Capitolo 1

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Era da poco sorto il sole e un uomo dalla muscolatura asciutta era disteso sul proprio letto a due piazze con il volto rivolto verso il soffitto con fare pensieroso. Quest'ultimo era a petto nudo scoperto anche dalle coperte candide che fasciavano il suo corpo dalla vita all'ingiù, nonostante il gelo circostante solito di quella rigida stagione, qual'era l'inverno che non perdonava nessuno dalle sue crude folate di vento che attanagliavano il viso delle sue vittime come piccoli, affilati aghi. Egli non sentiva freddo e ne era una prova il fatto che il suo corpo non fosse rigido e non vi era nemmeno l'ombra della pelle d'oca. A cosa egli stesse pensando? Beh! A cosa potrebbe un uomo come lui poter pensare o aspirar? Possedeva tutto ciò che potesse mai servire a una persona dell'epoca. Aveva un bell'aspetto, con quella sua folta chioma ramata che spesso si ritrovava a dover legare in una piccola coda per evitare che delle ciocche di capelli gli finissero di fronte quelle sue iridi dorate come oro colato. Aveva anche una modesta intelligenza, infatti non era analfabeta come la maggior parte della plebaglia del tempo, e spesso aveva in mano un libro che lo accompagnava nei suoi lunghi viaggi in carrozza. Guadagnava anche una modesta paga con il suo lavoro, era abbastanza danaro che egli si poteva permettere il lusso di comprarsi tutto ciò che desiderava, finché ci fossero dei limiti realistici. Infine, ma non per ciò meno importante, aveva una donna al suo fianco, una graziosa e armoniosa donzella, delicata nei modi ed elegante nel parlato con quella sua dolce espressione che spesso accompagnava le sue espressioni facciali. Ella si chiamava Anastasia e come suonava bene il nome dell'amata nelle labbra di lui. Egli spesso si ritrovava assorto tra i propri pensieri mentre le sue labbra ripetevano più volte il nome di lei come la più gradevole delle melodie. Pareva semplicemente così giusto, se non per una cosa, egli non aveva ancora avuto occasione di maritarsi a quest'ultima. L'uomo era assorto nella sua mente, dove stava contemplando se stesso, per la propria vita e per i successi raggiunti, non vedeva come le cose gli sarebbe mai potuti andare male.

Quando i flebili raggi del sole attraverso la fredda superficie della finestra smisero di illuminare la sua chioma, ma vennero puntati in direzione della sua vista, decise a quel punto di alzarsi dal letto e di dirigersi verso il proprio guardaroba, decidendo di indossare una camicia di lino, seguita da un panciotto di un fine color mogano, ornato di preziosi bottoni vermigli, seguito da un lungo cappotto color terra decorata da astratte curve dorate alle maniche che all'apertura avrebbe scoperto il panciotto, dove avrebbe anche indossato un colletto di pizzo attorno al proprio collo, seguito da paramani altrettanto ornati di merletti e fronzoli; avrebbe coperto le gambe con un paio di culottes marroncini, decorati con astratte figure di filo di cotone nero, seguiti da un paio di stivali neri che raggiungevano il ginocchio. Del resto tra poco si sarebbe andato a incontrarsi con la propria amata e voleva apparire al proprio meglio. Quest'oggi non avrebbe cavalcato un cavallo, non voleva che i suoi abiti si spiegazzassero, avrebbe contattato un cocchiere.

***

L'uomo era finalmente giunto di fronte la porta di Anastasia. Si schiarì la voce, aggiustò meglio il proprio lungo cappotto, un'ultima manata sul proprio capo per accertarsi che non vi fosse alcuna ciocca fuori posta. Una volta pronto fece delicatamente scontrare le proprie nocche contro la superficie dura e gelida della porta, subito si sentì il risuono di quello scontro di superfici che giunse dall'altra parte di quel pezzo di legno. Non ci volle molto prima che la porta venisse aperta e al suo cospetto si presentasse una donna dalla modesta statura con un sobrio abito azzurro che fasciava delicatamente il suo minuto corpo, con la semplice gonna che le copriva tutta la lunghezza delle gambe e con delle maniche che terminavano con un paio di ricamati merletti, infine il corpetto di una sfumatura più scura della gonna possedeva dei bottoni bianchi. La sua lunga chioma bionda, come i raggi del sole, era racchiusa in una precisa crocchia che non lasciava scappare alcuna ciocca dei suoi fili dorati. Ma la vera visione erano quelle sue iridi plumbee come il cielo perlaceo di una giornata grigia, così inusuali eppure così pressanti che era difficile distogliere lo sguardo da essi, impossibile ignorarli, così rari da poter esser definiti unici, essi erano una di quelle cose che non potevi mai smettere di ammirare e contemplare. Anastasia nel realizzare che si trattasse del proprio uomo, le sue guance subito si imporporarono come reazione naturale.

L'Anatema di AnastasiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora