Capitolo 3

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Xavier stava contemplando il proprio aspetto di fronte lo specchio, abbastanza soddisfatto, ma sopratutto sollevato dal fatto che questa volta non apparisse come Adolf Hitler con quella sua ridicola e bassa statura e quel baffo rettangolare, anormalmente simmetrico. La cosa peggiore dell'avere il suo aspetto era il fatto che tale catastrofe gli era capitato durante l'avvicinamento della caduta di quest'ultimo nella seconda guerra mondiale. Xavier si era ritrovato per un giorno intero a doversi nascondere da occhi indiscreti per paura che il suo capo venisse mozzato al posto della testa nemica. Neberius ovviamente non aveva aiutato per niente ad alleviare quella catastrofica e rischiosa situazione, al contrario se lo era goduto a camminare alla luce del sole a discapito del condannato che mai prima di allora si era sentito più prigioniero dell'anatema lanciatogli da Anastasia. Però vi erano stati momenti anche positivi in questa sua condanna, tipo quella volta in cui aveva i capelli arancio-rossi, una spruzzata di lentiggini sparsi sul viso in una carnagione lattea, con una corpo alto e gracilino, mentre gli occhi come al solito erano rimasti immutati in quel suo oro colato. Il giorno in cui ebbe quell'aspetto, la gente spesso si fermò a chiedergli una foto o un autografo, scambiandolo per uno della famiglia Weasley, appartenente a una storia riguardante la magia. Ma quest'oggi aveva un aspetto più gradevole del normale con quella fluente chioma biondo-grigio, chiaro abbastanza da apparire albino, seguito anche una barba incolta al punto giusto da farlo apparire virile anziché scialbo ed era sia alto che robusto, con i bicipiti muscolosi abbastanza da poter esser notati anche attraverso maglie a maniche lunghe. Aveva la carnagione abbronzata e il tutto metteva in risalto quei suoi occhi che adesso portavano il peso di così tanti anni che sembravano in quel suo oro rifletter sia la vecchiaia che la gioventù, testimoni di tante pene, compagni stabili di vita, una monotonia e una sicurezza che lo aveva aiutato a mantenere la propria sanità mentale. Erano passati così tanti anni che quasi non era più memore del suo aspetto originale, divenuto ormai soltanto un immagine sfocata nella sua mente tra tanti ricordi sul punto di dissolversi nel vuoto. Con tutte le cose che sono cambiate, l'evoluzione che è avvenuto nel corso dei vari secoli, Xavier non riusciva più nemmeno a definire se il suo aspetto di un tempo potesse esser ancora quest'oggi considerato bello o anche solo accettabile o se la sua vita di un tempo fosse stato veramente vita. Egli aveva perso se stesso, divenendo a quel punto soltanto l'ombra di se stesso, non sapendo nemmeno più se avrebbe veramente trovato liberazione nello spezzare quella sua condanna. Non riusciva nemmeno più a creder che si fosse ancora vita oltre a quella che aveva attualmente. Era tutto semplicemente così vuoto, così vacuo, egli stesso non sapeva più in cosa credere e pian piano stava perdendo ogni speranza di ritrovo e allo stesso tempo pezzo per pezzo la sua anima stava morendo. Non mancava molto tempo prima che divenisse un cadavere vivente. Un verso di lamento attirò l'attenzione di Xavier che smise di osservarsi e si rivolse in direzione di quel cacofonico suono.

"Che delusione! Oggi non sei un brutto anatroccolo." Esclamò Neberius con un tale tono di tragedia che portò il suo interlocutore a voltare gli occhi verso il soffitto.

"Potresti non render così evidente la tua goduria verso le mie catastrofi?" Chiese il condannato e il demone fece il gesto di starci pensando un po' su riguardo la decisione da prendere.

"No." Rispose alla fine semplicemente, portando Xavier a sbuffare.

***

Xavier e Neberius stavano come al solito camminando alla cieca sotto la guida dell'istinto del condannato con la speranza di poter rintracciare la sua amata. Era esattamente come cercare un ago in un pagliaio. Tutta questa ricerca stava anche divenendo estenuante. Sarebbe stato davvero un vero e proprio spreco quel suo bell'aspetto di quest'oggi se non avesse trovato Anastasia. Nonostante l'epoca in cui stava adesso vivendo avrebbe dovuto render più semplice il rintracciamento della donna tramite i cosiddetti social, tali ricerche non davano mai dei veri e propri frutti, poiché era difficile esser certi se il profilo di una persona fosse vero o meno, se quest'ultima avesse messo delle lenti a contatto o no, se avesse utilizzato certi programmi per modificare il proprio aspetto o meno. Più gli anni passavano, più Xavier notava come il vero e il falso si stessero sempre più pian piano amalgamando tra di loro, rendendo difficile la distinzione dall'uno all'altro. Se da un lato il progresso andava avanti in modo esponenziale, dall'altro si perdeva sempre di più l'originale persona di se stessi. Xavier avrebbe dato di tutto pur di poter ritornare nel proprio corpo originale, era frustante non saper mai che aspetto si sarebbe ritrovato di fronte il proprio riflesso a ogni risveglio. C'era stato una volta in cui quest'ultimo aveva tentato di rimaner sveglio tutta la notte, credendo che magari ci fosse un collegamento tra il suo mutare e il suo risveglio, ma ciò non aveva dato alcun risultato. Quando il sole sorse, egli vide il riflesso dell'ennesimo sconosciuto con la sua mente e con il suo cuore. La sua non era solo una maledizione che colpiva il suo aspetto, esso era infatti anche una condanna a un'eterna vita da nomade in completa solitudine se non per il suo demone custode, il quale non era esattamente di una compagnia gradevole. Una persona che mutava sempre aspetto, non poteva costruirsi famiglia, tanto meno stringere delle amicizie. Mentre tali mesti pensieri gironzolavano nella testa del condannato la cacofonia di un'ambulanza passante catturò la sua attenzione. D'istinto si voltò per incrociare lo sguardo del custode che sorrise sardonico. L'uomo sapeva esattamente a cosa quest'ultimo stesse pensando. C'era stato una volta in cui il demone disse che la persona in un'ambulanza, passante esattamente come questa, era Anastasia. Xavier ci aveva creduto senza alcuna ombra di dubbio e aveva corso miglia, inciampando anche varie volte in quel corpo maldestro della giornata. Quando finalmente raggiunse l'ambulanza e i medici scesero con la paziente, il maledetto aveva realizzato che non si trattava della sua amata. Il custode lo aveva preso in giro per suo personale divertimento.

L'Anatema di AnastasiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora