uscendo dal focolare quando Jungkook gli buttò le braccia al collo, facendogli zuccare la nuca contro i duri mattoni. L'elfo gemette di dolore, più per riflesso che per il male effettivo. 

Una volta recuperato l'equilibrio, Jungkook tastò subito la parte lesa della testa dell'altro, gettando il solito berretto rosso a terra e spettinando quei fini capelli biondo cenere. Taehyung si limitò a stringersi forte a lui mentre l'altro rideva e si scusava allo stesso tempo. 

Una volta assicuratosi che l'elfo non sanguinasse, Jungkook lasciò semplicemente le mani dove stavano; le fece salire fino a quando i suoi gomiti non furono sulle spalle dell'altro, le sue braccia una gabbia intorno ai loro capi. Taehyung teneva le proprie intorno alla sua schiena, i loro petti premuti insieme. Con il respiro caldo del castano contro la sua pelle, non poté fare a meno di valutare le forme sotto le sue mani, i muscoli che fino all'anno prima erano inesistenti, la forza della sua stretta. 

I due si decisero a staccarsi e Taehyung poté constatare quei piccoli cambiamenti anche a vista; notò la pelle tesa sulle clavicole, il modo diverso in cui il maglione gli cadeva dalle spalle, le sottili vene sul collo. La mandibola si era fatta ancora più affilata mentre qualcosina era rimasto di quelle guanciotte paffute. 

Di quel fagottino che aveva conosciuto tanto tempo prima erano rimasti solo i grandi occhi scuri e l'aria sveglia, poco più. 

Jungkook era così, tutto uguale ma tutto diverso.

A guardarli da fuori si sarebbe potuto dirli due coetanei. 

Quando i secondi passati a fissarsi sorridenti sembrarono troppi, il ragazzo e l'elfo tornarono meno bruscamente uno tra le braccia dell'altro. 

Avvolto da quel calore corporeo così piacevole dopo aver volato per l'aria gelida della notte, Taehyung non si fece problemi ad affondare il viso nella piega del collo di Jungkook per riscaldarsi la punta del naso, ora che poteva farlo comodamente. 

"Ma quanti anni hai?" chiese meravigliato. 

"Sedici." rispose Jungkook, la sua voce camuffata dal colletto aperto della giubba di Taehyung che gli premeva leggera sul viso.

"Non ne avevi quattordici?" 

"Quello era due anni fa." 

Jungkook fece sedere Taehyung su una delle poltrone, imponendogli di starsene buono mentre lui si dirigeva nella stanza a fianco. Fece ritorno con un panno bagnato d'acqua fredda che, dopo essersi appollaiato sul bracciolo di quella stessa poltrona, premette sulla nuca dell'altro per prevenire un bernoccolo colossale. 

Taehyung chiuse le palpebre e mise su un'espressione sofferente, contento di farsi coccolare. 

Non riusciva neanche a ricordarsela l'ultima volta che qualcuno lo aveva soccorso per una lesione che non fosse grave o bisognosa d'attenzioni. Era pur sempre un elfo, non si faceva male così facilmente, ma per Jungkook la cosa non faceva alcuna differenza. 

Iniziarono a parlare del più del meno, raccontandosi in generale come era trascorso l'anno ormai agli sgoccioli. Poteva sembrare un discorso banale e scontato, ma per loro ogni piccola informazione era oro. 

A Taehyung non sfuggirono le numerose occhiate che Jungkook lanciava ad un orologio appeso alla parete. Le solite candele proiettavano la lunga ombra della lancetta dei minuti contro la sua superficie dando l'impressione che ce ne fossero due. Era un aggeggio diverso da quello che possedevano loro al Polo Nord; a New York il tempo era scandito in cifre anziché in mansioni. A completare il tutto ci si mettevano i numeri romani che l'elfo non aveva mai imparato a leggere.  

PINKY PROMISE: una promessa per ogni Natale (BTS FanFiction - Taekook)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora