Prologo.

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C'era troppa luce, non riuscivo a distinguere bene cosa si trovasse attorno a me. Era talmente luminoso che dovevo tenere gli occhi socchiusi per cercare di vederci qualcosa, ed ero così impegnato a tentare di non farmi accecare da quella luce folgorante che non riuscivo a muovermi.

O forse mi muovevo, ma non me ne rendevo conto perché tutto mi sembrava uguale in mezzo a quel candore.

Qualcosa si mosse sul mio viso. Era piacevole; lo sfiorò appena, rinfrescandomi. Una lieve brezza, probabilmente.

Smisi di agitarmi, un po' arrendendomi, un po' perché realizzai che non era poi tanto male stare lì. Ormai i miei occhi si erano abituati all'innaturale luminosità di quel luogo, tanto che avrei potuto anche rilassarmi, e quella brezza sul viso era così piacevole.

Era il paradiso? Forse ero morto.

Non era così dolorosa la morte, allora. Anzi, non capivo nemmeno come potessi essere morto.

Aspetta. Pensai. Ma non sono morto. Non posso essere morto. Non mi è successo nulla. O è quello che penso, almeno.

Cominciai a perdere la testa, tornando ad agitarmi, fin quando un azzurro di una tonalità stupefacente catturò i miei occhi, sorprendendomi ma paradossalmente tranquillizzandomi. Lentamente, mi sentii quasi cullato da quella brezza, da quell'azzurro così intenso, dall'incoscienza in cui ero caduto. E mi lasciai andare, chiudendo gli occhi e beandomi di quel momento, quel luogo, qualunque cosa fosse.

Sorrisi, ormai tra le braccia di Morfeo.

Ma Morfeo parve irritarsi, perché mi scosse facendomi svegliare all'improvviso.

I Know You'll Take Me To Another WorldDove le storie prendono vita. Scoprilo ora