Capitolo 21

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Loki

Appena la mia compagna si allontanò da me venni assalito dalla figlia della padrona di casa insieme alle sue amiche, anche se assomigliavano più a delle ancelle. Era onestamente una bella ragazza, vestiva sempre in modo molto eccentrico, aveva i capelli blu elettrico lunghi e lisci, gli occhi da gatta completamente gialli, la figura minuta e le curve sinuose. Era ormai prassi che mi si incollasse durante la festa, e anche quella volta non si era smentita.
“Leo, come stai oggi?” Mi chiese prendendomi sottobraccio. Non potevo mandarla via, sua mamma era davvero un pezzo grosso.

“Bene, grazie. Tu invece? Ti vedo dimagrita.”
Gli anni prima me l'ero spassata con lei, e forse l'avevo illusa più del dovuto. Mi guardai in giro, e mi accorsi di aver perso di vista Nadia. Dovevo andare a cercarla. Mi salì dentro un senso di inquietudine, e se si fosse presentato Corvus?

“Sei davvero un galantuomo, ce ne fossero di ragazzi come te.” Si mise a ridere con un tono molto simile a quello di un'oca.

Le sorrisi e lei iniziò a riempirmi di chiacchiere che ovviamente non ascoltai. Annuivo ciclicamente, sperando che mi lasciasse andare. Dio solo sa quanto tempo passò.

“Ma sai che sei ancora più bello del solito? Ti sei allenato ultimamente?”
In realtà sì, con una ragazza che mi teneva pure testa, ma erano dettagli. A proposito, ancora non si era fatta vedere. Mi stavo seriamente preoccupando.

Mi strinse la vita e con una mano mi disegnò dei cerchietti sul petto, fissandomi negli occhi.
“Io l'anno scorso mi sono divertita tanto con te, ti va se ci divertiamo anche stasera?”
Deglutii. Dalla voglia avrei accettato volentieri, ma c'era qualcosa dentro di me che mi frenava.
“Scusa piccola, ho delle faccende molto importanti da sbrigare durante questo evento, e non le posso proprio rimandare.”
Speravo di potermi defilare, non ero tranquillo.
Fece il labbruccio. “Ma come? Sei diventato così un pezzo grosso da non avere nemmeno un po' di tempo per me?”
“Mi dispiace, ma il dovere mi chiama.”
“Non lasciarmi proprio così a bocca asciutta.” Replicò stringendo la presa. Le presi la testa con la mano e le diedi un bacio appassionato che la fece sospirare.
“Contenta adesso?” Dissi sorridendole maliziosamente.
“Cercherò di farmelo bastare per ora. Mi raccomando chiamami, non sparire come tuo solito.”
“Sai che sono impegnato. Vedrò di metterti in lista.”
Le feci l'occhiolino e mi dileguai. Sentivo come un macigno sul petto che non voleva sparire. Era senso di colpa? Perché mai? Io e Nadia non stavamo insieme, e potevo fare ciò che volevo, ero stato fin troppo chiaro su questo punto. Cominciai a cercare la mia accompagnatrice per tutta la sala, ma senza risultato. Salii al primo piano, magari si era nascosta là. Stavo ispezionando ogni centimetro di quella villa, senza nessuna traccia di lei. Mi affacciai alla finestra, e sotto di me notai due figure che stavano parlando tra di loro. Assottigliai gli occhi, una era proprio lei. Ero sollevato ad averla trovata, ma la situazione mi insospettiva parecchio. L'estraneo gli stava dando la sua rosa, e rimasi impietrito quando la ragazza se la mise tra i capelli. Che cosa stava succedendo? Perché avevo voglia di scendere e riempirlo di pugni? Dopodiché la salutò con un bacio a mano. Lo vidi avvicinarsi fin troppo, con un'aria che non mi piaceva. La stava per baciare? Non gli aveva spiegato di essere qui con me? Rimasi a fissarli col fiato sospeso, sperando che si spostasse. E lo fece, proprio all'ultimo si scansò appena. Tirai un sospiro di sollievo: quel tipo era uno spirito morto. Scesi le scale e li raggiunsi, ma al mio arrivo trovai solo Nadia.

“Hey, ti ho trovata.”

Alzò lo sguardo. “Perché mi cercavi?”
Mi sedetti vicino. “Certo, sei sparita nel nulla.”
“Beh, ho visto che non ero desiderata e ho preferito allontanarmi un attimo.”
Quindi mi aveva visto flirtare. Quel macigno si era fatto più pesante di colpo.
“Scusami, davvero. E quella rosa?” Le chiesi indicandole i capelli. Volevo fare finta di non aver visto niente, e sentire la sua versione. Arrossì appena.
“Me l'ha regalata un mio ex compagno di classe che casualmente ho incontrato stasera. Ha voluto tenermi un po' di compagnia, visto che ero da sola.”
Mi morsicai la lingua. Tutta la situazione l'avevo creata io, e mi sentivo un completo idiota.
“Capisco. Che dici, andiamo a casa?”
“Non vorrei rovinarti la festa. Io non sono per questo genere di eventi, ma ho notato invece che tu ti stavi divertendo parecchio, e, considerato che ne abbiamo già parlato, non mi devi dare nessuna giustificazione, davvero. Rientra pure, io se proprio mi annoio torno a casa con Fenix.”
Il suo discorso non mi convinceva per niente.
“Ne sei sicura?”
“Assolutamente. Non preoccuparti.”
Sospirai, rientrando. Volevo chiedere a Fenix un parere, perché non ci stavo capendo molto. Mentre la cercavo qualcosa mi si attaccò al braccio.
“Allora, hai finito di svolgere le cose importanti?”
Quella voce, di nuovo.
“Veramente...”
“Dai, vieni con me.” In men che non si dica mi ritrovai a percorrere la gradinata per raggiungere i piani superiori. Sapevo che sarebbe finita come tutti gli anni e la cosa non mi dispiaceva. Ero troppo confuso per pensare, dovevo distrarmi.

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