Capitolo 19

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Nadia

Ad accogliermi trovai Fenix.
“Hey, tutto bene?”
La guardai raggiante. “Altroché! Sono diventata lo spirito stellare di Lucy, e ho incontrato una maga che mi ha tolto la maledizione! Sono libera amica mia!”
“Davvero? Oh, sono così felice per te!” Ci abbracciammo forte mettendoci a piangere come delle stupide. Ero al settimo cielo.
"Ma come è successo? Dai, racconta."
Mi staccai da lei, affaticata dalla giornata.
“Scusami, ma vorrei proprio riposare, è stata una giornata pesantissima.”
Sorrise.
“Ti capisco. Stai tranquilla, me ne parlerai meglio quando vorrai.”
Mi stesi sul letto continuando a guardarmi i polsi. Erano così belli senza quelle dannate scritte. Volevo urlare dalla gioia, tutti dovevano sapere che mi ero liberata da quelle opprimenti catene. Misi un attimo la testa apposto e iniziai a pensare al futuro. E adesso? Era giusto stare ancora lì? E la frase che mi aveva sussurrato Loki cosa voleva dire? Nonostante lui avesse risolto i miei problemi più grandi, me ne aveva creato di nuovi. Dovevo parlargli e chiarire la situazione.

D'un tratto bussarono alla porta.
Ecco, si parlava del diavolo...
“Entra pure.”
“Non sai nemmeno chi sono.”
“Fenix bussa in modo più aggraziato.”
Si mise a ridere, chiudendosi la porta dietro di sé. “Che accoglienza che mi dai sdraiata sul letto con le gambe alzate contro il muro e la testa a penzoloni.”
“Sto pensando.”
“A cosa?”
“A varie cose.”
Si sedette vicino a me.
“Riguardano anche me?”
Sospirai. “Alcune.”

Calò il silenzio per qualche istante.

“Quindi, a cosa devo il motivo della visita?”
Si grattò la nuca. “Ecco... Volevo vederti.”
“Vedermi?”
“Suona così strano?”
Non gli risposi.
“Io... ti volevo ringraziare di cuore. Nessuno aveva mai fatto una cosa tanto bella per me. Mi hai salvato.”
Arrossì appena, era carinissimo.
“E tutti i tuoi discorsi sul non comportarmi così con te?”
“Tanto fai sempre come vuoi.”
Rise. “Noto con piacere che hai capito l'antifona.”
Annuii arresa. Regnava ancora il silenzio nella stanza, come se entrambi fossimo da soli.
“Bene, sono contento di averti visto. A domattina.”
Lo lasciavo andare così? Mi si strinse il cuore. Io... dovevo parlare, anche se non avevo ancora le idee chiare in testa.
“Aspetta!”
Si girò verso di me. “Cosa c'è?”
“Volevo dirti delle cose.”
Fece spallucce e si rimise seduto. “Ti ascolto, ma rimettiti in una posizione normale, altrimenti non ti posso prendere sul serio.”
Mi ricomposi vicino a lui.
“Ho solo una domanda: quello che mi hai sussurrato all'orecchio è la verità?”
Rivolse lo sguardo altrove. “In realtà è per questo che sono venuto. Ascolta, io ti voglio molto bene, e quelle parole... Ecco... Beh in quel momento erano di circostanza perché ti volevo aiutare, ma...”
Gli posai l'indice sulla bocca. “Va tutto bene, non preoccuparti.”
Stavo letteralmente morendo dentro.
“Non mi hai lasciato finire...”
“Non ce ne è bisogno, anche perché mi sarebbe sembrato troppo strano sentirmelo dire da un amico.”
Mi stavo scavando la fossa da sola, ma mi ero illusa che fosse il meglio per tutti e due.
“A-amico?”
Annuii. “La mia cotta per te è passata, quindi non devi più preoccupartene. Ci tenevo a dirtelo.” Abbassai lo sguardo, cercando di essere la più credibile possibile.
“Okey... Buonanotte allora.”
“Notte.”
Si chiuse la porta dietro di sé, mentre mi mordevo la lingua come una stupida. Era la cosa migliore per entrambi, ne ero sicura.

La mattina dopo il letto non voleva proprio saperne di lasciarmi andare. Mi ero svegliata come al solito di buon mattino, ma ero rimasta lì sotto le coperte a pensare. A una certa mi decisi e buttai letteralmente le gambe fuori con l'intento di prepararmi per rendermi presentabile. Molto faticosamente ce la feci, ma non badai molto a coprire le occhiaie, e nemmeno i segni sul collo. Avevo già deciso che sarei rimasta in stanza a disegnare tutto il giorno, quindi sarebbe stato uno spreco inutile di tempo. Mi misi una sciarpa e andai in cucina.
“Buongiorno Columba!”
Ricambiai il saluto di Fenix con un sorriso.
“Loki?”
“Boh, stamattina non l'ho visto, magari è ancora in stanza a dormire.”
Conoscendolo poteva benissimo darsi. Mi accomodai al tavolo.
“Ascolta...”
La ragazza si voltò verso di me incuriosita. “Dimmi.”
“Io voglio andarmene dalla città dello zodiaco, voglio tornare a casa. Ora che non ho più la maledizione posso cavarmela da sola con Corvus, e finalmente potrò vivere una vita normale.”
Mi lanciò uno sguardo confuso. “E Loki come l'ha presa?”
“Non gliel'ho detto, ma nemmeno ho intenzione di dirglielo. Ti sei sbagliata sul suo conto amica mia, per lui non sono solo una compagna di addestramento.”
Scosse la testa. “Non ci credo nemmeno morta.”
“E invece ti conviene crederci, ne abbiamo parlato proprio ieri sera. Comunque, partiremo stasera, così ho tutto il tempo di fare i bagagli. Durante la giornata vorrei disegnare un po', ti va se ci vediamo direttamente dopo?”
Sospirò. “Se è questo quello che vuoi.”
Le sorrisi. “Grazie di cuore.”
Dopo colazione salii le scale di fretta e mi immersi nell'arte, l'unica cosa che riusciva a distrarmi dai pensieri negativi.  Dopo qualche ora posai il quadernetto e andai a farmi un bagno caldo. Lentamente mi rivestii e iniziai ad asciugarmi i capelli. L'attenzione cadde sulla mia immagine riflessa nello specchio di fronte a me. Toccai i lividi con i polpastrelli: davvero me ne volevo andare? Sarei stata in grado di affrontare Corvus? Se fossi tornata a casa non mi avrebbe dato tregua, questo era poco ma sicuro. Le mie domande furono interrotte dal rumore della porta spalancarsi. Era Loki, palesemente furibondo.

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